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“Scambi di offese tra Letta e Calenda? A Rovereto abbiamo un correttore linguistico e politico: si chiama autonomia ed è la ragione per cui io sono la candidata al Senato del Terzo Polo e del centrosinistra di Pd, +Europa e Sinistra-Verdi”. Donatella Conzatti è la testimonial dell’anomalia trentina, che si replica un’altra volta sola, in Valle d’Aosta dove alla Camera Franco Manes corre per lo stesso “campo base”, come è stato soprannominato. Una militanza politica inquieta quella della senatrice renziana Conzatti, dalla fu Margherita a Scelta civica di Monti, quindi l’apparentamento con Forza Italia e infine l’approdo in Italia Viva fino alla sfida del 25 settembre in rappresentanza del centrosinistra de-grillinizzato e unito. Conzatti ha una speranza: che il collegio trentino sia “laboratorio per una rinata alleanza Pd-Terzo Polo”.
Conzatti, come è accaduto il “miracolo” trentino che lega Letta e Calenda nella sua candidatura?
“In Trentino Alto Adige per il Senato, così come in Valle d’Aosta per la Camera, vige il regime speciale e si ragiona in base all’autonomia territoriale. Qui non ci sono i listini proporzionali. Le dinamiche nazionali non ci appartengono, non del tutto. L’autonomia è il nostro ombrello di protezione. Il simbolo sotto cui mi presento è Alleanza democratica per l’autonomia, appunto”.
Ma manderete a Roma un minor numero di senatori dopo il taglio di 345 parlamentari?
“No, nessuna riduzione: i senatori saranno sempre 3 rispondendo al criterio della rappresentanza delle minoranze linguistiche”
Rappresentate una anomalia?
“Per noi la vera anomalia è che i partiti da Roma pensino di imporre candidati paracadutati da altri territori in Trentino”.
Chi ha deciso questa alleanza intorno al suo nome?
“Abbiamo avuto il placet del Pd e di tutto il centrosinistra e di Calenda-Renzi per la composizione del simbolo di Alleanza democratica per l’autonomia. Come Terzo Polo nel nostro simbolo abbiamo aggiunto Trentino per ricondurlo alla specificità territoriale”.
E con gli scontri nazionali come la mette?
“Siamo abituati a prenderci lo spazio dell’autonomia per le innovazioni politiche. È accaduto anche con la Margherita, che è nata qui. D’altra parte un’alleanza di questo tipo c’è stata anche per l’elezione dei sindaci di Rovereto e di Trento alle amministrative del 2020”.
Però l’intesa sul suo nome avviene dopo lo strappo di Calenda dal Pd di Letta che ha ribaltato un accordo raggiunto?
“L’autonomia è un filtro”
Come fa campagna elettorale schivando lo scontro nazionale? Ci riesce?
“Nessuna difficoltà. Qui è come se ci fosse un correttore linguistico, per cui i messaggi politici nazionali hanno una conversione in chiave territoriale. Sa che il Pd trentino ha approvato una modifica statutaria per chiarire che non è un semplice circolo ma ha una sua autonomia? E i rapporti tra noi Terzo Polo e i Dem sono assolutamente buoni e remiamo nella stessa direzione”.
Per la Camera comunque è competizione?
“Abbiamo proposte concorrenti ma non antitetiche, bensì complementari. Alcide De Gasperi era trentino, da noi concetti come Europa federale risuonano con una emozione particolare e tengono assieme”.
L’hanno mai corretta da Roma?
“No, mi danno fiducia”.
Lei vorrebbe la stessa convergenza a livello nazionale?
“Ci sono altre riflessione da fare sul nazionale. Ad esempio, da noi i 5Stelle di fatto sono in liste civiche. Però il nostro potrebbe essere ancora una volta un laboratorio e un buon punto di inizio”.
Michaela Biancofiore, candidata del centrodestra, è una avversaria temibile?
“È una avversaria che fa una campagna elettorale aggressiva, mentre io sono abituata a ragionare sui temi e le proposte”.