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Mentre si dibatte di un’eventuale estensione della platea della quarta dose di vaccino anti-Covid ad altre categorie e fasce di popolazione, come sarebbe opportuno muoversi sui sanitari? “Io vorrei non sentire più parlare di obblighi, perché ovviamente” ora la situazione è diversa e “l’anno scorso non avevamo in mano dati così forti come abbiamo oggi sull’efficacia di questo vaccino e sulla riduzione della mortalità e quant’altro. E’ evidente che se c’è una categoria che probabilmente deve essere vaccinata” con il secondo booster “per il lavoro che fa sono gli operatori sanitari”. A spiegarlo è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova.
“Ma personalmente – riflette – credo che l’obbligo non dovrebbe riguardare solo la vaccinazione per Covid, ma anche la vaccinazione antinfluenzale e una serie di altre vaccinazioni sono fondamentali per chi lavora in ambito ospedaliero a contatto con i pazienti. Credo allora che su questo si debba fare un’osservazione generalizzata più che focalizzata sul discorso del Covid”.
La circolazione del virus
Intanto è scontro tra virologi dopo le parole dell’infettivologo Pierluigi Viale, direttore delle Malattie infettive del Sant’Orsola di Bologna che – in un’intervista a ‘La Repubblica’ -, ha affermato che “il virus va fatto circolare” perchè “non è più quello del 2020”. Questo per evitare di “bloccare gli ospedali”. C’è chi, come Bassetti, si schiera apertamente con il collega. “Ogni medico di questo mondo è d’accordo con Viale: noi dobbiamo tutelare fragili e anziani – spiega Bassetti -, ma il resto della popolazione che è vaccinata o è entrata in contatto con il virus perchè si è contagiata può stare tranquilla. Per questo è un bene che circoli tra i giovani”. A parere di Bassetti bisogna smettere di fare i tamponi agli asintomatici perchè il rischio, concreto, è che si “blocchino gli ospedali che ‘salterebbero’ in aria certo non per le polmoniti da Covid”, ragiona il primario.
Importante sarà organizzare la campagna vaccinale di settembre/ottobre, ma “il ragionamento va fatto adesso e lo diciamo da tempo: se il nostro ministro della Salute ascoltasse di più i medici sul campo e meno chi ‘filosofeggia’, forse riusciremo una volta tanto ad anticipare il virus”.
Il virus
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