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ROMA – È il giorno del Dibba furioso: contro Beppe Grillo “padre padrone”. Contro il M5S che lo mal sopporta e che, ai tempi del Di Maio “ducetto” gli ha impedito di lanciare l’Opa e diventarne il leader. Dunque via dalle stelle. Alessandro Di Battista strappa: non si candida e piccona il garante. Fonderà un’associazione culturale, “per fare politica da fuori. E poi si vedrà”. Chi conosce bene l’ex deputato pronostica che l’obiettivo siano le Europee del 2024. Mettersi in scia al probabile fiasco elettorale del partito di Conte, rottamare definitivamente il brand appannato del Movimento, per dare vita a un nuovo soggetto politico. Con chi? Davide Casaleggio, con la compagna Enrica Sabatini, aka Lady Rousseau, si è già detto disponibile a dialogare.
“La sintonia con Alessandro c’è, Rousseau è a disposizione”, fa sapere proprio Sabatini, che domenica a Pescara convolerà a nozze con Casaleggio jr, nel giorno dell’anniversario della nascita di Gianroberto.
Virginia Raggi, amata dalla base e inviperita con Conte per il mancato seggio in Parlamento, sta alla finestra: aspetta di capire se quel che resterà dei 5 Stelle dopo le elezioni sia scalabile oppure no. L’ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, si tiene in contatto da settimane. C’è insomma una galassia pre e post-grillina in fermento. A chi lo contatta in questi giorni, Di Battista risponde così: “Ne riparliamo a settembre, ora vado in ferie”. Dopo le fatiche da inviato speciale in Russia per il Fatto, guarderà da lontano le bizze della campagna elettorale da cui si è tenuto fuori. Per riemergere in autunno e passare all’incasso. O almeno provarci.
Certo il video-post di ieri segna uno spartiacque. Chi fino a poco fa lo sognava di ritorno, alla guida del M5S, è costretto a ricredersi. La cesura con i 5 Stelle è netta. Irrecuperabile. Ai piani alti del Movimento, dice lui, lo vedono come un distruttore “alla Attila”. E lui ricambia: “Vi buttavate tra le braccia del Pd, mentre io vi dicevo che era la Morte nera”. E anche adesso “molti non mi vogliono, da Roberto Fico a Beppe Grillo, che ha indirizzato il Movimento nel governo dell’assembramento”. Ce l’ha soprattutto con lui, con Beppe: “Fa ancora il padre padrone. E io sotto Grillo non ci sto! Di lui non mi fido. Dovrebbe fare un passo di lato”. Una disistima che il garante ricambia: “Alessandro vive nel passato – Grillo lo descrive così nei conversari privati – è ancora quello dei gilet gialli”.
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Dibba conferma che “non c’erano le condizioni” per candidarsi. Anche perché “nessuno mi ha mai chiamato dicendo: abbiamo bisogno di te. A parte Danilo Toninelli“. Sprizza livori. In passato, racconta, “mi hanno impedito di fare il capo politico del M5S, evitando di votare. Non hanno voluto pubblicare i risultati degli Stati Generali, quando avevo preso il triplo dei voti di Di Maio”. Salva solo Giuseppe Conte, “un galantuomo”. Ma in politica la pensano diversamente. “Io non sono atlantista, più Nato per me significa più insicurezza”. E Conte di imbarcare un personaggio così, tacciabile di filo-putinismo, non ci pensava proprio.
Di Battista guarda già oltre il voto. Promette che ci sarà. “Ai tanti che mi dicono “fai un Movimento nuovo”, io rispondo che era impossibile farlo in due mesi. Ma creerò un’associazione culturale, civica, per darci una struttura. E poi vedremo in futuro a cosa potrà portare”. A dirla tutta il primo test di una “lista Di Battista” c’è già stato, anche se il suo nome non figurava nel logo. Era l’ottobre 2021 e la lista “Roma Ecologista”, per cui l’ex deputato si spese in lungo e in largo, corse appaiata al M5S di Raggi alle elezioni comunali di Roma. Prese l’1%.