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Elezioni a Parma, popolare e aristocratica la culla dei 5S che torna al bipolarismo

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 I 5 Stelle a Parma non esistono più, proprio lì dove la grande epopea prese il largo nel 2012. Ma dieci anni dopo l’inceneritore che fu uno dei motivi della vittoria di Federico Pizzarotti – il quale era contrarissimo, salvo poi scoprire che non si poteva tornare indietro – rieccoci qui a parlare di “analisi costi-benefici”. Sembra quasi una condanna: una città ancora ricca e con gli indici di vivibilità in cima alle classifiche italiane che si accapiglia sulle opere pubbliche. A essere contestato stavolta c’è l’allungamento della pista aeroportuale per i cargo, cioè per la logistica. Dieci candidato sindaco (tutti maschi), a parole tutti contrari, eppure ci si infiamma lo stesso. La Gazzetta di Parma, il giornale degli industriali, ha preso posizione paragonandoli a delle specie di no vax, perché contrari al “progresso”.

Federico Pizzarotti: “Populismo e opportunismo, così il M5S ha perso un’occasione”

dal nostro inviato
Matteo Pucciarelli

04 Maggio 2022



Così eccoci nel salone dove normalmente si balla il tango della Polisportiva Castelletto, dopocena di venerdì, 300 persone almeno in platea, dibattito coi candidati: è una specie di corrida – nello stanzone accanto invece si fanno serenamente i tornei di scala 40 – e i fischi piovono a valanga specie sul candidato del centrosinistra e su quello del centrodestra.

Parma, le “regole” del confronto creano il caos fra candidati sindaco e pubblico

E qui bisogna fare un rewind. Gli ex M5S di Pizzarotti che avevano riconquistato la città nel 2017 con Effetto Parma a questo giro sono alleati con il Pd. Per la coalizione corre il 40enne professore universitario Michele Guerra, stimato assessore alla Cultura uscente, un indipendente d’area dem. Lega e Fi ripropongono Pietro Vignali, il sindaco che per poco non mandò in default le casse del Comune accumulando un debito da 850 milioni, dimezzato da Pizzarotti. La storia della pista considerata inutile e anti-ambientale in una pianura Padana già bella inquinata accende gli animi perché si porta appresso delle contraddizioni: a livello regionale il presidente Stefano Bonaccini del Pd è favorevole all’implementazione; e anche i parlamentari locali della Lega, da destra, tifano per l’infrastruttura. Ecco spiegati i fischi verso i due favoriti (con Guerra ampiamente in testa, a leggere i sondaggi). “Sono contro ma non si può più fermare il progetto”, dice Vignali. “Non è vero, dovrà esprimersi il Consiglio comunale e se vinceremo dirà di no”, replica Guerra. Parma, anima popolare dei mille circoli Arci e assieme antica aristocrazia ducale, continua a sentirsi minacciata: da Bologna matrigna, da Roma, da Bruxelles, da potentati economici locali ma con gittata internazionale che non prendono posizioni in chiaro ma muovono comunque le loro pedine. Per cui, a chi credere?
Poi si dibatte sullo stadio Tardini, sorto cento anni fa nel cuore della città, gli americani proprietari della squadra vogliono riammodernarlo e farci un centro commerciale, altri interessi invece premono per spostarlo fuori città, ma comunque: anche qui tutti e dieci sono per la conservazione della storica struttura e per una mitigazione delle richieste dei privati che rischiano di travolgere l’urbanistica del centro. Perlomeno a parole l’ombra delle speculazioni inquieta la politica locale, “dobbiamo difendere la città e i nostri monumenti”, avverte il candidato sindaco di Azione, Dario Costi, non esattamente un sovranista o anticapitalista.

A destra, con il Pd o soli. La galassia centrista va in ordine sparso

di
Matteo Pucciarelli

10 Maggio 2022



L’anima ribelle parmigiana vive soprattutto a Oltretorrente, dove il comunistaGuido Picellinel 1922 guidò e vinse la battaglia contro i fascisti guidati da Italo Balbo. Quartiere popolare e multietnico ma a rischio gentrificazione, l’editore di GialloparmaMassimo Soncinispiega che “il M5S qui ha rappresentato un battello di transizione dove salì un po’ di tutto dopo il fallimento di destra e sinistra. La loro funzione oggi è finita”, quindi si è tornati al bipolarismo. Ora a facilitare il compito del centrosinistra ci sono le divisioni della destra: Vignali non avrà i voti di Fdi, che corre da sola. In gioventù pr in discoteca, memorabile in passato fu la sua cintura elettorale con su scritto “vota sindaco simpa”, oggi fa il giro delle sette chiese a ricordare “questo l’ho fatto io”, “quest’altro l’ho fatto io”, sui social è reperibile un filmato di 20 secondi di comizio con sette “io” di fila. I comitati elettorali dei due candidati principali nella centrale strada Cavour sono divisi da una pizzeria.

Campagna elettorale con “marcatura a uomo” a Parma. Sono infatti operative in via Cavour le sedi elettorali dei candidati sindaco Michele Guerra del centrosinistra e Pietro Vignali del centrodestra. Entrambi gli uffici elettorali si trovano nella centralissima via Cavour a otto metri di distanza una dall’altra. A dividerli solo il chiosco di una nota pizzeria. Guerra ha aperto la propria sede per primo al civico 37, seguito alcuni giorni dopo da Vignali al civico 35. Solo una coincidenza oppure strategia politica?

Foto Marco Vasini
 

Casa Guerra è un porto di mare: dem, ex M5S, Italia viva, Sinistra Coraggiosa sulla falsariga di Elly Schlein, la lista Onda, area radicale e di sinistra (“siamo i cani sciolti, antifascisti, referendari, possiamo riequilibrare una coalizione altrimenti molto attenta al mondo cattolico”, sorride Luca Marola, imprenditore del mondo cannabis legale, ha inventato i volantini elettorali che si spezzettano e diventano cartine). “Se penso a tutti i soldi del Pnnr che arriveranno mi vengono i brividi”, confessa Guerra parlando alla platea di pensionati che lo ascolta all’Arci San Lazzaro, altro quartiere popolare, il riferimento è al passato spendaccione dell’avversario. Però Maura Colla, una compagna della Cgil, lo avverte accorata, “se lei vince non voglio più sentire dire come faceva l’assessore al Welfare, di fronte a uno sfratto, “eh ma se prima hai fatto la cicala…””, insomma non è che con Pizzarotti sia stato tutto rose e fiori. Perché Parma alla fine è ricca e vivibile sì, ma mica per tutti.

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