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La data è domenica 12 giugno. In un solo giorno, con seggi aperti dalle 7 alle 23, si vota per eleggere i sindaci e rinnovare le amministrazioni di 978 Comuni e, contemporaneamente in tutta Italia, per i cinque referendum sulla giustizia che hanno avuto il via libera dalla Corte costituzionale. È l’election day, in tutto simile a quello che si tenne nel 2020. La data del 12 giugno è stata scelta soprattutto perché i seggi si allestiscono nelle scuole, che in quasi tutto il Paese si chiuderanno il 10 giugno.
Per le amministrative sono chiamati alle urne quasi 9 milioni di italiani. Un mini test politico dunque, che coinvolgerà 26 Comuni capoluogo di provincia e, tra questi, quattro città capoluogo di Regione. Sono Genova, Palermo, Catanzaro e L’Aquila. Mentre sono 142 i Comuni con più di 15 mila abitanti. I capoluoghi di provincia chiamati al voto il 12 giugno sono Alessandria, Asti, Barletta, Belluno, Como, Cuneo, Frosinone, Gorizia, La Spezia, Lodi, Lucca, Messina, Monza, Oristano, Padova, Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Verona, Viterbo. Se nelle città con oltre 15 mila abitanti nessuno dei candidati raggiunge il 50 % più uno dei consensi, si va al ballottaggio, che è previsto il 26 giugno.
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Ma c’è una novità per i Comuni più piccoli, ovvero con meno di 15 mila abitanti proprio per queste amministrative: se ammessa una sola lista, e fermo restando che i voti validi all’unica lista ammessa non devono essere inferiori al 50% dei votanti, sarà sufficiente che il numero dei votanti non sia inferiore al 40% degli elettori. In pratica è previsto un quorum più basso per la validità dell’elezione.
Focus su alcune sfide, innanzitutto sulle città capoluogo di Regione. A Genova sono 7 i candidati in corsa. Ma la competizione è tra Marco Bucci – il sindaco uscente e ricandidato che cercherà di ottenere il mandato bis, appoggiato dal centrodestra ma anche da Carlo Calenda e Matteo Renzi – e Ariel Dello Strologo, che è sostenuto dal fronte progressista di Pd, 5Stelle e alcune liste di sinistra. I nastri di partenza ci sono inoltre Mattia Crucioli di Uniti per la Costituzione; Antonella Marras di Sinistra insieme; Cinzia Ronzitti del Partito comunista dei lavoratori; Martino Manzano Olivieri del Movimento 3V; Carlo Carpi di Insieme per Genova.
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A Catanzaro, il centrosinistra nella formula del campo largo, schiera Nicola Fiorita. Il centrodestra si è diviso: Valerio Donato, ex dem, è sostenuto da Forza Italia, Lega e anche renziani e Udc. Mentre Fratelli d’Italia corre da sola Giorgia Meloni ha voluto un pezzo da novanta del partito, la coordinatrice nazionale Wanda Ferro. In corsa ci sono anche Antonio Campo con Catanzaro Oltre; Francesco Di Lieto per Insieme osiamo; Antonio Talarico con Noi con l’Italia, Azione popolare, Catanzaro al centro.
L’Aquila vede in gara un poker di 4 candidati sindaco. Si ripresenta il primo cittadino uscente, Pierluigi Biondi di centrodestra che cerca il secondo mandato. Per il centrosinistra in corsa è Stefania Pezzopane, senatrice del Pd, ex presidente della Provincia, che ha l’appoggio anche dei grillini. Americo Di Benedetto è sostenuto da alcune liste moderate; Simona Volpe con Liber L’Aquila.
Palermo, come sempre laboratorio politico, ha schierato per il campo progressista di Pd e 5Stelle Franco Miceli, mentre Azione di Calenda e +Europa di Emma Bonino sostengono Fabrizio Ferrandelli. Il centrodestra dopo spaccature e polemiche, è in corsa con Francesco Lagalla appoggiato anche da alcuni renziani. Candidati inoltre Rita Barbera per Potere al Popolo; Francesca Donato con Rinascita Palermo; Ciro Lomonte con lista civica.
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Da segnalare infine che su circa sessanta candidati sindaci presentati dai maggiori partiti, solo 15 (una su quattro) sono donne: nove del Pd, due di Fratelli d’Italia, una della Lega, due grilline e una civica di centrodestra. Il numero aumenta nel mare magnum di candidature minori. Nelle città capoluogo la sola sfida al femminile di candidate forti è a Piacenza, dove l’uscente Patrizia Barbieri per il centrodestra gareggia con Katia Tarasconi del campo progressista.