[ Leggi dalla fonte originale]
Ha quasi mezzo secolo di vita, ma viene ancora considerato uno dei sistemi più efficaci per rintracciare sciatori e alpinisti dispersi. Nato in Svezia, il sistema Recco, utilizzato per rintracciare Luca Perazzini e Cristian Gualdi, i due alpinisti dispersi da domenica scorsa sul Gran Sasso ritrovati questa mattina senza vita, funziona come un sonar.
“Si compone di due elementi – spiega Elio Ursini del Laboratorio di Geologia e sismologia dell’Università dell’Aquila – una piastrina in genere è posizionata su alcune tipologie di scarponi, zaini o giacche tecniche e un apparecchio rilevatore utilizzato dai soccorritori”.
Portato a mano in aree più piccole o agganciato sotto un elicottero per coprire zone più ampie, il rilevatore trasmette onde radio, che vengono re-inviate dalla piastrina. Una volta captato il segnale, il rilevatore è in grado di convertirlo in un impulso audio, tanto più forte, quanto più vicina è la piastrina, dunque l’alpinista o lo sciatore che la indossa. In questo modo, è possibile indirizzare i soccorritori nel punto preciso in cui si trova la persona il difficoltà. “Il rilevatore agganciato sotto l’elicottero in genere si utilizza su spazi ampi e tramite questa strumentazione si riesce a coprire fino a 1 chilometro quadrato in circa 6-10 minuti”, spiega il professore Ursini.
Nelle ricerche in montagna può essere fondamentale e ormai sci, giacche, scarponi, zaini e caschi hanno una piastrina incorporata, tuttavia il dispositivo continua a non essere molto utilizzato. In Italia esistono solo tre rilevatori Recco SAR da elicottero, con base a Aosta, Bolzano e Trento, da dove è arrivato quello usato sul Gran Sasso, mentre una cinquantina di stazioni sciistiche dell’Appennino, fra l’Emilia e il Molise si sono dotate di un rilevatore manuale.