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L’ombra delle molestie sulle donne su Palazzo Madama. In particolare su un senatore candidato alle prossime elezioni in uno dei principali partiti italiani e di cui però non si sa il nome: la vittima che ha raccontato a Fanpage la sua esperienza da incubo, non lo rivela. Ma il suo racconto è chiaro, lucido e a sostegno ci sono anche una serie di messaggi con riferimenti sessuali e dal tono maschilista.
“Perché mi hai messo le mani addosso dentro al Senato?”, si legge in uno degli sms. L’episodio che precede questo messaggio è agghiacciante: l’uomo ha infatti toccato le parti intime della donna, racconta lei. “Perché sei bellissima”, la risposta del senatore. La donna minaccia di denunciarlo e lui reagisce così: “Sì, certo, denunci un senatore con l’immunità. Stai perdendo l’uomo e l’occasione della tua vita”.
La donna, prima che l’incubo iniziasse, voleva semplicemente lavorare in politica e quando riesce ad avere un colloquio con il senatore rimane subito perplessa. Ammiccamenti, battute sul suo aspetto fisico. Si accorge anche di un altro inquietante fatto: la segretaria del senatore ha insistito per lasciare la porta aperta durante il colloquio ma l’uomo le ha ordinato di chiuderla e di andarsene. Sempre dal racconto della donna emerge infatti che non sarebbe l’unica a subire quel tipo di molestie.
Dopo il primo colloquio iniziano una serie di messaggi e chiamate invadenti, fuori luogo. Poi il secondo appuntamento in Senato: lui le garantisce un posto di lavoro, ma vuole il suo corpo in cambio. La bacia, lei si scansa, lui si avvicina di nuovo e le tocca le parti intime. Quando la donna si allontana inizia lo scambio di messaggi già citato che continua con la donna che dà al senatore dello “schifoso”. Lui ribatte: “Ma smettila a fare la perfettina, se non volevi che ci provavo non ti mettevi la gonna, che era un chiaro segnale, ti mettevi i pantaloni e facevi la frigida. Con questi movimenti femministi del cazzo vi siete tutte montate la testa”.
Se questi non bastassero, ci sono altri elementi inquietanti nella vicenda: uno su tutti il fatto che a qualche settimana di distanza dall’accaduto, interrotti tutti i contatti, la donna riceve una perquisizione da parte della polizia in casa propria. A fare la denuncia è il senatore. Gli agenti la rassicurano. “Non abbiamo niente in mano, l’ha fatto per darti una lezione”, ammette il capo ispettore. Il racconto della donna prosegue: si reca al commissariato di zona qui, da una parte viene edotta sul fatto che “i politici fanno come vogliono”, dall’altra le viene chiesto come mai indossasse la gonna. Non solo: riceve poi una mail dalla posta elettronica della polizia di Stato con scritto: “Comunque sei uno spettacolo”.
Anche per questo episodio la donna non ha denunciato alle forze dell’ordine le molestie subite. Né ha trovato al suo fianco altre vittime dello stesso senatore: racconta di aver parlato con un’assistente del parlamentare che, in lacrime, le ha confessato di essere vittima anche lei. Ma poi tutto è finito nel silenzio.