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Non solo sintomi generalmente meno gravi, anche se ben evidenti, rispetto alle altre varianti come Delta ma anche una durata più breve dell’infezione. Via via che Omicron 5 contagia più persone si capiscono meglio alcune sue caratteristiche. Tra queste, appunto, ci sono tempi in cui arriva la negativizzazione, più rapidi anche rispetto a sottovarianti della stessa Omicron.
Una settima per diventare negativi
“In effetti sembra che l’infezione duri un po’ meno – dice Mauro Pistello, che guida la virologia dell’ospedale di Pisa – Ci sono persone che diventano negative dopo 7 giorni. Con altre varianti, ma anche con Omicron 1 e 2 ci volevano anche due settimane di attesa. Ovviamente bisogna tenere sempre presente che possono esserci le eccezioni”. Secondo l’esperto, “è chiaro che il virus è cambiato. Sta diventando come una infezione respiratoria, tipo raffeddore. E infatti resta nelle alte vie respiratorie e, a parte i casi di persone fragili, non scende ai polmoni. Ecco, si avvicina ai coronavirus che abbiamo conosciuto prima di quello di Wuhan, che conosciamo da un centinaio di anni. Anche l’aspetto della durata della malattia fa pensare a un percorso verso l’endemizzazione”.
Mal di gola e febbre
I sintomi di Omicron 5 sono un po’ più evidenti di quelli provocati dalle altre sottovarianti. Molti sperimentano mal di gola anche forte e febbre. Più raramente c’è anche il raffreddore mentre sono diffusissimi, come in tutte le forme di covid, anche i dolori articolari e la stanchezza. Meno frequente il mal di testa, che veniva osservato più spesso con Omicron 1 e 2.
I tamponi funzionano
Sempre Pistello spiega che i tamponi sono efficaci per rilevare Omicron 5. Oggi sono tantissime le persone che li fanno a casa e talvolta non ufficializzano la positività ripetendo il test in farmacia, alla Asl o dal medico. Così i dati delle infezioni quotidiane sono sottostimati. Questo perché la malattia si gestisce a casa e, appunto, spesso se ne va rapidamente. L’importante è rispettare l’isolamento.
Come curarlo
Proprio queste manifestazioni rendono spesso necessario utilizzare farmaci sintomatici. Ad esempio antinfiammatori come l’ibuprofene, o altri prodotti simili, e antipiretici come il paracetamolo. Invece, spiegano gli esperti, non bisogna assumere cortisone o antibiotici. La terapia, comunque, deve essere indicata dal medico di famiglia. E’ lo stesso professionista, ormai da alcune settimane, che può prescrivere gli antivirali. Questi medicinali vanno somministrati ai fragili e agli anziani, per i quali si teme un decorso della malattia pesante. Devono essere assunti prima possibile, al massimo entro cinque giorni dal tampone positivo. Stesso discorso vale per gli anticorpi monoclonali, che però si fanno in ospedale (e non tutti quelli disponibili funzionano contro Omicron). L’Italia non prescriveva tanti antivirali anche se i numeri sono un po’ migliorati dopo la decisione di coinvolgere i medici di famiglia.
L’efficacia del vaccino e la quarta dose
Omicron 5 è in grado di infettare le persone vaccinate e anche coloro che hanno avuto una forma precedente della stessa sottovariante. I vaccini però proteggono dalla malattia grave. Per questo l’inidicazione delle autorità sanitarie è di fare subito la quarta dose agli anziani e ai fragili che non l’hanno ancora ricevuta (cioè la grande maggioranza). Comunque sia in autunno probabilmente a tutti gli over 60 (o addirittura gli over 50) verrà offerto un richiamo con il nuovo vaccino bivalente.