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ROMA – Sarà probabilmente la Befana, e non Babbo Natale, a dirci che 2022 ci aspetta dal punto di vista della pandemia. Mentre il governo e il Comitato tecnico scientifico si ingegnano per “salvare” le festività e le vacanze invernali, senza dover ricorrere a misure ancor più drastiche delle attuali, altri studiosi provano a immaginare l’evoluzione dei contagi nelle prossime settimane, inserendo altre tre variabili nella già complicata equazione del Covid: il super Green Pass, la vaccinazione degli under 12, la variante Omicron. Ebbene, tutti i maggiori esperti concordano che, nonostante questi nuovi ingredienti, le vere novità, nel bene e nel male, non le vedremo intorno al 25 dicembre, ma qualche settimana più in là.
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“Non mi stupirei se a Natale ci ritrovassimo con 30mila nuovi contagi al giorno”, conferma Roberto Battiston, professore di Fisica all’Università di Trento e impegnato da mesi nel monitoraggio dei dati pandemici. “Il quadro generale sta tenendo: il contagio sta procedendo allo stesso ritmo esponenziale di otto settimane fa, e tuttavia manteniamo il ritmo di crescita più basso d’Europa. Ma stiamo assistendo al propagarsi della vecchia variante, la Omicron in Italia ancora non si vede. Ha numeri molto piccoli, poche decine di casi, e, anche se raddoppiasse ogni tre giorni, prima di diventare visibile ci metterebbe un mese, un mese e mezzo, quindi ben oltre la fine dell’anno”.
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Altrove, nel Regno Unito per esempio, parlano invece di Tsunami natalizio provocato proprio dalla nuova variante isolata per la prima volta in Sudafrica. “La Gran Bretagna è l’antologia di quello che non andava fatto”, avverte Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute. “Hanno fatto finta che la pandemia fosse finita il 19 luglio, da allora hanno rimosso tutte le regole: ora si ritrovano da settimane con 100 morti al giorno e quasi 60mila contagi giornalieri. Con il loro approccio hanno fatto sì che si sviluppasse la variante Alpha, hanno fatto entrare in Europa la variante Delta, adesso stanno facendo spopolare la variante Omicron. E tuttavia sarà proprio Londra a mostrarci cosa ci aspetta a inizio anno”, spiega Ricciardi.
“Di Omicron sappiamo ancora poco e non è detto che sia davvero meno patogenica delle varianti che l’hanno preceduta. A questo punto ne capiremo di più proprio grazie alle evidenze che arriveranno dalla Gran Bretagna: vedremo che effetto fa una variante di questo tipo, di una contagiosità impressionante, su una popolazione che non è giovane come quella sudafricana”.
“Comunque anche io sono più preoccupato per gennaio che per Natale”, continua Ricciardi. “I problemi maggiori si presenteranno con il nuovo anno e per una combinazione di fattori: quello che sarà successo a Natale con assembramenti vari, il rispetto o meno delle regole di distanziamento, la diffusione di Omicron, che comunque farà la sua parte”.
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A compensare la ripresa dei contagi, dovuti a mancato distanziamento sociale o a nuova variante, dovrebbero provvedere i vaccini: le prime dosi a chi non l’ha mai fatto e ora ha bisogno del super green pass, il booster per chi è già vaccinato, il via alla campagna di vaccinazione per i bambini. “Il punto è che le misure addizionali di contenimento, in particolare il super Green Pass, daranno i loro effetti dopo Natale”, dice Battiston. “La terza dose è stata somministrata a quasi il 18% degli italiani, si tratta di un grandissimo sforzo, ma è ancora una frazione abbastanza piccola rispetto all’80% che ha fatto le due dosi. E i bambini cominceremo a vaccinarsi da lunedì prossimo: prima che ne vedremo gli effetti arriveremo comunque a gennaio”.
“La vaccinazione dei bambini è un altro passaggio importante”, conferma Ricciardi. “E sono ottimista sull’adesione da parte delle famiglie. Sarà una partenza con una carburazione un po’ lenta, ma con la riapertura delle scuole ci sarà un grande afflusso, perché di fatto non solo si protegge la salute dei bambini ma anche la vita scolastica e sociale. I genitori capiranno che questa è l’unica via d’uscita, visto che il vaccino è assolutamente sicuro e protettivo. Magari avessimo avuto negli anni Cinquanta un vaccino così sicuro quando combattevamo la polio, la difterite o il tetano”.
Resta il dubbio sul tipo di festività che ci aspettano: evidentemente non segneranno l’uscita dal tunnel, come pure autorevolmente previsto da Anthony Fauci, che nel settembre 2020 individuava il Natale 2021 come possibile fine dell’incubo Covid. “E però per gli italiani potrebbe essere un Natale abbastanza sereno”, conclude Ricciardi. “Con molti “se”: se rispetteremo le regole, se continueremo a fare una buona campagna vaccinale e a rivaccinare, se faremo rispettare i green pass nei locali, se, se, se…”.