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Dermatite atopica: come curarla in neonati, bambini e adulti

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Il deserto sulla pelle. Anche d’inverno. È questo che prova il 15% circa della popolazione italiana, in varie fasce d’età. Deserto perché la dermatite atopica trasforma la cute in una landa secca e fragile, dove persino troppa acqua, pur portando sollievo, può poi far male. E, al contrario, se il secco si trasforma in sudore, sono di nuovo guai.

«Per guai intendiamo innanzitutto un grande e fastidioso prurito, il sintomo che caratterizza la malattia a tutte le età», racconta Silvia Ferrucci, responsabile del Servizio di dermatologia allergologica della Fondazione IRCCS Ca’ Granda. «Un vero e proprio tormento per neonati, adolescenti e adulti: che ti toglie il sonno, dà problemi sul lavoro e a scuola, cambia tutte le tue abitudini. Per questo definisco il paziente che soffre di questa patologia come “Dermocentrico”: tutto gira intorno alla sua pelle». La buona notizia? Che oggi grazie alle nuove cure, unite a un giusto stile di vita, si vive bene.

Bambini

Tanta cura della pelle e attenzione all’abbigliamento

La dermatite atopica se la prende da subito con i più piccoli. «Nell’85% dei casi la patologia insorge nei primi 5 anni di vita, e possiamo trovarla già nei neonati di pochi mesi», spiega la dottoressa Ferrucci. «Guance e mento arrossati e screpolati, ma anche le pieghe del collo, le braccia e le gambe sono spesso colpite (nella parte estensoria, quella che corre lungo gomiti e ginocchia), si salva solo la zona periorale. Lavare e vestire i bambini in queste condizioni diventa molto problematico: pianti, graffi, perché il piccolo vuole grattarsi continuamente, e le sue unghie sono particolarmente affilate; tutti passano tante notti insonni. Una vita complessa per i neo genitori che si sentono impotenti di fronte a questi sintomi, apparentemente senza tregua».

Sulla cute appaiono infatti veri e propri eczemi che provocano un prurito persistente. «In questa fase le manifestazioni sono per lo più acute: si creano facilmente vesciche che si rompono e comportano essudazione di liquido e il bambino, con il suo continuo grattarsi, si provoca escoriazioni e ferite. Tutto questo comporta un maggior rischio di sovrainfezioni e, con il tempo, un ispessimento della cute», spiega l’esperta. «Dopo il primo anno di vita, invece, la dermatite interessa di più il viso, le mani, le pieghe dei gomiti e le ginocchia».

Che fare? «Per proteggere i più piccoli dai graffi ci vogliono i guantini, ma devono essere tutt’uno col vestitino, altrimenti se li strappano via», sottolinea l’esperta. «E poi l’abbigliamento va scelto leggero (il sudore aumenta la sintomatologia) e “neutro”: no alla lana e al sintetico, sì al cotone bianco, cioè senza coloranti».

Adolescenti

I sintomi aumentano di notte e gravano su scuola e vita sociale

Il paziente atopico vede la pelle seccarsi sempre di più nel tempo perché la cute perde la sua funzione di barriera. «Allora l’acqua che arriva sulla superficie per idratarla viene persa in modo impercettibile ma costante: noi dermatologi lo vediamo con uno speciale test che misura proprio questo fenomeno», spiega Ferrucci. «Paradossalmente queste persone dicono: “io non sudo”; in realtà non riescono a farlo in modo sufficiente proprio per questo progressivo “inaridimento”. Anche la localizzazione delle lesioni può cambiare: appaiono così nelle pieghe degli arti, intorno alle labbra, sulle palpebre. Nelle ragazzine il viso può essere più coinvolto perché iniziano a truccarsi, ma sono anche più brave a idratare la pelle, mentre i maschi usano mal volentieri le creme».

I sintomi sono presenti purtroppo in tutti i momenti della giornata, ma soprattutto di notte: il prurito non fa più dormire e questo diventa un grande problema anche per il rendimento scolastico. Molti, poi, abbandonano le attività sportive per la sudorazione e il conseguente prurito. «Per fortuna questa è anche un’età in cui possiamo assistere alla remissione della malattia, che può sparire anche per molti anni», spiega la dottoressa.

Adulti

La pelle cambia aspetto e appare il dolore alle mani

A mano a mano che l’età avanza, la dermatite atopica, che nei più giovani è caratterizzata da fenomeni acuti e concentrati si fa invece cronica: «La pelle diventa spessa, più scura e si rompe facilmente: sulle parti colpite si creano delle fessure che permangono (non più vescicole transitorie)», spiega la dermatologa. «Ciò implica che al prurito possa aggiungersi il dolore: le ferite sui polpastrelli rendono infatti difficili le azioni più semplici come chiudersi una camicia così come quelle richieste quotidianamente dal lavoro, per esempio digitare al computer. Ricordo i grandi problemi che aveva un paziente pianista, prima che arrivassero delle cure veramente efficaci».

In questa fascia d’età la localizzazione del problema, poi, diventa molto variabile. «La dermatite può colpire solo il viso, le mani, il collo, ma anche zone molto sensibili come i genitali o, nelle donne, posizionarsi intorno ai capezzoli».

È da adulti che si inizia anche a capire meglio il legame fra infiammazione apparentemente solo superficiale e i profondi meccanismi che legano la malattia al sistema immunitario e alle allergie. C’è bisogno inoltre di una cura quotidiana della propria pelle. Le donne sono più attente e fanno un maggiore uso di creme, che stabilizzano i rischi del trucco. «Ci sono linee dedicate con pigmenti che possono essere mescolati al prodotto idratante di uso quotidiano (in base alla quantità ottieni un colore più scuro e più chiaro)», spiega l’esperta.

Over 60

Può comparire per la prima volta ed è a rischio infezioni

La dermatite atopica può tornare come recidiva oppure apparire per la prima volta proprio in questa fascia d’età, per esempio solo sul viso e le mani o sul collo. Gli over 60 devono stare attenti particolarmente alle polveri e all’ambiente che li circonda: non avendo una barriera cutanea funzionante, i germi che vivono o transitano sulla pelle si fanno più aggressivi.

«Aggiungo che anche se dermatite atopica e allergie da contatto sono diverse, abbiamo visto che chi soffre del primo tipo è più esposto anche al secondo», spiega Ferrucci. «D’altronde lo stesso microbioma della pelle, cioè quel mondo di microrganismi che abitano sulla cute, perde in questi casi la sua biodiversità e può essere colonizzato dallo Stafilocco aureo: ecco allora che una minima ferita può complicarsi».

La ricerca: meno scuola, meno amori e più bullismo

Dopo una prima ricerca condotta su adulti e adolescenti da Doxoapharma per Sanofi, ecco quella più recente sulla delicatissima fascia di bambini fra 6 e 11 anni affetti da dermatite atopica grave. Questa volta Doxoapharma – Sanofi ha voluto però indagare anche sulle origini e l’impatto della malattia sulla vita quotidiana di bambini e ragazzi. Da dove viene? La prima scoperta è che il 69% dei bambini ha un parente affetto dalla malattia (si va dai genitori ai cugini) e, avendo una infiammazione di tipo 2, spesso ha sviluppato in parallelo altre patologie concomitanti originate dalla stessa “radice” come le allergie ai pollini, agli acari o agli alimenti.

Questa consapevolezza è fondamentale anche per la scelta dei farmaci più idonei per agire contro questo tipo di infiammazioni. Il 17,2% degli adolescenti ha perso, a causa della dermatite, un minimo di 50 giorni di scuola all’anno e il 48,7% dei bambini ha subito episodi di bullismo. Un altro problema grande, soprattutto per gli adolescenti, sono i rapporti con l’altro sesso. Il 51,5% di essi ha infatti ritenuto “troppo complesso” interagire con compagni di classe del sesso opposto, mentre il 44,2% ha evitato inviti alle feste.

Buone abitudini anti-prurito, dai bebè ai nonni

0-5 anni

A tavola e non solo. Le linee guida non prescrivono diete particolari. Se però si è sensibili a un alimento che ha dato reazione allergica, va evitato anche per la dermatite.

Per la cura della pelle. Si punta su creme idratanti ed emollienti, non troppo grasse e da distribuire bene sulle parti del corpo colpite dall’eczema e più secche. No a creme a base di estratti vegetali e con profumi.

13-18 anni

A tavola e non solo. Attenti agli aperitivi: anche la birra libera istamina e può far peggiorare la dermatite. Bere con moderazione e mai in presenza di sintomi.

Per la cura della pelle. No alle docce prolungate: 5 minuti con acqua tiepida e ci si asciuga tamponando con l’accappatoio. Poi la crema idratante, con ceramidi e componenti che ripristinino la barriera cutanea.

30-40 anni

A tavola e non solo. Attenti agli alimenti che possono liberare istamina come il cioccolato, la frutta secca, gli insaccati: il prurito e la dermatite possono peggiorare.

Per la cura della pelle. Il sapone deve essere delicato e non contenere profumi. Il dermatologo consiglia dei trucchi specifici (li trovate in farmacia) e che si possono mixare alla crema idratante.

Over 60

A tavola e non solo. Non bisogna coprirsi troppo, soprattutto con capi in lana o sintetici o colorati. Il sudore può scatenare il prurito.

Per la cura della pelle. Non evitiamo di lavarci: bisogna farlo spesso per evitare la proliferazione dei germi e, per la doccia (meglio del bagno) seguendo le regole viste per gli adolescenti.

Non fatelo rinunciare allo sport

Mio figlio per la dermatite atopica ha lasciato il calcio, il tennis, il nuoto… «Ed è un peccato, perché se è vero che la sudorazione può causare o scatenare una riacutizzazione della malattia, è possibile continuare lo sport adottando certi accorgimenti», spiega la dermatologa. «Prima di tutto ricominciamo con sforzi fisici graduali, per poi aumentare nel tempo: niente gare o partite tutte insieme e subito. Per gli indumenti: devono essere molto traspiranti, bianchi e senza fibre allergizzanti. Facciamo una doccia veloce (5 minuti) subito dopo l’attività, soprattutto se si è stati a contatto con il cloro della piscina. Dopo la doccia, applichiamo bene e con pazienza su tutto il corpo la crema emolliente consigliata dal dermatologo, sulla pelle ancora umida».

Oggi si curano anche le dermatiti più gravi e precoci

«Alla base della dermatite atopica c’è un’infiammazione precisa, che chiamiamo di tipo 2, e che è la stessa che produce le allergie», spiega Silvia Ferrucci. «Se la dermatite è lieve e l’idratazione e igiene pur corrette non sono sufficienti, è possibile aggiungere farmaci cortisonici topici, ma non troppo a lungo, per evitare effetti collaterali sistemici e per non danneggiare la cute con trattamenti prolungati. Ci sono poi gli inibitori topici della calcineurina con azione antinfiammatoria: hanno minore potenza ma si possono usare nel lungo termine, nei casi di dermatite localizzata e che richiedono solo due applicazioni alla settimana. Così abbiamo meno recidive e non dobbiamo ricorrere ai cortisonici. Oggi esistono nuove terapie: le inibitori dei Jak (upadacitinib) e gli anticorpi monoclonali (tralokinumab e dupilumab). Dupilumab è l’unico farmaco biologico a essere rimborsato SSN sia per il trattamento di adulti e adolescenti con dermatite atopica da moderata a grave, sia per i bambini a partire dai sei anni di età con malattia grave. «I farmaci biologici sono la vera svolta nella cura della dermatite atopica: abbiamo così cambiato la vita di molti pazienti, anche adolescenti», dice la dermatologa.

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