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Covid, i medici e la nuova variante Omicron: “Uno tsunami di contagiati ma tutti con sintomi lievi”

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“Dottore ho un po’ di tosse, un po’ di raffreddore, qualche linea di febbre – mi dicono al telefono, con chiamate dalla mattina presto alla sera tardi, spiega Ivan Moschetti, medico di base milanese, in servizio al Prest di via Quadrio, una delle prime Case della salute previste dalla riforma sanitaria lombarda – Dal punto di vista clinico, problemi in realtà ce ne sono pochi. Rispetto alle altre ondate Covid quando avevamo la gente che moriva in casa in crisi respiratoria e gli ospedali saturi, questa per ora è quasi una passeggiata. In pochi giorni passa tutto e i pazienti vogliono solo uscire dall’isolamento. L’unico disastro è quello burocratico perché la gente è in ansia, vuole sapere di essere guarita, e chiede di prenotare il tampone e se la prende con noi perché non si riesce”.

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Tanti, troppi positivi, tutti assieme, negli ultimi dieci giorni. Ma le centinaia di migliaia di contagiati in Italia, raccontano i loro medici, finora hanno avuto forme lievi di Covid. L’unica ossessione è avere un tampone di conferma per i nonni abbracciati al pranzo di Natale. E così la medicina territoriale diventa il parafulmine delle ansie dei contagiati da Omicron, l’ultima versione del virus che spaventa anche se si manifesta come un semplice raffreddore. “Siamo travolti dalle richieste, non riesco a mettere giù il telefono, mi chiama un paziente dietro l’altro, tutti contagiati, nessuno in modo grave, al massimo con una forma influenzale o addirittura senza sintomi”, conferma da Torino la dottoressa Chiara Dè Sperati – Sono solo tutti in ansia per la quarantena. Forse, se il Governo la togliesse, per noi sarebbe più semplice”.

Linea condivisa nelle grandi città come in quelle più piccole. Da Biella il dottor Sergio Di Bella conferma: “I sintomi sono davvero lievi: mal di gola, dolori muscolari, un po’ di tosse. Ho solo un paio di anziani e non vaccinati con sintomi più gravi”. I medici di base concordano, lo tsunami è scoppiato in pochi giorni. “Da una settimana non c’è tregua. La prima telefonata è alle 8 del mattino, l’ultima dopo le 20 – spiega da Milano Massimo Meneghin – Tanti asintomatici, tantissimi col raffreddore. Prescrivo il paracetamolo, un decongestionante nasale. La paura rispetto alle altre ondate è un po’ ridimensionata, adesso c’è solo la rabbia per il molecolare che non si trova”. Rispetto all’inverno scorso quando erano sommersi dalle telefonate drammatiche di chi era a casa in crisi respiratoria, questa quarta ondata è più semplice da gestire anche per i medici delle Usca, le unità territoriali che assistono i pazienti a domicilio. “Il momento è caldo, ma ci stiamo riorganizzando e per ora reggiamo anche nella situazione che si complica – assicura Ruggero Landi, coordinatore delle Usca Firenze – Non ci lasciamo scoraggiare, stiamo riadattato servizio per rispedente in breve alle richieste e potenziando il numero di medici in turno, per seguire chi vi viene segnalato. Ma c’è la psicosi perché a Firenze c’è un enorme numero positivi”.

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“Con il marzo 2020 non c’è paragone – aggiunge Gianni Campolongo, studio a Milano Bicocca, 1650 pazienti – Stanno quasi tutti bene, non ho ancora avuto un ricovero. Il vaccino ha funzionato, lo so bene io, che ho fatto il Covid l’anno scorso. Tutta un’altra faccenda”. Da Como, Gianluigi Spata, studio associato con altri tre colleghi e 7mila pazienti circa, conferma: “Abbiamo decine di positivi e nessun ospedalizzato. Certo, crescendo i numeri, qualcuno finirà in corsia, ma non è certo come un anno fa. E ora forse diventerà più semplice cercare di convincere i No Vax”. La carta vincente di questa onda meno feroce delle precedenti? “Le tre dosi – spiega la dottoressa Doriana Bertazzo da Mantova – In dieci giorni c’è stato uno scoppio di infettività incredibile, una bomba dopo Natale, soprattutto fra i giovani. Anche mio figlio si è contagiato. Ma questa volta chi ha fatto il vaccino, ne esce in fretta”.

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