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Dopo le spie arriva il fisco, Lega e FI contro il governo. La maggioranza implode

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ROMA – Il muro contro muro prosegue fino a sera inoltrata e segna uno dei momenti più difficili del governo Draghi. La delega fiscale fa implodere la maggioranza: Lega e Forza Italia contro il resto della coalizione. E contro il premier. Uno strappo che si ripropone puntuale, un mese dopo il sofferto doppio voto in commissione sulla riforma del catasto, che vide l’esecutivo prevalere per un solo voto.

Lo scenario è sempre lo stesso: la commissione Finanze della Camera. Il governo si presenta con un fascicolo di 25 emendamenti di mediazione. Un tentativo di concludere un percorso sinora accidentato. Ma a ora di pranzo si capisce che sarà un’altra giornata di passione. Il centrodestra di governo, saldato dallo slogan “no a nuove tasse” e cementato dall’ultimo incontro ad Arcore fra Berlusconi e Salvini, non trova fra gli emendamenti quel che cercava: il parere vincolante delle commissioni sui decreti attuativi della riforma. Inoltre, nel mirino soprattutto della Lega finisce il sistema “duale”: da un lato la tassazione progressiva sul lavoro (Irpef), dall’altro la tassazione proporzionale sui redditi derivanti dall’impiego del capitale. Per questi ultimi viene prevista l’applicazione, a regime, di una sola aliquota e solo in via transitoria di due. Regola che varrebbe anche per i redditi legati al mercato immobiliare, come gli affitti. “È un modello semplicemente inapplicabile in Italia, creerà una situazione di caos e iniquità”, afferma il leghista Massimo Bitonci. Si cerca faticosamente un’intesa, coinvolgendo anche il Mef. Ma l’accordo non c’è. E quando Matteo Salvini, poco prima delle 19, ribadisce che la Lega è contraria “qualsiasi ipotesi di nuove tasse sulla casa o sui risparmi degli italiani” l’epilogo è già scritto.

Pd, Borghi: “Su Putin e Ucraina Salvini deve chiarire come sta in maggioranza”

di
Giovanna Vitale

06 Aprile 2022

Senza una convergenza delle forze di maggioranza si comincia a mettere ai voti i 440 emendamenti sul tavolo. È il pantano. Draghi, da Palazzo Chigi fa sapere che andrà comunque avanti, minacciando anche il voto di fiducia in aula. “Una provocazione”, attacca un altro deputato della Lega, Claudio Borghi. “Sembra quasi – prosegue – che voglia portarci alla rottura”. “È gravissima l’ipotesi di ricorrere alla fiducia”, dice Laura Cavandoli, anche lei del Carroccio. Ma per Pd e 5Stelle non ci sono dubbi. “La delega fiscale è una riforma troppo importante per essere utilizzata per fini elettoralistici”, scrivono Vita Martinciglio e Giovanni Currò, membri della commissione Finanze alla Camera. “Inaccettabile che Lega e Fi vogliano indebolire Draghi”.

La situazione è di difficile soluzione. Anche perché stavolta non è solo Salvini a mettersi di traverso. In serata una nota congiunta di Carroccio e Forza Italia preannuncia la volontà di continuare a fare fronte comune: “Tutto il centrodestra ha votato contro la riforma del catasto e il conseguente aumento delle tasse sulla casa. E continuerà a farlo. Non è il momento di mettere le mani nelle tasche degli italiani”.

C’è il rinnovato feeling fra Salvini e Berlusconi dietro queste mosse, c’è l’idea di ricostruire un’alleanza a perimetro ancora incerto (con o senza Fdi) ma che comunque non ceda a quanti, dentro Forza Italia, sconsigliano l’abbraccio con i sovranisti. Certo, il leader della Lega ha un’esigenza specifica: quella di riconquistare il consenso perduto, dentro e fuori il partito. L’attacco sulla delega fiscale segue i distinguo dalla linea del governo sulla guerra, con le recenti critiche alla decisione di espellere trenta diplomatici russi sospettati di essere spie. Manda un segnale al suo elettorato, Salvini, ma anche a quei parlamentari che chiedono di cancellare, con una battaglia identitaria come quella sulle tasse, l’approccio incerto ai temi del conflitto, zavorrato dalle vecchie simpatie per Mosca. In gioco c’è la tenuta del governo: ma a questo punto, in un partito che cerca di risalire la china, è argomento secondario.

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