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Csm, è legge la riforma Cartabia I magistrati: “Indipendenza a rischio”

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Il Parlamento ce l’ha fatta. Ha approvato la riforma del Csm. Ha rispettato l’impegno assunto con l’applauso del 3 febbraio alla Camera per Sergio Mattarella che lo chiedeva come risposta al “terremoto” Palamara del 2019. E la Guardasigilli Marta Cartabia sorvola sulle polemiche per via della Lega, ignora anche l’emendamento sulla custodia cautelare, ammesso dalla presidente del Senato Casellati, che ha fatto fibrillare la maggioranza. La ministra guarda alle prossime elezioni del Csm consentite “regolarmente” proprio dalla nuova legge. Un Csm “presidio costituzionale”, garante “dell’autonomia e dell’indipendenza dell’ordine giudiziario”. Un Csm – e qui Cartabia cita Mattarella – “che possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la magistratura può contare”.

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Liana Milella

14 Giugno 2022



Una riforma, dice ancora la Guardasigilli, in cui ogni partito “ha portato il suo contributo”, mostrando “un impegno costruttivo”. Una riforma che però è costata anche unosciopero della magistratura, il primo dopo 12 anni, quello del 16 maggio, pur se col 48% di adesioni. E ora che la riforma è legge le toghe non fanno marcia indietro. Il presidente dell’AnmGiuseppe Santalucia, con Repubblica, non nasconde la “forte delusione” per una legge “che contiene più errori”. E anche “profili di dubbia conformità rispetto al disegno costituzionale”. Santalucia, uomo delle istituzioni, non può che partire dal “massimo rispetto” che si deve alle leggi, ma chiede “che si guardi alla magistratura come a un’istituzione preziosa che, al di là di quanto con pericolosa superficialità si dice, ha contribuito a innalzare e rafforzare il livello di tutela dei diritti delle persone in questo Paese”. Per l’Anm c’è ancora tempo – partirà adesso la stesura dei decreti delegati da chiudere a fine anno – “per rimediare agli errori commessi in odio ai magistrati, sì, ma in danno della giurisdizione libera e indipendente, e in fin dei conti degli interessi reali della collettività”.
Indigesta, per le toghe, la nuova legge elettorale per il Csm (maggioritario binominale con piccola quota proporzionale), il fascicolo personale, l’illecito sulla presunzione d’innocenza, l’ormai unico passaggio da giudice a pm e viceversa. Di positivo c’è lo stop alle “porte girevoli” tra magistratura e politica, che Anm e Csm chiedevano da tempo, ma non basta a farne una buona legge.
Santalucia, come tanti magistrati, ha seguito la due giorni al Senato che ha portato al voto finale, 173 a favore (Pd, M5S, Fi, Lega, Leu), 37 contrari (FdI), 16 astenuti (Iv). Impossibile non ascoltare la reprimenda di Matteo Renzi non solo contro “una riforma inutile più che dannosa, che non fa fare il passo avanti”, ma contro la magistratura e le correnti che “parlano di cordone sanitario contro un avversario politico nel silenzio grave delle istituzioni”. Renzi ce l’ha pure con M5S “che dovrebbe chiedere scusa alla Boschi”, e come Giulia Bongiorno guarda già alla prossima legislatura “per avere una giustizia giusta”. La responsabile Giustizia della Lega parla di riforma “anacronistica”, “pre-Palamara”, lei ne voleva una “costituzionale”, e lancia la sfida ormai elettorale, “ne faremo noi una coraggiosa e nell’interesse di tutti nella prossima legislatura”. Perché “di fronte a rivelazioni sconvolgenti, ci vuole un cambiamento sconvolgente, non semplici ritocchi”.

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di
Liana Milella

13 Giugno 2022



Il Pd difende la riforma. Lo dice la responsabile GiustiziaAnna Rossomando. “La nostra ossessione era che potesse essere affossata e che tutto potesse restare uguale, la politica non sarebbe stata più credibile dopo le parole di Mattarella. L’abbiamo detto anche a quella parte della magistratura che secondo noi, sbagliando, ha avuto una posizione di arroccamento e non ha voluto capire quanto di importante e di innovativo ci fosse in questa legge”. Eppure proprio nella base delle toghe lo scontento ieri era forte. I 300 magistrati dell’appello “Fate presto!”, che da Nola a Busto Arstizio chiesero e ottennero lo sciopero, ora fanno appello all’Anm perché “porti la preoccupazione della magistratura proprio a Mattarella”.

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