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Diritti: non si chiamerà più Ius soli ma Ius scholae. La legge è pronta

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Dalle parole ai fatti: è pronta la legge sulla nuova cittadinanza che riguarderà un milione di ragazzi figli di immigrati nati e cresciuti in Italia. Potranno diventare cittadini italiani, uscendo dal limbo che li vede italiani di fatto ma non di diritto. Doveva essere discussa ieri in commissione Affari costituzionali, ma la guerra Russia-Ucraina ha congelato tutto. Perciò la proposta presentata dal presidente della commissione, il grillino Giuseppe Brescia, che ne è anche il relatore, slitta alla prossima settimana. 

Dopo decenni di scontri, e addirittura una approvazione nel 2015 alla Camera per poi finire nel nulla al Senato, il provvedimento è l’erede dello ius soli. Modifica la legge numero 91 del 1992 che si basa sullo ius sanguinis, il diritto cioè alla cittadinanza italiana solo se figlio di almeno un genitore italiano. Mentre i bimbi figli di stranieri possono chiedere la cittadinanza dopo i 18 anni, e se hanno risieduto ininterrottamente in Italia. 

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di
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Non sarà più così. Il Pd, ma anche buona parte dei 5Stelle e la sinistra, dovrebbero spuntarla con il primo passo in Parlamento di un diritto tanto atteso: fu una campagna della comunità di Sant’Egidio nel 2010 a mettere in agenda la necessità di cambiare lo ius sanguinis. Adesso il testo che la commissione di Montecitorio è chiamata ad esaminare è in tre articoli e introduce lo ius scholae o ius culturae. In pratica “un bambino nato in Italia o arrivato in Italia prima di avere compiuto 12 anni, nel momento in cui compie un ciclo scolastico di 5 anni, facendone richiesta, ottiene la cittadinanza italiana”: così recita la proposta sulla quale si comincerà a discutere e a votare alla Camera. 

Spiega Brescia che la legge prevede esclusivamente lo ius scholae, cioè il riconoscimento di cittadinanza ai minori stranieri legato a un percorso scolastico. Quindi aggiunge: “Credo che il modello dello ius scholae possa trovare un consenso largo, anche perché mette al centro il valore della scuola, il ruolo dei nostri insegnanti. È in classe che si costruisce la cittadinanza, l’appartenenza a una comunità. Ho lavorato su questo testo semplice che può essere approvato già in questa legislatura”.

Un provvedimento che punta a un accordo ampio e veloce, anche se la strada è tutta in salita. Sia Matteo Salvini sia Giorgia Meloni hanno fatto sapere che non se ne parla. Ne è consapevole Matteo Mauri, ex vice ministro all’Interno, al quale il segretario dem, Enrico Letta ha delegato il dossier cittadinanza. “Siamo molto soddisfatti che se ne ritorni concretamente a discutere. Il Pd è da sempre molto determinato e il segretario Letta ha spinto da subito in questa direzione. È una questione di civiltà che è in sintonia con la maggior parte dell’opinione pubblica. Sarebbe assurdo non farlo. Sappiamo che non sarà facile a causa dell’opposizione ideologica di alcuni partiti. Ma faremo di tutto per farla passare nella forma più avanzata possibile”. 

Brescia è fiducioso che sulla proposta snella da lui presentata si possa arrivare all’approdo. Lancia anzi un appello: “Ci sono leggi e regole che cambiano la vita di migliaia di persone e ci sono discussioni politiche che vengono fatte per lasciare tutto com’è. Serve un impegno serio con zero propaganda. Chi aspetta da anni questa legge non merita uno show pre- elettorale e strumentalizzazioni da destra e sinistra”.

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