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PECHINO – Zero casi. Per la prima volta dal 19 febbraio Pechino e Shanghai, contemporaneamente, alla casella positivi al Covid registrano uno zero. Dopo quattro mesi di lockdown, quarantene, barriere metalliche e filo spinato attorno ai condomini e test di massa dai costi – sociali ed economici – esorbitanti, la capitale cinese e la metropoli finanziaria del Dragone possono esultare e dichiarare vinta – per ora – la guerra al virus.
Ma il governo non abbandona la sua strategia
Nonostante la fanfara dei media di Stato, non significa che la lotta sia finita, però. Nuove infezioni potrebbero emergere in qualsiasi momento, innescando un nuovo ciclo di restrizioni in entrambe le città: d’altronde, la strategia zero Covid del governo è tutt’altro che abbandonata.
L’annuncio ritirato e il panico in Rete
Un assaggio lo hanno avuto ieri i pechinesi dopo l’annuncio del segretario cittadino del Partito, Cai Qi, sul fatto che la politica del governo rimarrà per “i prossimi cinque anni”. Il riferimento temporale riportato da uno dei media di Stato, il Beijing Daily, è stato presto fatto sparire. Non abbastanza presto, però, per evitare una tempesta in Rete. E il panico. “Impazziremo tutti”, “L’unica soluzione è andarsene dalla Cina”, tra i commenti sui social. Andarsene, come avevamo raccontato su Repubblica il mese scorso.
Le differenze tra le due megalopoli
“Combatteremo i nuovi focolai non appena emergeranno e interromperemo con decisione le catene di trasmissione”, ha dichiarato Cai. “Imporremo severi controlli all’entrata e all’uscita di Pechino, costruendo una forte barriera intorno alla capitale”. Annunciando così una nuova normalità sanitaria che già oggi è fatta di tamponi ogni 72 ore per poter entrare liberamente nei negozi, nei ristoranti e in qualsiasi altro luogo; e di quarantene appena viene trovato un positivo. Errore del redattore o ripensamento delle autorità dopo i commenti che si sono scatenati online, non è dato sapere. Per oltre due mesi i 25 milioni di residenti di Shanghai se ne sono stati confinati in casa. A Pechino è andata leggermente meglio visto che un lockdown totale è stato sempre evitato.
Quarantene ridotte per gli stranieri
Buone notizie, però, sul fronte delle quarantene per coloro (ancora pochi) che arrivano in Cina dall’estero. Dopo le decisioni di accorciarne la durata nei giorni scorsi in alcune città, oggi il governo ha deciso di uniformarle: sette giorni di isolamento centralizzato in hotel seguiti da altri tre giorni di monitoraggio a casa. Un taglio rispetto ai piani precedenti che variavano da un 7+7 o un 14+7, a seconda delle città. Decisione apprezzata dalla comunità straniera. “E’ un passo nella giusta direzione. Ma riconosciamo il fatto che la Cina non può aprire completamente le sue frontiere a causa dei tassi di vaccinazione relativamente bassi, in particolare tra le persone di età superiore ai 60 anni”, ha dichiarato tuttavia Joerg Wuttke, a capo della Camera di commercio europea. “Questo, insieme alla lenta introduzione dei vaccini a tecnologia mRNA, significa che la Cina potrebbe dover mantenere una politica di immigrazione limitata oltre l’estate del 2023”.