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Covid, il ministro Schillaci accusa la Cina: “Hanno dato una lezione su come non si gestisce una pandemia”

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I dati fanno paura, il timore di una nuova ondata di contagi mette in fibrillazione il governo e il ministro della Salute Orazio Schillaci non si fa pregare nell’informativa al Senato. Dito puntato sulla Cina e sul suo sistema sanitario, mentre gli aeroporti italiani sono chiamati a una complessa gestione del traffico proveniente da oriente con i mezzo scali su tutta Europa: “In Cina stiamo assistendo da quest’autunno a una tempesta perfetta, con una copertura vaccinale contro il Covid insufficiente e la maggior parte delle persone ancora suscettibili al virus – sottolinea il ministro – la riduzione repentina delle misure di restrizione, causata dalla protesta popolare ha funzionato da innesco perfetto, generando inevitabilmente un impressionante numero di nuovi casi (le stime non ufficiali degli osservatori occidentali arrivano a oltre 250 milioni di casi, circa un abitante su 5), con una previsione a breve di oltre un milione e mezzo di decessi”.

“Un percorso tutt’altro che virtuoso, gestito attraverso una politica sanitaria sbagliata – ha rimarcato Schillaci – Prima condannati ad una dura restrizione delle libertà fondamentali e poi all’esplosione della pandemia a seguito dell’allentamento delle stesse misure restrittive. Una lezione per l’intero pianeta su come non vada mai gestita un’epidemia”.

Secondo il ministro, “in Cina l’argine della vaccinazione contro il Covid non ha funzionato per diversi motivi: poche le vaccinazioni eseguite rispetto al numero totale di cittadini; scarso il livello di protezione conferito dai vaccini utilizzati, che sono stati diversi da quelli usati nei paesi occidentali; ridotto il numero di persone anziane e fragili vaccinate, per di più con poche dosi di richiamo. Nella città di Shanghai, il 62% degli over 60 non è coperto con terza dose eáil 38% nonáè mai stato vaccinato”.

Infine, la strategia di contenimento in Cina “è stataá basata quasi esclusivamente sulle misure di restrizione, venendo a mancare una contestuale azione di efficace prevenzione sanitaria come invece è stato fatto nel nostro Paese. La variante Omicron in particolare – ha precisato Schillaci – è fino a poco tempo fa circolata poco in Cina, con una conseguente bassissima immunità ibrida: ciò anche in quanto, a differenza di quanto avvenuto in Europa, una minima parte della popolazione è stata esposta al virus attraverso l’infezione naturale. Per rafforzare il monitoraggio sui potenziali rischi legati alla situazione in Cina ho convocato per domani (30 dicembre) l’unità di crisi come osservatorio del ministero sulla materia”.

Il problema voli dalla Cina

“Per quanto riguarda i passeggeri provenienti dalla Cina attraverso voli indiretti che hanno fatto scalo in Paesi dell’area Schengen – spiega Schillaci -, è necessario un raccordo in sede Ue per prendere una decisione comune che possa servire a limitare l’afflusso di persone positive dal Paese asiatico. A questo proposito, fin dalla mattinata del 27 dicembre ho mantenuto continui contatti con le principali Istituzioni europee, tra le quali la Commissione e lo European Center for Disease Prevention and Control (Ecdc, Centro europeo di controllo delle malattie). Tali contatti vengono tenuti per un continuo scambio di informazioni di natura epidemiologica e microbiologica, anche al fine di assumere provvedimenti in tempi rapidi. Inoltre il ministero partecipa alla rete Early Warning Response System (Ewrs) ai fini dell’identificazione di allerte precoci”.

Su voli indiretti accordo Ue o tracciamento impossibile

“L’attività di sorveglianza attraverso l’effettuazione di tamponi molecolari all’arrivo dei voli diretti provenienti dalla Cina – aggiunge il ministro – non arresterebbe del tutto l’ingresso sul territorio nazionale a causa dell’arrivo in Italia di passeggeri anche attraverso voli indiretti, il cui tracciamento è pressoché impossibile, a meno che non si reintroducano misure maggiormente restrittive, quali il ‘passenger locator form’ digitale e del cosidetto periodo finestra, l’intervallo che intercorre fra esposizione al virus e comparsa della positività. Questo potrebbe far sfuggire il rilevamento molecolare del virus all’arrivo”.

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