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Covid, impennata dei contagi tra i bambini. Un caso su quattro tra i 6 e gli 11 anni

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Per un giorno i contagi rifiatano: 12.877 positivi al Covid ieri. Erano stati 13.686 venerdì. Ma per quanto riguarda i decessi, è stata una giornata nera: 90, mai così tanti da giugno. Venerdì erano stati 51. Il rapporto settimanale dell’Istituto superiore di sanità (Iss) conferma il peggioramento generale: «In forte aumento l’incidenza settimanale: 112 casi per 100mila abitanti, rispetto agli 88 della settimana prima». L’indice di replicazione Rt resta stabile, ma sempre sopra a 1, segno di un’epidemia che guadagna terreno. Oggi è stimato a 1,23.

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Tommaso Ciriaco

27 Novembre 2021

Poi c’è il caso bambini. Più di un contagio su quattro, il 27%, avviene in età scolare. All’interno di questo gruppo, il 51% ha fra 6 e 11 anni, non sarà quindi vaccinabile fino a Natale, quando arriveranno le fiale tra 5 e 11 anni). Il 32% dei contagi pediatrici è fra 12 e 19 anni (ragazzi che hanno a disposizione il vaccino), l’11% tra i 3 e i 5 anni e il 6% sotto ai 3 anni. Proprio tra i bimbi delle elementari, sottolinea il rapporto, «si evidenzia, a partire dalla seconda settimana di ottobre, una maggiore crescita dell’incidenza, con un’impennata nelle ultime due settimane». Se l’incidenza settimanale in Italia è in generale di 112 casi per 100mila abitanti, nella fascia tra 0 e 9 anni è a 180. Quella tra 10 e 19 anni è quasi a 170 (la tabella accanto indica l’incidenza su 14 giorni).

Gli effetti sulla salute dei più piccoli non saranno devastanti, ma si notano anche in termini di ricoveri. Tra l’8 e il 21 novembre, riferisce sempre l’Iss, «nella popolazione 0-19 anni sono stati segnalati 31.365 nuovi casi, di cui 153 ospedalizzati e 3 ricoverati in terapia intensiva». Tra i 6 e gli 11 anni «si evidenzia un aumento del tasso di ospedalizzazione (poco sopra i 2 ricoveri per 100.000 abitanti), nelle ultime settimane, mentre nelle altre fasce di età risulta stabile».

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Giuliano Aluffi

27 Novembre 2021

Nella popolazione generale, fa sapere sempre l’Iss, l’efficacia dei vaccini continua lentamente a calare. Per chi ha effettuato la seconda dose da sei mesi od oltre, la protezione nei confronti del contagio, con o senza sintomi, è scesa dal 72% iniziale al 40%. «Rimane elevata l’efficacia nel prevenire la malattia severa» è il dato positivo. «L’efficacia per i vaccinati da meno di sei mesi è del 91%. Per quelli da oltre sei mesi è dell’81%».

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27 Novembre 2021

Oggi 45 milioni di italiani (l’84,4% delle persone con più di 12 anni) hanno avuto le due dosi. A ricevere la terza sono stati 5,7 milioni, e i primi effetti si cominciano a vedere. La fascia d’età di 80 anni e oltre (la prima a ricevere l’ulteriore richiamo) è l’unica in cui l’incidenza non è salita nelle ultime due settimane. Crescono in valore assoluto, ma scendono in rapporto alle altre categorie, anche i contagi fra i sanitari, passati dal 3,1% rispetto alla popolazione generale della settimana precedente al 2,7% attuale.

Il consiglio di immunizzarsi resta valido anche in vista di un’espansione della variante Omicron: l’efficacia dei vaccini potrebbe calare, ma non annullarsi del tutto. Con la Delta attuale i non vaccinati sono poco più del 20% della popolazione generale, ma pesano per il 49% dei ricoveri, il 64% dei ricoveri in terapia intensiva e il 44% dei decessi.

Le cifre dell’epidemia variano molto da una regione e l’altra. L’incidenza maggiore si registra nella provincia di Trieste (644 casi), seguita da Gorizia e Bolzano. «Tutte e tre – spiega il rapporto dell’Iss – sono province di confine caratterizzate da flussi giornalieri di lavoratori in ingresso e in uscita. L’Austria e la Slovenia, confinanti rispettivamente con la provincia autonoma di Bolzano e il Friuli Venezia Giulia, sono attualmente caratterizzate da alta incidenza (1.992 e 2.136 casi per 100mila abitanti, rispettivamente) e da bassa copertura vaccinale (64,6% e 54%)».

L’Istituto pianta un’altra bandierina rossa in Romagna: «Si osserva un’incidenza sopra a 300 casi per 100.000 abitanti anche nella provincia di Forlì-Cesena». Siamo sempre in una situazione migliore rispetto al resto dell’Europa, dove l’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle infezioni) calcola un’incidenza di 612 casi ogni 100mila abitanti. Ma sempre meno questa classifica appare come una consolazione.

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