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Elly Schlein c’è. Pantaloni e camicia bianca, emozionata col canovaccio del discorso in mano sul palco del comitato elettorale della lista Democratici e Progressisti, a Roma con Enrico Letta e il segretario di Articolo 1 Roberto Speranza. La vicepresidente della Regione si candida da indipendente nella lista proporzionale del Pd a Bologna. “Questa è stata una scelta non semplice, ma in linea con le nostre battaglie” dice Schlein ringraziando la “comunità di Coraggiosa con cui ho condiviso la decisione”: “La posta in gioco è talmente alta che non ci si può tirare indietro contro questa destra ipocrita”.
L’abiura di Meloni al fascismo in tre lingue
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Così Schlein, ringraziata anche da Letta: “Le ho chiesto di candidarsi per portare l’esperienza delle Agorà, che hanno coinvolto 150mila persone, nella lista. Sono felice mi abbia detto sì”. In dote a Roma Schlein porta il programma delle Agorà, che ha seguito dopo la nomina dello stesso Letta nell’osservatorio dei saggi. E anche molta grinta. “Porteremo il nostro programma strada per strada. Troppe persone hanno perso la speranza che la politica possa essere una strada per cambiare le loro vite. Ma se non ti occupi della politica, la politica si occuperà di te”.
Schlein fa appello ai giovani
Schlein fa appello ai giovani, “io spero di vederne tanti battersi con noi”, per una Italia che sia “libera dai ricatti, dal precariato, dalle mafie” e coi cittadini “liberi di essere come sono senza dover giustificare la loro diversità”. Un Paese in cui “il welfare non sia un costo ma un investimento”, e che ascolti il grido d’allarme degli scienziati sull’ambiente, “perché non c’è più tempo”. Dura, Schlein, soprattutto con Giorgia Meloni e il suo “compitino ben confezionbato in tre lingue”: “Meloni è tutta sulla difensiva a spiegarci cosa non è e cosa non sarà, ma è tardi per raccontarcela. E io non le ho mai sentito dire una cosa semplice: che non ci saranno fascisti e nostalgici nelle sue liste. Può dirlo o non può dirlo?”. L’avversario ora, conclude Schlein, “è l’indifferenza di chi non ci crede più”: ” Bussate a una porta più, crediateci. Non ho mai fatto una campagna elettorale che non cominciasse con un pronostico da ribaltare. La partita è ancora tutta da giocare”.
Elezioni, il rebus delle liste
Prova a suonare la carica, Schlein, in attesa della chiusura del rebus delle liste. A cominciare da quella di Bologna. Il segretario regionale Luigi Tosiani è sempre a Roma, al secondo piano del Nazareno, in attesa di chiudere la rosa dei nomi con Enrico Letta. Tra le novità delle ultime ore c’è Ilaria Cucchi, candidata da Sinistra Italiana, il cui nome è circolato per un seggio sotto le Due Torri. Romana, attivista per i diritti umani e sorella di Stefano Cucchi, la candidatura avrebbe un valore simbolico e sarebbe probabilmente gradita in città.
Al contrario di Pier Ferdinando Casini, nome sul quale è molto forte la resistenza sia tra i dem bolognesi che a Palazzo d’Accursio. Primo perché Casini, che nel 2018 fu candidato in quota centrista, stavolta correrebbe nelle file del Pd. E secondo, perché il suo profilo è molto distante dal Pd “laburista” che i dem bolognesi vogliono far crescere nella città “più progressista d’Italia”.
Per il resto sembrano certi di entrare nei collegi sia il parlamentare uscente Andrea De Maria che il sindaco uscente Virginio Merola, spinti dal Pd bolognese. Nel listino proporzionale, che eleggerebbe tre deputati alla Camera e due al Senato, entrano invece di sicuro, oltre a Schlein, la presidente Pd Valentina Cuppi e la prodiana Sandra Zampa. In lizza anche Stefano Vaccari nel seggio di Modena, e Daniele Manca in quello di Imola. Intanto la Lega strappa alla sinistra Mario Barbuto, presidente dell’unione Italiana ciechi ed ex direttore dell’istituto dei ciechi “Francesco Cavazza”, che negli anni ‘ 90 fu consigliere comunale eletto nelle file del Pds.