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Covid, nelle acque reflue la stessa quantità di virus del 2020: “I vaccini hanno abbattuto le ospedalizzazioni ma non i contagi”

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Quanti sono i veri contagiati? Ce lo chiediamo dall’inizio dell’epidemia senza trovare uno strumento per rispondere. Il numero dei tamponi positivi, si sa, riflette solo una parte dei casi reali: soprattutto sintomatici o contatti di positivi. Esiste un metodo in realtà che non mente. I ricercatori dell’Istituto Mario Negri, dell’università di Milano e di Regione Lombardia lo hanno usato per misurare la circolazione della pandemia a Milano per quasi due anni: tra marzo 2020 e novembre 2021. Si tratta del monitoraggio delle acque reflue, dove volenti o nolenti i positivi rilasciano il coronavirus attraverso le loro feci.

I risultati, pubblicati su una rivista scientifica importante come Jama, sono sorprendenti. La quantità di virus in circolazione a Milano a novembre dell’anno scorso è superiore a quella della terribile prima ondata di marzo 2020. E’ solo di poco inferiore all’ondata di novembre 2020 e di nuovo superiore all’ondata di primavera 2021. Quasi un anno di campagna vaccinale – è la sorpresa – non ha ridotto la presenza del virus fra noi. L’abbattimento dei casi gravi è sotto agli occhi di tutti. A Milano i ricoveri sono passati da circa 2.800 a novembre 2020 a poco più di 200 un anno dopo. Ma i contagi, rivelano le acque reflue di Milano, quelli evidentemente non sono diminuiti come credevamo.

Il monitoraggio delle acque reflue è un metodo adottato ormai in molti Paesi. I ricercatori milanesi hanno prelevato campioni ogni settimana dal depuratore di Nosedo, che raccoglie circa metà dei reflui della città. Al loro interno hanno misurato la quantità di coronavirus presente. “La misurazione riflette in modo abbastanza preciso la circolazione del virus nella popolazione” spiega Giovanni Nattino, statistico, che dirige il laboratorio di inferenza causale in epidemiologia al Mario Negri. “Possono esserci delle imprecisioni se per esempio piove molto e l’acqua è più diluita. Ma del metodo possiamo fidarci. In genere anticipa di un paio di settimane quello che vedremo con il conteggio dei tamponi, perché chi è contagiato inizia a eliminare il virus con le feci subito, anche prima che compaiano i sintomi. Per quanto riguarda lo scorso novembre, possiamo dire che è circolato tanto virus quanto nelle ondate precedenti nonostante il 75% della popolazione vaccinata”.

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La considerazione che i vaccini proteggono dai casi gravi ma non dall’infezione esce confermata da questa ricerca. Anzi di più. “A novembre 2021 a Milano c’è troppo virus per pensare che la causa siano i non vaccinati” commenta Guido Bertolini, coordinatore dello studio, che dirige il dipartimento di ricerca sulla salute pubblica al Mario Negri.  I positivi asintomatici, che non compaiono in alcuna statistica ufficiale, sono evidentemente parecchi di più di quanto crediamo. Molti di loro hanno ricevuto le due iniezioni e non sospettano nemmeno di essersi contagiati. I vaccini, è la conclusione, non hanno ridotto le dimensioni dell’iceberg, ma solo la sua parte emersa.

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“Non è affatto una brutta notizia. Anzi, la trovo molto positiva nel momento in cui non aumentano i casi gravi” riflette Bertolini. “Se il virus è libero di contagiare, ottiene il suo scopo. L’evoluzione non lo spinge verso nuove varianti capaci di sfuggire al nostro sistema immunitario. Lo spinge semmai verso forme più contagiose ma non aggressive: esattamente quel che abbiamo visto con Omicron”. La scoperta delle acque reflue, aggiunge il ricercatore, non vuol dire nemmeno che vaccinarsi sia inutile. “Semmai il contrario. Se attorno a noi c’è molto più virus in circolazione di quel che crediamo, immunizzarsi diventa ancora più importante”.

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Se da una parte il coronavirus diventa più leggero e dall’altra i vaccini ci proteggono dalle formi gravi, il futuro che si intravede nello studio su Jama è quello della convivenza con Sars-Cov2. “Sta diventando endemico, cioè presente fra noi in forma diffusa” spiega Bertolini. “E’ quello che ci aspettiamo dopo la fase acuta di una pandemia. E l’attenzione particolare che dobbiamo mantenere adesso nasce dal fatto che gli indicatori ufficiali diventano meno affidabili. I tamponi positivi non riflettono più la situazione reale, soprattutto se misure politiche come quelle sul Green Pass ne fanno variare il numero da un giorno all’altro. Attorno a noi, probabilmente, c’è molto più virus di quel che ci dicono i numeri. E questo deve spingere le persone fragili a restare ancora molto attente”.

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