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Omicron sembra viaggiare con una marcia in più nei bambini. Quasi un milione di minorenni si è contagiato nell’ultimo mese, spiega l’Istituto Superiore di Sanità. Un positivo su tre oggi ha meno di 18 anni. E la fascia d’età tra 5 e 11 anni è l’unica in cui i ricoveri continuano a salire, complice una vaccinazione partita a Natale e ancora limitata al 32% con la prima dose e al 13% con la seconda.
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Per proteggere i bambini non è utile solo vaccinarli direttamente. Anche l’immunizzazione dei genitori crea un argine attorno ai figli. La prima osservazione era arrivata dieci giorni fa dall’Aopi: Associazione italiana ospedali pediatrici. Nelle loro corsie erano ricoverati il 76% di ragazzi non vaccinati sopra ai 5 anni. Sotto all’età limite che permette di ricevere il vaccino, la maggioranza dei ricoverati (69%) aveva genitori non immunizzati.
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Il dato non sorprende. E’ noto dall’inizio della pandemia che una grande quota dei contagi avviene in famiglia. Oggi uno studio pubblicato su Science dall’università israeliana Ben Gurion conferma che i figli sotto ai 5 anni hanno un rischio di contagiarsi ridotto del 71% se entrambi i genitori sono vaccinati. La protezione si riduce al 26% se solo il padre o la madre hanno ricevuto le iniezioni. Chi è immunizzato, hanno mostrato diversi studi nel mondo, ha nella maggior parte dei casi una carica virale ridotta. Oltre a soffrire dei sintomi del Covid in modo più attenuato, ha anche una capacità di infettare gli altri inferiore e meno duratura. In genere trasmette quantità di virus più basse e provoca dunque malattie più lievi anche negli altri.
L’osservazione sull’”immunità di famiglia” è importante, visto che il vaccino per i bambini più piccoli non arriverà prima della primavera. Moderna ha annunciato le mini-fiale per marzo. Pfizer a dicembre ha fatto sapere che la sperimentazione del dosaggio ridotto per l’età 2-5 anni non ha dato i risultati sperati. I 3 microgrammi (un decimo rispetto alla dose degli adulti, mentre quella per i 5-12 anni è di 10 microgrammi) non avevano offerto una protezione sufficiente. Serviranno nuovi test, che daranno risultati in primavera.
“Per molti mesi abbiamo curato neonati di madri non vaccinate, con conseguenze anche molto gravi. Il fenomeno ha iniziato a ridursi solo di recente” conferma Alfredo Guarino, professore di pediatria all’università di Napoli Federico II, responsabile dell’hub per la cura del Covid dell’ospedale d’ateneo e membro della Società italiana di pediatria (Sip). “In gravidanza le difese immunitarie della donna diminuiscono. Non proteggersi è una pessima idea”.
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Anche più tardi, quando i figli crescono, il vaccino rende meno agevole la vita del virus fra le mura di casa. “Ne ho visti di genitori pentirsi, una volta arrivati con i bambini in ospedale” racconta Guarino. “Le frasi più comuni sono: se avessi saputo, se potessi tornare indietro, non immaginavo tutto questo. Per un genitore che contagia il proprio figlio, il senso di colpa può essere gravoso. Se poi la malattia va a finire male, il peso diventa intollerabile. Sono meccanismi che abbiamo imparato a conoscere con l’Aids, dove ai bambini il virus viene trasmesso dalle madri”.
La maggior parte dei bambini ricoverati che sono privi dell’immunità di famiglia hanno entrambi i genitori No Vax. “E’ molto frequente che padre e madre siano concordi nel rifiuto del vaccino” racconta Guarino. “Ma non mancano i dissidi in famiglia. Davanti a un figlio ricoverato, è capitato che il genitore vaccinato desse la colpa all’altro. In ogni caso, non capisco come una persona non immunizzata possa pensare di sfuggire a Omicron. Il virus è ovunque attorno a noi. Ha tempi di incubazione ridotti, quindi corre velocissimo. E’ vero che la maggior parte dei bambini infettati non subisce conseguenze gravi, ma con il Covid abbiamo imparato che non esistono regole. Lo dimostrano le due tragiche morti degli ultimi giorni”.
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L’aumento del peso di Omicron sui ricoveri dei bambini, inclusi i casi gravi, non sembra dipendere da una maggior aggressività della nuova variante, ma dal numero enorme di contagi che riesce a provocare. “Da noi non c’è un letto libero da prima di Natale” racconta Guarino. “Abbiamo la porta girevole, un bambino esce e subito un altro è pronto a entrare. I casi che ricoveriamo sono più gravi rispetto al passato e ospitiamo in reparto anche molti pazienti di altre specialità che si scoprono positivi durante gli screening. Il reparto di malattie infettive, in questo momento, è pieno di casi cronici e oncologici. Noi li curiamo al meglio, ma è chiaro che bisogna trovare una soluzione diversa”.
La vaccinazione dei più piccoli, in tutto ciò, stenta a decollare. “Siamo ancora lontani da una copertura significativa e l’immunità di gregge è impensabile in queste circostanze” ragiona il pediatra. “Posso capire i dubbi dei genitori, ma dal punto di vista della comunicazione avremmo dovuto evitare di presentare la contrapposizione come “vaccino sì-vaccino no”. La vera scelta è tra fare il vaccino o prendere il virus. Da un lato abbiamo sì e no 10 morti, forse anche meno. Dall’altro, solo in Italia, le vittime del virus sono 145mila. C’è bisogno di aggiungere altro?”
