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ROMA – Sono circa 9 milioni gli elettori chiamati alle urne per le amministrative di domenica prossima, 12 giugno. Un mini test, in cui però i partiti si giocano molto, non soltanto perché misurano il loro radicamento nelle città, ma anche in vista delle politiche del 2023 e del peso che ciascuno avrà all’interno di coalizioni traballanti. Domenica sarà election day, dal momento che 51 milioni e mezzo di italiani sono chiamati a votare i 5 referendum sulla giustizia. Urne aperte un solo giorno: dalle 7 alle 23. Il 26 giugno eventuale ballottaggio per i centri con più di 15 mila abitanti se nessuno supera il 50% dei consensi.
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di
Giovanna Casadio
Dei 978 comuni al voto, sono 22 i capoluoghi di provincia e 4 quelli di regione (Genova, L’Aquila, Catanzaro e Palermo). I leader sono impegnati in questi ultimi giorni di campagna elettorale con tour che mirano a convincere gli indecisi: lo spettro dell’astensionismo è infatti il primo avversario da vincere. Nelle 26 città più grandi, 18 erano governate dal centrodestra, 5 dal centrosinistra e 3 da giunte civiche.
Difficilmente ci sarà un replay, perché gli scontri nel centrodestra per la scelta dei candidati hanno lasciato il segno. In alcuni casi, le destre si sono poi ricompattate: a Palermo ad esempio, dopo un lungo braccio di ferro, Roberto Lagalla è sostenuto da FdI, Lega e FI e sfida Franco Miceli per l’alleanza progressista. È una contesa decisiva, in vista del voto d’autunno per la Regione. Ma in capoluoghi importanti il centrodestra procede diviso: a Messina, Verona, Parma, Catanzaro e Viterbo. Tanto che ieri Matteo Salvini, il leader leghista, si è tolto il sasso dalla scarpa: “Io ho lavorato perché il centrodestra fosse compatto ovunque, in alcuni casi FdI ha deciso di rompere e me ne dispiaccio. Conto che siano solo episodi spiacevoli”. Meloni non sembra affatto pentita delle scelte. A Catanzaro ha schierato Wanda Ferro in una gara con Nicola Fiorita per i progressisti e con Valerio Donato, ex dem, ora civico che raccoglie destra e centristi, inclusi i renziani.
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Emanuele Lauria
Nel centrosinistra infatti a smarcarsi è Iv, che procede a geometria variabile: a Genova dove si ricandida Marco Bucci di centrodestra — contro il candidato del centrosinistra Ariel Dello Strologo — Renzi e Calenda stanno con Bucci. Lo appoggiano, ma senza insegne. Meloni non manca una stoccata: “Non la considero una convivenza con Italia Viva, ci sono dei singoli folgorati sulla via di Damasco”.
A Verona Renzi ha puntato sull’ex leghista Flavio Tosi, sostenuto da Forza Italia che sfida Federico Sboarina, sindaco ricandidato del centrodestra e Damiano Tommasi, ex calciatore per il centrosinistra. Delicate le partite lombarde di Como, Lodi e Sesto San Giovanni e di Alessandria in Piemonte. Se FdI avrà più consensi della Lega, sarà un colpo assestato alla leadership di Salvini. Anche per Pd e 5Stelle è una cartina di tornasole dell’alleanza.