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ROMA – La trasparenza c’è, ma solo sulla carta. Sapere chi finanzia oggi la politica e chi ha fatto donazioni negli ultimi dodici mesi a partiti e comitati elettorali resta difficile, se non impossibile. La Legge Spazzacorrotti ha introdotto l’obbligo di pubblicare tutti i nomi dei donatori e ha equiparato ai partiti le fondazioni: non a caso quelle adesso finite sotto inchiesta, Open di Matteo Renzi e Change di Giovanni Toti, non sono più attive. Ma molti donatori si schermano dietro sigle e fiduciarie. Ad esempio nell’ultima settimana prima del voto per le comunali di Roma a sostegno di Calenda è arrivato un bonifico da Nicolò Rebecchini, erede di una dinastia di costruttori romani, mentre Pietro Salini, patron del gruppo Webuild, ha versato diecimila euro. I due imprenditori si sono fatti avanti facendosi schermo di società personali.
Secondo l’elaborazione de L’Espresso, in edicola domani con Repubblica, tra l’agosto del 2020 e settembre scorso il sistema dei partiti ha ricevuto circa 47 milioni di euro, in gran parte sotto forma di contributi versati dai parlamentari. Gli elenchi però comprendono anche le erogazioni di oltre 400 aziende e imprenditori. Per Calenda si è mobilitato il mondo della moda con Patrizio Bertelli, patron di Prada, insieme agli Zegna e ai Loro Piana. Giuseppe Sala a Milano ha invece incassato generosi contributi provenienti dagli ambienti finanziari: come quelli di Federico Sarruggia di Permira e di Stefania Bariatti, presidente fino all’anno scorso di Mps che ha contribuito con mille euro al comitato di Sala, il sindaco che l’ha nominata nel cda di A2a.
La copertina de L’Espresso in vendita il 5 dicembre 2021 con Repubblica
La Lega ha raccolto 13 milioni e al partito di Salvini ultimamente guardano con interesse alcune catene del settore mobili, come la Giessegì che ha donato 50 mila euro: il patron Gabriele Miccini lo scorso marzo aveva chiesto alla Lega di sostenere la riapertura dei negozi di mobili. Il Pd a livello nazionale raccoglie 3 milioni, il grosso lo gestiscono le 100 sezioni locali che hanno ricevuto 6 milioni, tra potenziali conflitti di interesse. Solo per fare un esempio, ai dem di Rimini la società immobiliare Sias e la Costruzioni Paglierani hanno donato quattromila euro ciascuna. Pochi giorni prima, la giunta di centrosinistra di Santarcangelo di Romagna aveva dato l’ok alla variante proposta da Sias per un supermercato nei terreni della Paglierani.
Anche Fratelli d’Italia ha attirato gli interessi del settore privato. Il maggiore donatore di Meloni con 50 mila euro è il colosso emiliano della sanità privata Villa Maria, che ha progetti di espansione nel centro Italia. L’Aps pavesi ha versato 45 mila euro: l’azienda ha realizzato l’Esselunga di Lodi supportata proprio da Fdi. Forza Italia nell’ultimo anno ha ricevuto 100 mila euro dalla Fininvest e altrettanti da Luigi Berlusconi. Altri 95 mila euro li ha versati il fondatore di UniCusano, Stefano Bandecchi, poco più dell’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato. Entrambi hanno ottimi motivi per aprire il portafoglio.
L’Espresso pubblica sul suo sito il motore di ricerca delle donazioni realizzate dall’agosto 2020 fino a ottobre 2021: un database ricercabile per nome e partito di tutti i versamenti effettuati e dei loro importi. Per costruirlo, L’Espresso ha “ripulito” i file pubblici, liberandoli dal loro formato chiuso e strutturando i dati per renderli di più semplice consultazione per tutti. Sul sito dell’Espresso, sia su desktop che su mobile, è ora possibile filtrare i risultati, trovare finanziamenti specifici e ordinare i versamenti in base al loro importo.