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Canazei – Maurizio Dellantonio è il presidente del Soccorso alpino nazionale, al vertice della struttura che coordina i soccorritori che stanno lavorando nei luoghi della valanga che ha fatto sette morti e tre dispersi.
Presidente, come stanno andando avanti le ricerche?
“In questi giorni i droni hanno sorvolato le zone primarie, quelle dei primi rinvenimenti. Sono luoghi vicini ai cambiamenti di pendenza alla fine dei piani e all’inizio degli avvallamenti ripidi. Lì abbiamo ritrovato resti umani e attrezzature e sono stati tutti prelevati”.
Maurizio Dellantonio, presidente del Soccorso alpino nazional
E’ pericoloso lavorare sul posto?
“Le attività che facciamo tengono in considerazione il rischio di caduta del ghiaccio. Non è una cosa banale. La parte di ghiaccio rimasto in alto è stata più volte visionata dagli esperti glaciologi che sono molto preoccupati per le fratture che si sono create a monte. Noi abbiamo il dovere di garantire la sicurezza di tutti gli operatori. Abbiamo fatto un calcolo del tempo che ci metterebbe il ghiaccio a raggiungere la zona primaria dopo un eventuale nuovo distacco e sono cifre bassissime, parliamo di appena venti secondi nella zona più alta. Troppo poco. E si badi bene, nella prima giornata nessuno dei volontari intervenuti ha fatto un passo indietro nonostante i rischi, tutti sono andati e se qualche ferito se la caverà forse è stato anche grazie alla tempestività dei soccorsi”.
State pensando a dei distacchi artificiali del ghiaccio che è rimasto ancora su?
“Non sono previsti al momento. Se ne è parlato, ma gli esperti hanno detto che la massa è troppo grande e ci sono problemi tecnici”.
Cosa potete fare adesso?
“Serve un monitoraggio sul posto, con incursioni fatte all’alba, quando la temperatura è più bassa ed è più sicuro andare: lo stiamo già valutando e giovedì probabilmente faremo i primi interventi sul terreno, anche con le unità cinofile specializzate, in quella parte dove abbiamo calcolato che il tempo per riuscire a evitare una nuova frana si aggira intorno al minuto”.
Si è parlato della possibilità di usare mezzi meccanici.
“Le questioni che riguardano l’uso di questi mezzi sulle parti basse sono in mano alla provincia di Trento e valuteranno loro se nei prossimi giorni attivarsi anche in questo senso. E’ possibile, ma si dovrà aspettare un ancora un po’ di tempo”.
I volontari coinvolti quanti sono?
“Ce ne sono tantissimi e sono tutti pronti a salire. Noi diciamo di stare fermi, fintanto che non riusciamo a organizzare qualcosa di diverso. Il primo giorno i volontari impiegati saranno stati circa un centinaio, adesso ci sono quattro piloti di droni e due esperti soccorritori. Quelli al lavoro sono in sei”.
L’elicottero che rileva la presenza di cellulari è passato?
“Sì, e sappiamo dov’è un cellulare. Ma è proprio in cima, laddove è più pericoloso andare”.