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Covid e influenza: riconoscere i sintomi e cosa fare con i vaccini

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Arriva l’influenza e con lei la seconda ondata di Covid: si possono fare i due vaccini insieme? Ne parliamo con l’esperto che spiega anche come riconoscere i sintomi

di Laura Della Pasqua

Il problema della quarta ondata di Covid si intreccia con l’arrivo dell’influenza. Le misure restrittive dell’anno scorso, con le lunghe chiusure e le limitazioni degli spostamenti, hanno contenuto la diffusione della tradizionale febbre influenzale. Ma ora, con la ripresa delle attività, nonostante le mascherine, il nostro organismo è soggetto a virus più aggressivi. I medici di base sono stati presi d’assalto dai pazienti che al minimo aumento della temperatura accompagnata da colpi di tosse, temono sia il Covid. I sintomi sono molto simili. L’European Centre for disease ha richiamato l’attenzione su una impennata di casi.

La campagna di vaccinazione antinfluenzale si intreccia con quella della terza dose anti Covid e oltre ai problemi logistici, le persone sono in balia di tanti dubbi. A cominciare dalle perplessità sulla convivenza tra le terza dose del vaccino anti Covid e di quello anti influenzale. Per fare chiarezza abbiamo girato le domande più frequenti a Emanuele Montomoli, professore di Sanità pubblica al dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Siena.

Si possono fare le due vaccinazioni, contro il Covid e contro l’influenza a distanza ravvicinata o questo può creare problemi?

“No, nessun problema. Entrambe sono malattie respiratorie contagiose, ma sono causate da virus diversi. È importante sottolineare che la vaccinazione contro l’influenza non protegge dal Covid-19 e viceversa. Le persone possono comunque essere infettate contemporaneamente sia dall’influenza che dal Covid e presentare sintomi dell’una e dell’altro”.

Quali sono i sintomi dei due virus e quali le differenze?

“Dal punto di vista virologico entrambi gli agenti patogeni attaccano l’apparato respiratorio ma i recettori coinvolti sono diversi. Mentre l’influenza si lega all’acido sialico che si trova principalmente nei polmoni, Sars-Cov-2 interagisce con il recettore ACE-2 presente su diversi organi dell’organismo. Questo vuol dire che attacca subito tutto il corpo. Il che spiega la varietà dei sintomi che si manifestano. Oltre alla febbre e al mal di testa, comune all’influenza, emergono la perdita di gusto e olfatto, tosse secca persistente e mancanza di respiro che non si manifesta nell’influenza. Mentre la polmonite interstiziale da Covid porta lesioni polmonari progressive e importanti, che si esprime con la sensazione sempre più acuta della mancanza del respiro, la virosi polmonare da influenza tende a risolversi spontaneamente anche se negli individui con comorbilità può degenerare. Le persone colpite da entrambi i virus potrebbero non rendersi conto di essere malate per diversi giorni e durante questo periodo possono contagiare altri, prima ancora di sviluppare i sintomi”.

Dopo quanto tempo tempo dall’infezione compaiono i sintomi? Le differenze?

“Per entrambi i virus, possono trascorrere 1 o più giorni tra il momento dell’infezione e la manifestazione dei primi sintomi. Chi ha contratto l’influenza generalmente sviluppa i sintomi da 1 a 4 giorni dopo l’infezione, mentre nel Covid questi si fanno sentire 5 giorni dopo, anche se evidenze hanno dimostrato che possono emergere già nei due giorni successivi o fino a 14 giorni dopo l’infezione. L’intervallo di tempo può variare”.

Per quanto tempo il paziente che è stato colpito dal virus è contagioso?

“Sia per il Covid sia per l’influenza, la diffusione del virus può avvenire da almeno 1 giorno prima dei sintomi, ma chi contrae il Covid è contagioso per un periodo di tempo più lungo rispetto a chi ha l’influenza. Studi di approfondimento sono ancora in corso. Chi è asintomatico può essere contagioso anche per 10 giorni dopo essere risultato positivo al Covid”.

Come si diffonde il virus? Quali le differenze?

“Entrambi i virus si trasmettono attraverso il contatto ravvicinato tra le persone. Il contagio può avvenire anche stringendo la mano a chi è contaminato, o toccando una superficie o un oggetto dove c’è il virus e poi portando la mano a contatto di bocca, naso o occhi. Il virus che causa il Covid è generalmente più contagioso dei virus dell’influenza. Ad ogni modo, è necessario procedere con indagini diagnostiche di biologia molecolare con l’uso dei tamponi e in determinate situazioni, di sequenziamenti per identificare con precisione l’agente patogeno responsabile dell’infezione”.

Il Covid è più contagioso?

“Le modalità di diffusione possono essere simili ma la ricerca ha evidenziato che il virus del Covid è generalmente più contagioso di quello dell’influenza. Si propaga in modo più accelerato e più facilmente, contagiando contemporaneamente un maggior numero di persone”.

Quali sono le categorie di persone più a rischio per entrambi i virus?

“Sia il Covid sia l’influenza possono avere gravi conseguenze soprattutto per anziani, persone con comorbilità e donne in stato di gravidanza. Le forme più gravi del Covid che determinano il ricovero in ospedale e nell’evoluzione più acuta portano al decesso, si possono verificare anche in persone sane. Questo è più raro per il virus influenzale”.

Ci sono differenze nella prevenzione dei due virus?

“Per prevenire le forme acute di entrambi i virus è fondamentale il vaccino. A questo si aggiungono alcune accortezze come indossare la mascherina, lavarsi le mani con frequenza e in modo accurato, non tossire o starnutire davanti a un’altra persona, restare a casa quando si è malati. Il distanziamento fisico è sempre utile per evitare il contagio”.

La vaccinazione contro l’influenza copre completamente dall’infezione? E cosa accade per il Covid?

“Entrambi i vaccini hanno una durata di copertura di circa un anno durante il quale l’immunizzazione cala progressivamente. Per questo sono necessarie dosi successivi e ripetute nel tempo. E comunque non si può evitare al cento per cento il contagio. I vaccini coprono dalle forme più gravi e nel caso del Covid impediscono le degenerazioni acute con la conseguente ospedalizzazione”.

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