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Da Bowie a Dylan a Pattie Smith, la transizione ecologica e le politiche ambientali raccontate attraverso le star della musica

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Spiegare la transizione ecologica e le politiche ambientali europee con l’”aiuto” delle piu’ grandi pop star internazionali, da David Bowie a Bob Dylan, da Peter Gabriel a Patty Smith, Brian Eno, Cat Stevens/Yusuf e, persino, degli italianissimi Lucio Battisti, Mogol ed Ivano Fossati. Un’impresa inusuale, apparentemente quasi impossibile, riuscita però benissimo al professor Livio De Santoli, docente ordinario di fisica e pro Magnifico Rettore all’Università “La Sapienza” di Roma. Presidente dei Corsi di laurea in energia energetica – per anni titolare di cattedra alla storica facoltà di Architettura “Valle Giulia” di Roma dove è stato anche il primo ingegnere preside -, autore di oltre 250 pubblicazioni tra testi universitari e divulgativi, il professore nel suo ultimo libro affronta il tema delle politiche energetiche seguendo due linee guida, la ricerca scientifica “priva di pregiudizi” e la divulgazione popolare diretta al grande pubblico. Un lavoro didattico fuori dalle aule universitarie rivolto in particolare ai giovani, servendosi “del linguaggio e dei personaggi a loro piu’ congeniali, vale a dire la musica ed i testi dei cantautori piu’ attenti alle questioni ambientali”, si legge nella presentazione del volume edito da Castelvecchi. Nel testo – titolo “Rigenerazione”, sottotitolo “Giustizia ambientale ed energia nell’Europa del futuro”, con la prefazione di Pier Virgilio Dastoli – il docente inizia ogni capitolo ispirandosi alle parole di un cantautore, dando vita ad una inedita galleria pop energetico-ambientalista che ha come primo testimonial David Bowie.

Nella premessa, dedicata ad una analisi sulla ’”Egemonia neoliberista e la transizione energetica giusta”, De Santoli pone l’accento sulla necessità di non perdere ulteriormente tempo se si vuole veramente intervenire in “soccorso” dell’ambiente. Vero e proprio allarme causato dal fatto che “nel panorama politico attuale italiano mancano gli approfondimenti dei grandi temi che stanno caratterizzando, purtroppo in modo negativo, i nostri tempi”. Un male che, a parere del pro Magnifico Rettore della Sapienza, “conduce a una grande confusione sulle posizioni prese dagli schieramenti politici, a dimostrazione della mancanza di idee e di visione che invece dovrebbero consentirci di fare delle scelte appropriate, delle scelte giuste…”.

E per meglio sottolineare l’”urgenza” con cui occorre intervenire, De Santoli cita ampiamente Five Years (Cinqe anni), la canzone di apertura di Ziggy Stardust incisa da Bowie nel 1972, “un brano dispotico che – sottolinea De Santoli – preannuncia la fine del mondo entro i successivi 5 anni”. Una situazione in cui il cantante “descrive il dolore e l’impotenza, la confusione e la disperazione di avere a disposizione un tempo così limitato, con l’urgenza di fare cose, vedere persone, visitare luoghi che gli mancheranno in quei 5 anni prima della fine…forse quell’urgenza era reale, ma probabilmente occorreva sfruttarla per fare qualcosa quando si era ancora in tempo”. Fin troppo evidente il riferimento alla urgenza di intervenire oggi in materia di ambiente ed energie per scongiurare in un futuro prossimo danni irreparabili per la natura e per l’umanità intera.

Dopo David Bowie, Bob Dylan, il poeta della musica pop per antonomasia, che con due sue canzoni introduce il primo capitolo dedicato alla “Necessità di un cambio di paradigma” sul tema “La transizione giusta: l’energia nell’Europa nel prossimo futuro”. Il primo brano è del 1962, The Times They Are a-Changin, nel quale Dylan “esprime il suo entusiasmo per i tempi che stavano cambiando, animato dalla forza di molti che credevano nella necessità di nuovi ideali…”. Parole, dunque, di grandi attese e grandi speranze, che però oltre mezzo secolo dopo si scontrano con una realtà del tutto diversa, tradita, che il cantautore nel brano Things Have Changed del 2020 descrive parlando “dell’esperienza di tante generazioni nei confronti del cambiamento che spesso non riesce a migliorare le cose, perché la speranza si scontra con la ricetta di qualcosa che è al di là della loro portata…quel cambiamento così inevitabile porta con sé la possibilità di un peggioramento…”.

Da qui, la sottolineatura di De Santoli in merito ad una “necessità di una svolta, di un cambiamento dirompente, disruptive si direbbe oggi, che conduca a una soluzione della crisi che stiamo vivendo” che “potrebbe iniziare dal considerare il modello dell’energia, poiché in questo caso le idee sono chiare”. E come esempio concreto indica “la normativa europea riguardante la decarbonizzazione, il Green Deal Europeo, il FitFor55 e il RepowerEU che definiscono obiettivi e tempistiche molto stringenti…”.

Al capitolo dedicato al tema “Ecologia politica: dove dovrebbe andare l’Europa?”, De Santoli parla della necessità di affidarsi alla “forza di un’azione condivisa”, prendendo lo spunto dalla canzone People Have the Power, grande successo di Patti Smith del 1988. Nel testo – spiega il docente – “la cantautrice e poetessa statunitense” teorizza che “l’azione responsabile di ciascun individuo aumenta la sua consapevolezza di contribuire ad una causa giusta”. Una certezza che nelle parole di Patti Smith prende forma dalla certezza che “quando le persone si uniscono con un obiettivo comune possono influenzare anche coloro che esercitano il potere, perché l’unità e la solidarietà hanno la capacità di raggiungere risultati straordinari”. Suggestioni che, a parere di De Santoli, suonano come valide risposte alle attuali crisi ambientali. Non a caso, “la politica climatica sta assumendo un ruolo fondamentale nella vita dell’uomo e il suo posizionamento al centro della scena pubblica e privata sta facendo emergere una serie di criticità, molte delle quali capaci solo di generare un alone di confusione attorno ai temi principali”.

Nel capitolo su “Rigenerazione e felicità” entra in campo Brian Eno con l’album ForverAndEverMore del 2022, nel quale affronta, riporta De Santoli, “il ruolo centrale dell’arte e dell’immaginario nella lotta al cambiamento climatico, considerandoli come ambiti piu’ efficaci della scienza quando si tratta di arrivare al cuore delle persone e di far maturare in esse riflessioni e modifiche attraverso meccanismi emotivi dallo straordinario potere evocativo…”.

Ed ancora, il brano Fake Plastic Trees lanciato da Radiohead nel 1995 offre lo spunto a De Santoli di parlare di “Energia come bene comune” partendo da un appassionato allarme “contro l’assuefazione e la rinuncia”. Questo testo, secondo l’autore, “potrebbe sembrare un manifesto ecologista contro la plastica che sta invadendo il pianeta”. “Invece, il brano riguarda qualcosa di piu’ profondo, cioè l’espressione di un desiderio maturato interiormente per riconquistare un mondo reale che, conoscendo la complessità del pensiero del gruppo, potrebbe non essere piu’ possibile. Una assuefazione pericolosa e autodistruttivo troppo pervasiva per poterla superare…”. Da qui l’invito a fare del terzo millennio “l’epoca dei beni comuni, l’epoca in cui cominceremo ad avere cura dei nostri beni se non altro per smettere di sfruttarli, come invece abbiamo fatto negli ultimi due secoli”.

Le pagine sulla “Transizione energetica e la bellezza di un mondo rinnovabile” sono introdotte da una canzone tratta dall’ultimo album inciso da Peter Gabriel nel 2023, I/O (Input/Output), un inno sull’importanza di “fare rete e di unire le forze”. Si tratta di una riflessione in musica, ma utile anche alla politica, di “una ideologia sostenibile, ripresa in tutti i brani” dell’album “per dimostrare l’importanza dell’interconnessione di tutto con tutto…”. Da qui, la riflessione di De Santoli secondo il quale “la rivoluzione tecnologica chiede alla politica di assumersi la responsabilità di individuare le tecnologie piu’ adatte al raggiungimento di determinati obiettivi”. Ad esempio, in materia di transizione energetica l’autore nota che “se esiste una pianificazione, che per i singoli Stati prende il nome di Piano Nazionale Energia e Clima, ogni Paese è chiamato a far approvare i progetti europei e a seguire le indicazioni ivi contenute…”.

Lo storico binomio Lucio Battisti-Mogol introduce, simbolicamente, il tema sulle CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) e la democratizzazione dell’energia. Il brano scelto, Umanamente uomo: il sogno, tratto dall’omonimo album del 1972, eseguito in principio solo strumentalmente. In seguito Mogol ne scrive un testo, rimasto inedito fino al 1999, nel quale, pur ammettendo l’importanza di sognare, avverte che “un sogno senza ambizioni” non produce frutti concreti. Un avvertimento che – scrive De Santoli – non può non riguardare anche le politiche energetiche. Cat Stevens/Yusuf, con il brano Where Do the Children Play? offre invece lo spunto per introdurre il capitolo su “Cambiare il modello culturale, il ruolo delle università”. E’ un brano in cui – ragiona l’autore del volume – “i progressi tecnologici erano percepiti come causa del degrado dell’ambiente e dell’individuo, che avrebbe influito soprattutto sulla vita delle generazioni future”. Il testo – nota De Santoli – “descrive un problema che persiste nel tempo e che si è amplificato fino ad arrivare a condizioni di inaccettabilità e a diventare cambiamento climatico, esaurimento della catena alimentare e perdita di biodiversità. E’ una canzone senza tempo, che conferma la drammaticità che il tema della conservazione dell’ambiente ha sulla società, problema ormai ineludibile che ha raggiunto nuovi livelli di urgenza e di rilevanza”.

Il finale del libro è dedicato al tema del libero arbitrio nel capitolo “Cercare il costo della libertà, ma anche quello della confusione”. Argomento delicatissimo che De Santoli affronta “servendosi” di piu’ cantautori. A partire da Neil Young che nel 1970 con After the Gold Rush presenta “un vero e proprio manifesto ambientalista, che riprendeva le speranze ed il desiderio di rinnovamento che animavano i ragazzi degli anni Settanta”. Piu’ o meno lo stesso periodo in cui Stephen Stills scrive Find the Coast of Freedom, ispirato alla morte di 4 studenti alla University of Kent in uno scontro con la polizia. Un altro costo da pagare, ricorda infine De Santoli, “è quello della confusione, un costo inutile ma non per questo meno caro”, come anticipano i King Crimson nel brano Epitaph del 1969.

Tutta in chiave poetica la testimonianza dell’ultimo testimonial del volume. Sono i pensieri, le parole e la musica di Ivano Fossati contenuti nel brano C’è tempo del 2003, sottolineandone significativamente il passo in cui ricorda, con toni volutamente biblici, che “dicono che c’è un tempo per seminare ed uno per aspettare…”. Per poi confessare con un velo di decisa leggera amarezza: “Io invece dico che c’era un tempo sognato che bisognava sognare”.

 

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