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Covid in Italia, il bollettino del 26 giugno: 48.456 nuovi casi e 44 morti

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Sono 48.456 i nuovi casi Covid nelle ultime 24 ore, contro i 56.386 di ieri ma soprattutto i 30.526
di domenica scorsa. I tamponi processati sono 199.340 (e non 191.788 come scritto prima) (ieri 258.456) con un tasso di positività che sale dal 21,8% al 24,3%. I decessi sono 44 (ieri 40). Il numero delle vittime totali da inizio pandemia sale così a 168.102. In crescita le ospedalizzazioni: 2 in più le terapie intensive (ieri +0), che sono così 227 in tutto con 18 ingressi giornalieri. E altri 190 in più sono i ricoveri ordinari (ieri +137) per un totale di 5.532. E’ quanto emerge dal bollettino quotidiano del ministero della Salute.

Il microbiologo Perno: l’infezione galoppa indipendentemente dall’estate

“Sars-CoV-2 galoppa tranquillo e continua ad infettare. Sta circolando indipendentemente dalla pausa estiva, cosa questa già preventivabile. Il numero di infezioni è significativo, superiore a quello che vediamo, e molto dipende anche dai tamponi fai-da-te che poi per tanti motivi non vengono dichiarati in caso di positività. Quindi il virus infetta e difficilmente ce ne libereremo. Altra cosa è il Covid, la malattia, perché la stragrande maggioranza delle persone infettate ha una sintomatologia molto contenuta, definibile come piccola influenza”. Così Carlo Federico Perno, direttore dell’Unità di microbiologia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma che, nel fare il punto sull’andamento dell’epidemia ha tenuto a specificare, in merito all’ondata estiva, che questo virus essendo tra quelli “che non seguono l’andamento climatico, in quanto appartenente alla famiglia di quei virus che danno il raffreddore e che sono presenti tutto l’anno, è normale che non sparisca in estate”.

“Molti contagi ma malattia meno severa e pochi decessi”

Perno parla poi di luci e ombre in questa fase epidemica. “Le ombre sono che il virus continua a circolare e abbiamo infezioni, ma, nonostante i nuovi contagi e il conseguente aumento dei ricoveri, le luci sono che c’è poca malattia, il vaccino sta facendo il suo lavoro e soprattutto, il denominatore più importante, quello dei decessi, ci dice che rimangono stabili o addirittura tendono a decrescere, con una mortalità che sta al di stotto dell’1 per mille, rispetto ai numeri di chi si infetta”.

I vaccini proteggono dalla malattia non dall’infezione

“I 40 morti di ieri sono persone che hanno contratto l’infezione ma non necessariamente sono morti per Covid”, spiega Perno che con forza tiene a specificare la distinzione tra “infezioni e fase grave della malattia, e la mortalità che sta calando”. Sui contagi tra i vaccinati anche con tre dosi Perno spiega che i vaccini “strutturati come sono proteggono dalla malattia non dall’infezione e non perché sono limitati ma perché sono pensati per questo” e fanno in modo che il virus “non scenda nell’organismo e nei polmoni”. Infine sulle reinfezioni, che secondo l’ultimo dato dell’Istituto superiore di sanità (Iss) sono salite all’8,4%, chi ha avuto il Covid prima di dicembre 2021 ha preso il Covid “di un virus che era diverso da quello attuale e rarissimamente evolve in una malattia grave.

Stiamo osservando invece con grande attenzione chi si reinfetta Omicron con Omicron. Al momento sono casi molto rari e anche in questi casi la malattia è limitatissima se non del tutto assente”.

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