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La pace tra Mario Draghi e Giuseppe Conte appare lontana. I due si vedranno lunedì pomeriggio a Palazzo Chigi, un incontro che forse servirà a chiudere il caso delle presunte intromissioni del premier nella vita del M5S («Grillo mi ha detto che Draghi gli ha chiesto di cacciare Conte», ha rivelato in settimana il sociologo Domenico De Masi), ma difficilmente farà diventare amici i due.
Ieri si sono sentiti brevemente al telefono e hanno convenuto che si incontreranno di persona. A sera Conte è tornato però a punzecchiare il presidente del Consiglio. «Draghi deve essere conseguente se davvero per lui l’M5S è importante». E poi ha reso pubblici i sospetti, che circolano nel Movimento, su una regia dell’ex banchiere nell’abbandono di Luigi Di Maio: «Una scissione così non si coltiva in poche ore. Da un po’ c’era un’agenda personale al di fuori della linea politica del Movimento. È stato Draghi a suggerirlo? Ne parlerò con lui lunedì». Bum!
«Sarà un confronto molto franco», dicono dall’entourage del leader Cinquestelle. «Va chiarito il disagio politico», ripete Conte, parlando a margine del convegno di Area Dem, la corrente del ministro Franceschini, ieri sera a Cortona. I grillini continuano a dire che esistono anche dei messaggi scritti tra Grillo e Draghi: la riprova che non intendono far chiudere mediaticamente il caso. Del resto le parole del premier in conferenza stampa giovedì («non governo senza l’M5S»), non hanno placato gli animi, anche perché sono state lette come un aut aut più che come una mano tesa.
M5S, Grillo dal blog attacca gli “scissionisti”: “Il traditore si sente un eroe”. Di Maio: “Basta picconare il governo”
Ed è dell’altra notte un altro fatto che rischia di gettare benzina sul fuoco: alla Camera è passato infatti un emendamento presentato dal centrodestra al Dl Aiuti che pone una stretta al reddito di cittadinanza. Ora bastano due no a un’offerta congrua a chiamata diretta da un datore di lavoro privato per far perdere il beneficio. L’obiettivo è reperire manodopera. Il M5s ha votato no. Il deputato di Forza Italia Paolo Zangrillo l’ha definita «la norma spazzadivani».
Conte e Draghi sono troppo diversi, troppo rivali. Conte reputa Draghi uno che gli ha portato via il posto. Il feuilleton, c’è da giurarci, riserverà altre puntate. Anche perché la pattuglia parlamentare grillina preme per uscire dalla maggioranza. «L’intromissione è una sgrammaticatura», insistono. L’ipotesi dell’appoggio esterno non tramonta. «Ci sarà un coinvolgimento degli organi politici e valuteremo», dice Conte. Draghi però non lo vuole, nemmeno Enrico Letta (c’era anche lui a Cortona). E Conte è in difficoltà. Sondaggi in picchiata. Risultati politici non esaltanti. Grillo che telefona a Draghi.
Tensione M5S-governo, Draghi telefona a Conte. Lunedì il faccia a faccia
Proprio ieri il blog di Grillo ha rilanciato un articolo “Fenomenologia del tradimento e del traditore”, un testo scritto due anni fa da Pasquale Almirante nel quale si sostiene che «questo nostro è forse il tempo in cui tradire non lascia traccia nell’animo del traditore che con ogni probabilità non si sente neanche tale. Talvolta può perfino tendere a sentirsi un eroe». Un siluro a Di Maio? Ce l’ha invece con Conte, hanno ipotizzato nelle chat grilline. Un messaggio criptico indirizzato al capo politico reo di avere sollevato il polverone De Masi, mentre Di Maio da giorni continua a ripetere che non si può picconare il governo quando il premier è seduto al tavolo Nato.
Lunedì il decreto Aiuti approda in aula. E contiene un’altra misura indigesta al M5S: il termovalorizzatore a Roma. «Ha ancora fiducia in Draghi?» è stato chiesto a Conte. «Ne parliamo lunedì».