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Conti spiati, la difesa dell’ex bancario Coviello: “Nessun dossieraggio o dati ceduti ad altri”. Ed è pronto a impugnare il licenziamento

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“Nel corso delle perquisizioni eseguite il 10 ottobre presso l’abitazione e altri locali in uso all’indagato, non è stata rinvenuta – nella disponibilità del dott. Coviello – documentazione attinente ai fatti per cui si procede”. Lo affermano in una dichiarazione gli avvocati di Vincenzo Coviello, l’ex impiegato indagato dalla Procura di Bari per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato.

“Nessun dossieraggio”

Non ci sono atti sui conti, secondo i difensori Luigi Milani,Federico Straziota, Antonio Arzano e Domenica Lenato (Polis Avvocati), nei dispositivi sequestrati a Coviello né negli spazi perquisiti. “Comprendendo il rilevante interesse pubblico suscitato da questa vicenda, riteniamo doveroso restituirla alla sua reale dimensione. Possiamo escludere che sia stata compiuta una attività di dossieraggio (di qualsiasi dimensione e natura) o, comunque, che vi sia stata cessione di dati a terzi”.

Coviello pronto a impugnare il licenziamento

I legali dell’ex bancario hanno intenzione di impugnare il licenziamento e hanno già inviato alla banca una missiva con la quale ritengono sostanzialmente che il licenziamento sia nullo, illegittimo e immeritato. Entro 180 giorni da questa missiva possono depositare il ricorso al giudice del lavoro per introdurre il giudizio.

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“Sul merito della vicenda -aggiungono gli avvocati -, al momento, non possiamo fornire ulteriori dettagli, nel doveroso e convinto rispetto dell’attività investigativa. Rimaniamo pertanto in attesa che la Procura della Repubblica svolga i necessari approfondimenti investigativi e che acquisisca ogni riscontro utile a chiarire i fatti”, rilevano i difensori.

Intesa: “Danni reputazionali e patrimoniali”

Invece nella lettera di contestazione disciplinare che Intesa Sanpaolo ha inviato il 4 luglio scorso all’impiegato Vincenzo Coviello emerge che l’istituto di credito era consapevole che gli accessi abusivi ai conti dei clienti sarebbero stati “tali da determinare consistenti danni reputazionali e patrimoniali alla banca”.

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Non a caso Intesa definisce nella missiva gli accessi abusivi “gravissimi e idonei a recidere” il rapporto di lavoro, cosa che è avvenuta l’8 agosto 2024. La banca, quindi, era consapevole del fatto che se la vicenda fosse diventata di dominio pubblico avrebbe potenzialmente portato alla perdita di clienti, che l’istituto sarebbe stato probabilmente sottoposto ad accertamenti e sarebbe stato esposto a richieste di risarcimento dei danni.

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Queste due ultime ipotesi si stanno verificando perché la banca, come anticipato da Repubblica, è indagata per la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (legge 231/2001) e perché diversi legali hanno chiesto informazioni alla Procura di Bari, che ha indagato Coviello (in concorso ovvero un ipotetico mandante da identificare, e quindi con un presunto destinatario delle informazioni) per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato. I legali potrebbero costituirsi parte civile in un eventuale procedimento penale e chiedere danni in sede civile.

I numeri degli accessi

Secondo l’accusa, dal 21 febbraio 2022 al 24 aprile 2024 il 52enne di Bitonto (Bari) ed ex dipendente della filiale Agribusiness di Bisceglie (gruppo Intesa) avrebbe effettuato 6.637 accessi abusivi ai dati dei conti correnti di 3.572 clienti sparsi in 679 filiali in tutta Italia. Tra questi conti anche quelli della premier Giorgia Meloni e della sorella Arianna, oltre che del presidente del Senato e di alcuni ministri e personalità pubbliche.

 

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