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ROMA – Svolta a 360 gradi sul decreto rave. Preso in mano dal ministero della Giustizia e da Carlo Nordio invece del titolare dell’Interno, il prefetto Matteo Piantedosi. E sull’emendamento inviato al Senato e alla presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno c’è sotto in calce la firma del nuovo capo dell’ufficio legislativo, l’ex procuratore generale di Roma Antonello Mura.
E il risultato si vede. Innanzitutto cambia il reato di riferimento. Non più il 434 del codice penale, ossia quello che punisce il “crollo di costruzioni o altri disastri dolosi”. Entra il scena il più blando articolo 633 che riguarda “l’invasione di terreni o edifici”.
Il nuovo articolo 633-bis recita così: “Chiunque organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento, è punito con la reclusione da 3 a 6 anni, e la multa da euro 1.000 a 10mila, quando dall’invasione deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica a causa dell’inosservanza delle norme in materia di sostanze stupefacenti ovvero in materia di sicurezza o di igiene degli spettacoli e delle manifestazioni pubbliche di intrattenimento, anche in ragione del numero dei partecipanti ovvero dello stato dei luoghi. È sempre ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato, noinché delle cose che ne sono il prodotto o il profitto”. Il nuovo articolo del codice, così come è scritto, continua a entrare però nel codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione.
Decreto più o meno morbido? Innanzitutto resta la pena, da 3 a 6 anni, e quindi rimane anche la possibilità di fare le intercettazioni. Ma scompare la genericità dei raduni, potranno essere solo quelli “musicali”, quindi non certo eventi sindacali o politici. La formula “con altri scopi di intrattenimento” mal si addice a simili eventi, anche se la formula resta generica e potrebbe sollevare altre eccezioni.
Perché ci sia il reato deve verificarsi “l’inosservanza” delle leggi in materia di stupefacenti, oppure di sicurezza e igiene in tema di spettacoli. Nessun cenno al numero dei partecipanti, che prima erano quantificanti in 50 per far scattare il raduno stesso da mettere sotto accusa. E comunque il reato riguarda solo gli organizzatori dell’evento musicale, e non i partecipanti, che eventualmente risponderanno solo del reato previsto nel vecchio articolo 633 sull'”invasione di terreni o edifici”.
Sono le osservazioni che aveva proposto la stessa Bongiorno che aveva presentato emendamenti per garantire una maggiore tipizzazione del reato, cioè una condotta più specifica, e non così generica. Quindi raduni o manifestazioni “musicali” comunque collegate allo spaccio e con concreti pericoli per l’ordine pubblico. Anche Bongiorno manteneva la stessa pena, quindi anche le intercettazioni, ma aveva cancellato il numero dei 50 partecipanti, e propone a di non inserire il nuovo reato nel codice antimafia.
È assai probabile che la norma non soddisfi Forza Italia e il capogruppo in commissione Giustizia al Senato Pierantonio Zanettin che innanzitutto voleva una pena più mite, da 2 a 4 anni, e quindi niente intercettazioni.