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Palazzo Madama, otto giorni dopo. Va in scena un nuovo scontro sui diritti. E i protagonisti sono più o meno gli stessi. In discussione il Dl trasporti, che poi nel pomeriggio ha ottenuto il via libera in Aula: nel testo già approvato dalla Camera c’è una norma, inserita dalle deputate Alessia Rotta (Pd) e Raffaella Paita (Iv) che prevede il divieto sulle strade e sui veicoli di “qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche”.
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Giovanna Vitale
04 Novembre 2021
Fin qui nulla di strano, o quasi, tranne il fatto che il Parlamento è costretto ad approvare una disposizione di legge per sancire ancora una volta il no a tutte le discriminazioni. Ma al Senato arrivano due emendamenti, a firma di tre senatori di Fratelli d’Italia (Malan, Ruspandini, Totaro), che puntano a eliminare in modo chirurgico il riferimento all’identità di genere, ovvero la percezione che ogni individuo ha della propria sessualità al di là della biologia e dell’anagrafe. Concetto al centro dello scontro sulla legge Zan: “Si tenta di reintrodurre l’identità di genere, tipica espressione della nefasta ideologia gender, appena respinta nel ddl Zan”, afferma Lucio Malan. Fdi chiede che la propria norma venga valutata dall’aula con il voto segreto, ovvero con la stessa (contestata) procedura con cui la scorsa settimana è stata affossata la normativa contro l’omotransfobia.
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Giovanna Casadio
01 Novembre 2021
La presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, è orientata a concedere nuovamente il voto segreto, o almeno così fanno sapere il senatori di Pd e 5Stelle, e anche parte del governo. E, in un clima di malumore nei confronti della numero uno di Palazzo Madama, l’esecutivo è costretto a porre la questione di fiducia sul disegno di legge, onde evitare il rischio di una nuova figuraccia in aula. Mossa che, trapela da ambienti Pd, il governo stava già valutando ma che il pericolo di una nuova imboscata sui diritti avrebbe reso ineludibile. La legge, alla fine, passa e il riferimento all’identità di genere stavolta è salvo.
Le polemiche non sono mancate: “Il governo pone l’ennesima fiducia e non siamo d’accordo – dice il capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo – È vero c’è una richiesta di voto segreto ma questo è il Parlamento, questa è la de-mo-cra-zia. Continuare a mettere sempre la fiducia su tutti i provvedimenti, dà la sensazione che si vuole evitare il dibattito e evitare il Parlamento che, lo ricordo, è formato dai rappresentanti del popolo”.
Alessia Rotta va giù duro contro la destra: “Con la scusa della inesistente ideologia gender, continua a dimostrare di non avere alcuna intenzione di combattere le discriminazioni e la violenza del linguaggio. Non si spiega altrimenti la battaglia ingaggiata al Senato contro il nostro emendamento mirato a vietare manifesti pubblicitari sessisti, discriminatori e violenti. Questo atteggiamento, tra l’altro, dimostra ancora una volta – conclude Rotta – che questa destra non aveva alcuna intenzione di mediare per l’approvazione del ddl Zan”.
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Ilvo Diamanti
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