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Nella settimana fra il 2 e l’88 febbraio, ad eccezione di Calabria, Sardegna e Sicilia (sulla quale pesano i ricalcoli dell’ultima settimana), in tutte le Regioni si rileva una riduzione percentuale dei nuovi casi, che vanno dal -9,4% della Basilicata al -50,4% della Valle d’Aosta. Ma sono ancora 70 le Province con incidenza superiore ai 1.000 casi per 100.000 abitanti, distribuite in tutte le Regioni ad eccezione di Molise e Valle d’Aosta. Lo rileva il nuovo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe.
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“I nuovi casi settimanali – spiega Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe – registrano per la seconda settimana consecutiva una netta flessione: circa 650 mila, con una riduzione del 27,9 per cento rispetto alla settimana precedente, e una media mobile a 7 giorni che scende dai 121.741 casi del 2 febbraio ai 92.764 dell’8 febbraio (-23,8%). Un dato in parte conseguente alla minore circolazione del virus, documentata dalla riduzione del tasso di positivita’ dei tamponi, in parte al calo dei tamponi”.
Diminuiscono anche o anche i casi attualmente positivi (1.927.800 vs 2.476.514) e le persone in isolamento domiciliare (1.908.087 vs 2.455.092). Continua il lento calo del peso della pandemia di Covid-19 sulle strutture ospedaliere. Nella prima settimana di febbraio c’è stata una riduzione del 7,7% dei ricoveri con sintomi, che sono stati 18.337 rispetto ai 19.873 della settimana precedente. Si vede anche una riduzione dell’11,2% dei ricoveri nelle terapie intensive, che sono stati 1.376 rispetto a 1.549. Non accennano invece a calare i decessi, che sono stati 2.587 (+0,2%), di cui 251 riferiti a periodi precedenti.
“Siamo nella fase discendente della quarta ondata – dice ancora Cartabellotta – ma la riduzione della circolazione del virus è sovrastimata da una minore attività di testing, il calo della pressione sugli ospedali è lento e spesso irregolare e la curva dei decessi ancora non accenna a scendere. A fronte, però, di elevate coperture vaccinali, booster incluso, e dell’arrivo della primavera, i dati legittimano un cauto ottimismo finalizzato al graduale allentamento delle misure”.
Frenano però ancora le somministrazioni delle prime dosi di vaccino: sono state 186.744 rispetto alle 278.940 della settimana precedente, pari a -33,1%. In particolare, nella fascia 5-11 anni sono state 77.985, con una netta flessione del -35,2% rispetto alla settimana precedente. Nonostante l’obbligo vaccinale e l’obbligo di green pass rafforzato sui luoghi di lavoro, tra gli over 50 il numero di nuovi vaccinati a livello settimanale scende ancora, attestandosi a 47.951, pari a -41,6% rispetto alla settimana precedente. C’è “un continuo calo” anche nelle fasce 12-19 e 20-49 anni.
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L’85,4% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino e l’82% ha completato il ciclo vaccinale, ma 7,1 milioni di persone non hanno ancora ricevuto nemmeno una somministrazione. Il tasso di copertura delle terze dosi è, invece, all’83,5% ma con nette differenze regionali: si va dal 77,5% della Sicilia all’89% della Valle D’Aosta.
In questo quadro di ottimismo, secondo Cartabellotta giustificato solo in parte, visti gli enormi numeri della pandemia oggi in Italia, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa prevede ulteriori riaperture da parte del governo. “Oggi non verrà rinnovata l’ordinanza che prevedeva la chiusura delle discoteche, questo significa che da domani riapriranno” ha detto ad Agorà su RaiTre. “Anche negli stadi c’è stato un incremento della capienza” al 75%, “e credo che si potrà arrivare al 100%. Credo che il campionato finirà con gli stadi pieni”.
Il sottosegretario ritiene che “già dal mese di marzo si possa prevedere un allentamento del Green pass, graduale, partendo magari ovviamente dai luoghi all’aperto”, dopodiché si potrebbe “estendere l’allentamento anche ad altre misure”. E pensa che sia “ragionevole pensare che lo stato d’emergenza non verrà rinnovato”.
Di fronte alle riaperture così rapide e al calo di test e tracciamento frena Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma e consigliere scientifico del ministro della Salute: “Ho i miei dubbi, perché di fatto questa non è un’influenza. Dell’influenza ha soltanto le modalità di trasmissione, ma è molto più contagiosa e più grave, determinando una serie di sequele. Non c’è la ‘long-influenza’, mentre invece c’è il long covid, non ci sono tassi di letalità così alti, non ci sono così tanti morti al giorno. E’ un quadro sostanzialmente diverso. Servono vaccini, test e tracciamento”.