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“Annalucia Cecere deve essere processata per l’omicidio di Nada Cella”. La Corte di Appello di Genova, nel collegio presieduto dal giudice Vincenzo Papillo, ha ribaltato la precedente decisione del gip Angela Nutini in relazione ad un cold case del 1996.
Il brutale assassinio di Nada Cella, 25enne segretaria nello studio del commercialista Marco Soracco. Annalucia Cecere, oggi 56enne, difesa dagli avvocati Giovanni Roffo e Gabriella Martini, non potrà presentare ricorso in Cassazione per tentare di ottenere un nuovo proscioglimento e quindi dovrà essere processata.
Saranno processati anche Marco Soracco e la madre Marisa Bacchioni per favoreggiamento e false informazioni al pm. Il processo inizierà il 6 febbraio.
I famigliari e i legali
Silvana Smaniotto, la mamma di Nada piange al telefono quando viene informata: “Sono contenta, ho il cuore più leggero”.
“Sono contenta, perché è quello che si meritava la famiglia. Il lavoro della polizia e della procura è stato fuori misura ed era ingiusto che non ci fosse un processo anche per questo”, il commento dell’avvocata Sabrina Franzone, che assiste la madre.
Delitto Cella
L’avvocata della mamma di Nada: “Sarebbe stato ingiusto non avere un processo”
“È stato un lavoro molto accurato lasciando fuori le illazioni. Gli elementi indiziari ci sono e portano su una direzione. Sappiamo che è un processo difficile ma nemmeno farlo era profondamente ingiusto. Quasi peggiore perché se non puoi credere nell’impegno e nella giustizia sarebbe stato insuperabile”.
“Nessuno ci ha condannato e affronteremo il processo. A oggi non è cambiato nulla rispetto a quando il gip aveva deciso per il proscioglimento”. Così l’avvocato di Anna Lucia Cecere, Giovanni Roffo, dopo il rinvio a giudizio per la sua assistita. “Continueremo sulla linea delle incongruenze, convinti della bontà degli elementi portati davanti al gip. Continueremo con determinazione perché per noi Cecere non c’entra”, prosegue la co-difensora Gabriella Martini. “Lo mettevo nelle possibilità. Non condivido la decisione dei giudici. Si andrà davanti a una corte d’assise e lì si vedrà. Ma il reato per Soracco era prescritto” conclude l’avvocato Andrea Vernazza, difensore di Soracco e della madre.
Delitto Cella, gli avvocati di Cecere: “Non è stata condannata, al processo emergerà la verità”
Questa nuova, importante tappa arriva dopo che nel 2021, cioè 25 anni il delitto avvenuto il 6 maggio 1996 a Chiavari, le indagini sull’omicidio erano state riaperte.
La criminologa
Tutto era partito da una serie di accertamenti e di vere e proprie indagini sviluppate dalla criminologa Antonella Pesce Delfino. Rileggendo gli atti si era concentrata sulla figura di Annalucia Cecere una donna rimasta indagata per quattro giorni e di cui anche mediaticamente non solo non era mai stato fatto il nome ma neppure era finita al centro dell’attenzione.Delfino Pesce prende contatto con la procura e la polizia.
Vinte le iniziali diffidenze inizia una collaborazione con la pm Gabriela Dotto e la squadra mobile che coinvolgerà anche l’avvocata Sabrina Franzonea cui si affida la mamma di Nada, Silvana Smaniotto.
Emergono così tutta una serie di elementi e testimonianze che, piuttosto incredibilmente, erano state sottovalutate o velocemente accantonate, e di piste che avrebbero meritato di essere seguite e invece erano state da subito scartate.I fili vengono riannodati appunto 25 anni dopo nonostante le evidenti difficoltà legate a molteplici fattori: la morte di molti possibili testimoni, il deperimento di oggetti dai quali avrebbe potuto essere estratto il dna, la memoria dei testi ancora in vita.Si arriva però a ricostruire una scena del crimine e delle vicende precedenti che appare credibile alla procura.
La gelosia
Annalucia Cecere, in estrema sintesi, avrebbe ucciso Nada Cella in un impeto di rabbiosa gelosia legata sia a questioni professionali – aspirava lei ad essere la segretaria nello studio – ma anche sentimentali visto che tra Cecere e Marco Soracco, il titolare dello studio, c’era una frequentazione che la donna avrebbe voluto si trasformasse in una vera e propria relazione.
Si arriva così alla prima udienza davanti alla gip Angela Nutini per decidere se i tre indagati debbano andare a processo. Annalucia Cecere è indagata per omicidio mentre Marco Soracco e la madre Marisa Bacchioni per favoreggiamento e false informazioni al pm. Secondo la pm, erano entrambi consapevoli, anzi lui avrebbe addirittura sorpreso Cecere nello studio con le mani insanguinate e il corpo di Nada a terra, mentre negli ultimi interrogatori dopo la riapertura dell’inchiesta avrebbero mentito su quanto sapevano.
Ma la gip sconfessa questa ricostruzione prosciogliendo Cecere e gli altri due indagati.
Gli errori della gip
Le motivazioni però suscitano un vespaio: la gip commette diversi errori indicando come risentiti testimoni che invece sono stati interrogati per la prima volta nel 2021, oppure scrivendo che il nome di Cecere era uscito sui giornali all’epoca mentre invece non era mai accaduto. O ancora che il motorino di proprietà di Cecere e sul quale alcuni testimoni l’avevano vista allontanarsi dal luogo del delitto, fosse stato perquisito nel 1996, quando in realtà ciò non era accaduto.
Nell’ultima memoria depositata dalla parte civile sono elencati i punti principali su cui si fondano la riapertura dell’indagine e le accuse a Cecere e Soracco. Ad esempio i testimoni: sono 20 quelli individuati e sentiti per la prima volta. Tra questi il frate Lorenzo Zamparin che ha raccontato dei suoi colloqui con la madre di Soracco e di come lei gli avesse detto che una “donna si era invaghita di suo figlio” e che “doveva parlare poco per proteggere suo figlio”.
Longform
La pm: “Il giorno del delitto l’assassina in fuga Anna Lucia Cecere venne scambiata per la vittima Nada Cella da un teste chiave, erano straordinariamente somiglianti”. Così, dopo 28 anni, gli errori diventano prove
Il ruolo di Soracco
Nella memoria si spiega perché, a parere della parte civile, non si possa nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi che ad uccidere Nada sia stato lo stesso Soracco, come invece sembra “suggerire” la stessa gip nella sentenza di proscioglimento nei confronti di Cecere.E allora, si legge nel documento, «sono due le opzioni. Se Soracco fosse stato davvero l’autore dell’omicidio o, se in ipotesi, l’autrice fosse stata la madre o, addirittura la zia, avrebbe dovuto in ogni caso “cavalcare” l’onda, poiché quel trasferire le indagini su una persona diversa da lui (o della sua famiglia) avrebbe potuto rappresentare la possibilità di “farla franca” e, comunque, distrarre gli inquirenti dalla sua persona».
«Se invece Soracco, al contrario, non fosse stato l’autore dell’omicidio e non fosse a conoscenza del nome dell’assassino – come d’altronde ha sempre dichiarato – allora avrebbe dovuto essere, in primis, interessato a scoprire il nome di chi ha ucciso la povera Nada che da oltre cinque anni era la sua segretaria e, di conseguenza, non smorzare, ma al contrario, sollecitare e stimolare qualsivoglia indagine della magistratura, ovunque l’indagine si fosse potuta dirigere».
Ma, è la conclusione, «c’è però una terza opzione, la più complessa, ma la più oggettivamente vera e concretamente l’unica capace di dare un senso alle plurime condotte protettive poste in essere dal Soracco nei confronti della Cecere: Soracco sa che ad uccidere la sua segretaria è stata la Cecere, perché l’ha colta in flagranza, ma per ragioni evidentemente insuperabili ha deliberatamente deciso non solo di tacere, ma di fare tutto ciò che gli è possibile per allontanare da lei i sospetti».