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Covid, via dagli ospedali: diecimila posti letto liberati in un mese

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In un mese diecimila ricoverati in meno. Si è quasi dimezzato il numero dei pazienti colpiti dal Covid assistiti negli ospedali italiani. Se poi si osservano solo le terapie intensive (dove i non vaccinati sono 17 volte più numerosi di chi ha fatto il booster), si è addirittura passati da un picco di circa 1.700 letti occupati un mese fa ai 763 di ieri. In tutte le Regioni si riconvertono i reparti, anche chiudendo quelli creati per l’emergenza, come lo spazio della Fiera di Milano, dove l’ultimo paziente è stato dimesso venerdì.
Con numeri così, la sanità può ricominciare a dedicarsi a gli altri malati. La quarta ondata non ha bloccato, come aveva fatto la prima e in parte anche la seconda, l’attività di assistenza ma comunque ha costretto il sistema pubblico a una frenata importante. È arrivato il momento di mettersi in pari con il lavoro rimasto indietro, anche se il personale sanitario, attraverso i sindacati dei medici e degli infermieri, denuncia organici ridotti un po’ in tutte le Regioni e ovviamente grande stanchezza per le battaglie sostenute contro il Covid.

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Prima di tutto bisogna affrontare le liste di attesa. Se si considerano le visite specialistiche, negli anni prima dell’arrivo del coronavirus se ne facevano qualcosa come 230 milioni. Nel 2020 si è scesi a 163 milioni, perdendo così tantissimi pazienti. I dati dell’anno scorso non sono ancora definitivi ma nei primi sei mesi sono state persone il 20% delle visite. A quel ritmo a fine anno si arriva quindi a circa 190 milioni di controlli specialistici. Quest’anno bisogna tentare di recuperare le prestazioni perse e di accorciare le attese che si sono allungate per l’aumento della domanda. Anche per questo il ministro alla Salute Roberto Speranza ha chiesto alle Regioni di vincolare 500 milioni del fondo sanitario nazionale ad attività destinate ad abbattere le liste di attesa. Non si tratta di uno stanziamento extra ma appunto della richiesta di investire quanto già erogato per questa azione fondamentale.
Anche gli screening oncologici devono essere recuperati. I dati dell’Osservatorio nazionale dedicato a questa attività di prevenzione arrivano a metà dell’anno scorso e registrano un calo dell’attività compreso tra il 25 e il 30% a seconda della tipologia di controllo (mammella, utero, colon-retto). Ma il rilancio della sanità passa anche attraverso gli interventi chirurgici. Sono tanti quelli saltati anche in questi mesi, in particolare tra quelli programmati. Secondo Acoi, l’associazione scientifica dei chirurghi ospedalieri, sono stati rinviati 450 mila interventi, circa il 12% del totale. Le Regioni rimaste più indietro, dicono sempre dall’associazione, sono Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta.

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