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Sono 71.075 i nuovi contagi da Covid registrati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri i contagiati erano stati 80.653 . Le vittime sono invece 155, due in meno rispetto a ieri quando erano stati 157. Il tasso è al 20,8%, rispetto al 22% di ieri e sono stati eseguiti in tutto, tra antigenici e molecolari, 341.191 tamponi. Sono invece 405 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, mentre gli ingressi giornalieri sono 43. I ricoverati nei reparti ordinari sono 10.944 , 40 in meno rispetto a ieri .
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I bambini con sintomi gravi più a rischio long Covid
Secondo uno studio condotto in otto paesi e pubblicato su JAMA Network Open, quasi il 6% dei bambini che si sono presentati al pronto soccorso con Covid-19 ha riportato sintomi di long Covid 90 giorni dopo. Fattori che accomunavano i pazienti erano il ricovero iniziale di 48 o più ore, quattro o più sintomi alla visita iniziale del pronto soccorso e l’età di 14 anni o più. “Abbiamo scoperto che in alcuni bambini, la malattia con Covid-19 è associata alla segnalazione di sintomi persistenti dopo 3 mesi”, ha affermato il ricercatore principale Stephen Freedman, Cumming School of Medicine presso l’Università di Calgary e Alberta Health Services.
Ema dà ok a vacicno Moderna come booster in 12-17enni
Via libera dell’Agenzia europea del farmaco Ema al richiamo di vaccino anti-Covid Spikevax* di Moderna per i 12-17enni. Ne dà notizia l’ente regolatorio Ue informando che il comitato per i medicinali a uso umano (Chmp) ha raccomandato di estendere l’uso del vaccino prodotto dall’azienda statunitense come booster per gli adolescenti di questa fascia d’età (12-17). E’ questa una delle decisioni assunte nell’ultimo meeting del Chmp che si è tenuto dal 18 al 21 luglio. Il comitato ha anche approvato l’aggiornamento delle informazioni sul prodotto per informare che la stabilità di Spikevax è stata dimostrata per 12 mesi quando viene conservato in determinate condizioni. Il Chmp ha infine anche raccomandato di approvare un nuovo sito di produzione per il prodotto finito a Madrid, in Spagna.
BA.2.75 non sfugge a sistema immunitario più di BA.5
BA.2.75 (la cosiddetta Centaurus) non mostra una maggiore capacità di sfuggire al sistema immunitario rispetto a BA.5 e risponde leggermente meglio di quest’ultima al cocktail di anticorpi monoclonali tixagevimab e cilgavimab usato per prevenire Covid-19 nelle persone a rischio. Sono questi i due dati rassicuranti che arrivano da uno studio coordinato dal Karolinska Institutet di Stoccolma e pubblicato su bioRxiv, piattaforma che rende disponibili le ricerca prima della revisione da parte della comunità scientifica. La ricerca conferma che, al pari di BA.5, con la nuova sotto-variante BA.2.75 si registra una perdita di efficacia da parte della gran parte degli anticorpi monoclonali disponibili, ma senza particolari differenze rispetto a BA.5. Anche gli anticorpi contenuti nel plasma di un campione di volontari hanno mostrato di saper riconoscere la nuova sotto-variante in maniera analoga, se non migliore, a quanto avviene con BA.5. L’efficacia degli anticorpi è ancora maggiore se il plasma è stato effettuato più recentemente, dopo che la prima ondata di Omicron ha infettato un’alta percentuale della popolazione e più persone si sono sottoposte alla terza dose di vaccino. Potrebbe esistere però un’eccezione. Secondo un altro studio pubblicato su bioRxiv e condotto dalla Peking University di Pechino, BA.2.75 mostra una maggiore capacità di fuga agli anticorpi sviluppati in seguito a un’infezione da variante Delta rispetto a BA.4 e BA.5 . Ciò potrebbe spiegare la crescita di BA.2.75 in India dove, a differenza della gran parte del mondo, la variante Delta ha avuto un impatto maggiore rispetto a Omicron.
Test per pazienti che non sviluppano risposte anticorpali
Non tutti i pazienti Covid sono in grado di sviluppare risposte anticorpali, rendendo difficile la valutazione della risposta immunitaria cellulare specifica al SARS-CoV. Il nuovo test, sviluppato da Bernhard Kratzer in uno studio condotto presso il Center for Pathophysiology, Infectiology and Immunology dell’Università di Vienna sotto la guida di Winfried Pickl e Rudolf Valenta, si basa sulla risposta della memoria dei linfociti T a tre diversi peptidi SARS-CoV-2. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Allergy. Il nuovo test consente di identificare una risposta immunitaria cellulare specifica al SARS-CoV-2 anche in individui che, per vari motivi, non sono in grado di sviluppare risposte anticorpali significative. Nello studio, anche la risposta dei linfociti T è stata analizzata dieci mesi dopo l’infezione. E’ stato riscontrato che la risposta dei linfociti T era ancora forte come quella misurata dieci settimane dopo un’infezione.