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Il mondo della scuola si scaglia contro il “docente esperto” lanciato dal decreto Aiuti bis. In poche ore, una petizione online avviata da un docente di Caltagirone, in provincia di Catania, ha raccolto oltre 7mila firme. E sembra destinata a volare sul web. “L’introduzione del ‘docente esperto‘ – scrive Salvo Amato, promotore della raccolta di firme, al presidente del consiglio Mario Draghi – è una idea aberrante”. E ne chiede lo stralcio. Amato snocciola una serie di motivazioni contro la nuova carriera del docente. In primis, un “governo che dovrebbe muoversi nel perimetro degli affari correnti, introduce un percorso formativo della durata di ben 9 anni alla fine del quale i docenti verrebbero “selezionati”. E “non si capisce come e chi” selezionerà l’unico docente della scuola al termine del lunghissimo percorso di formazione. Perché, dal 2033, saranno 8mila i docenti che potranno accedere al ruolo di “esperto”.
I nodi da sciogliere
Ma non solo. “Non si specifica – continua il prof – in cosa sarebbe esperto il docente in questione e l’apporto innovativo per la scuola in cui presta servizio”. “Non si capisce – aggiunge – la fretta di introdurre un simile figura, perché inserirla in un decreto Aiuti e a quanto corrisponderanno 5.650 euro nel 2033”, con l’inflazione galoppante di questi mesi. E ancora: la norma esclude una larghissima fascia di docenti che nel 2033 saranno in pensione e non avranno interesse a intraprendere i tre trienni di formazione previsti per fregiarsi del titolo; i percorsi formativi saranno tutti a carico dei docenti e da seguire in ore pomeridiane. In più, secondo l’ideatore dell’iniziativa, “la norma presenta rilievi di incostituzionalità e rappresenta l’antitesi della valutazione del merito volta a motivare l’intero corpo docente e non uno su cento”.
Una legge controversa
La novità prende spunto dalla legge 79 dello scorso giugno che disegna un nuovo modello di formazione iniziale e reclutamento degli insegnanti. E che il 30 maggio portò in piazza quasi 200mila docenti e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari): il 17,5%. Ma che non faceva nessun riferimento al docente “esperto”, che sembra una evoluzione della stessa legge. Il decreto Aiuti bis non è stato ancora pubblicato in Gazzetta e non si conosce pertanto la sua formulazione finale. L’unica cosa che si sa con certezza è che la figura del docente esperto, in qualche modo, è contenuta dell’articolato che dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni. Il comunicato della Presidenza del consiglio conferma che, col decreto Aiuti bis, “è rafforzato il meccanismo di valutazione permanente dei docenti, obiettivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con particolare riferimento al riconoscimento delle risorse da destinare alla retribuzione integrativa”.
Un percorso che esclude le parti sociali
Il provvedimento è stato approvato dall’esecutivo lo scorso 4 agosto e deve essere convertito entro il 4 ottobre. Le elezioni si svolgeranno il 25 settembre e parecchie formazioni politiche hanno già evidenziato i loro dubbi. “La nuova qualifica di ‘docente esperto’, riconosciuta a chi beneficerà dell’incentivo, sempre dal 2032, prelude alla creazione di un sistema di presunta carriera che esclude il confronto con le parti sociali e si pone fuori dal contratto collettivo, quindi sganciata da orari di lavoro, opportunità di sviluppo professionali e funzioni strategiche dell’autonomia della scuola”, scrivono Manuela Ghizzoni e Irene Manzi del Pd.
“Un governo in carica solo per ordinaria amministrazione – dichiara Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) – infila in un decreto Aiuti il docente esperto, figura fuorviante. Non si inventino figure estemporanee senza nessun confronto con il mondo scuola e con i sindacati”. Anche a destra si nutrono dubbi, quantomeno sul metodo.
A rischio la qualità dell’insegnamento
“Stiamo invertendo – dichiara Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento istruzione della Lega – l’ordine delle priorità: si è concentrata l’attenzione sulle strutture, considerate investimento, mentre i soldi sulle persone evidentemente sono visti come spreco. Allora si inventano operazioni quasi a costo zero per far credere che non sia così. La prima cosa da fare è garantire uno stipendio base dignitoso a tutti gli insegnanti. O chi vale sceglierà altre strade. Oggi a rischio è la qualità dell’intero corpo docente con gli effetti a catena che si possono immaginare”.
Forza Italia, spiega Valentina Aprea, “plaude” all’introduzione del docente esperto. Ma “la logica che i commi sottendono è ancora troppo schiacciata su criteri anacronistici, corporativi e, soprattutto, centralistici, senza alcun coinvolgimento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, che, proprio per questo non introducono una vera differenziazione delle funzioni del docente esperto. Va assolutamente introdotta, poi, per il docente esperto, insieme all’insegnamento, una funzione differenziata tra quelle indicate nella legge 79/2022, dal tutoraggio a tutte le altre funzioni legate ad un vero e proprio middle management. Forza Italia – annuncia la Aprea – presenterà al Senato le proposte di modifica che andranno in questa direzione”.