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Elezioni, i 18enni al (primo) voto a Bari: “La politica ci piace ma chi sono i candidati nei collegi?” E bocciano il Rosatellum

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“Sapete chi si sia candidato nei vostri collegi?”. I ragazzi si guardano in faccia, spaesati, come quando la professoressa annuncia un compito a sorpresa. “No, in realtà no”. A pronunciare queste parole non sono giovani disinteressati alla politica, ma un gruppo di dieci diciottenni che nella redazione barese di Repubblica hanno partecipato a un forum dedicato al voto dei più piccoli.

Dieci studenti, provenienti da tre scuole baresi – i licei Flacco e Salvemini e l’istituto Panetti-Pitagora – che le vicende politiche le seguono, eccome. S’informano attraverso i giornali, la televisione e ora anche su una nuova frontiera, TikTok. Sono appassionati, snocciolano temi complessi, hanno a cuore il loro futuro. Pretendono attenzione. Ma non sanno chi andranno a votare nelle elezioni di domenica. La maggioranza ha deciso per chi voterà ma non chi, anche perché con l’attuale legge elettorale effettivamente non si può. Non è una loro défaillance: “Vorremmo conoscere i candidati, ma non riescono ad arrivare a noi. Non si mostrano. Chi sono?”.

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I giovani e la politica

Tra i dieci neomaggiorenni che si sono seduti al tavolo per raccontarsi e raccontare la loro visione politica, e il loro approccio al voto del 25 settembre, c’è una costante: molti si sono avvicinati a questi temi all’incirca due anni fa. “Trovavo la politica confusionaria – racconta Syria Francioso – ma negli ultimi due anni ho cominciato a informarmi leggendo giornali e guardando i telegiornali. Mi piace avere una mia consapevolezza”. C’è qualcuno che la rappresenta, al momento? “No, al 100 per cento no. C’è sempre qualcosa in ogni programma che non mi convince a pieno”.

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Elisabetta Ricco dà una spiegazione a questa sorta di “maturazione”: “Per me è dovuto anche alla pandemia: un po’ tutti ci siamo avvicinati alla politica perché eravamo bombardati ogni minuto da notizie sui social, in televisione e in radio. Un giorno mi piacerebbe avere un ruolo in politica perché credo che ognuno di noi possa fare la differenza”. “Quando si viene bombardati di notizie l’idea può essere manipolata”, fa notare Dalila Albanese.

C’è chi si è approcciato a questi temi ultimamente, come Matteo Maria Romano, proprio in vista delle elezioni. E chi invece è già sfiduciato: “Ho perso fiducia nella politica perché non trovo un programma che mi rispecchi”, ammette Matteo. ” Le persone si danno addosso e quando salgono al potere – termine che ricorre spesso nella chiacchierata – fanno altro. Per esempio i 5 Stelle avevano detto che non si sarebbero alleati con nessuno e poi l’hanno fatto”. E c’è anche chi vive un derby in casa: “Io sono un appassionato di politica – aggiunge Andrea Cramarossa – sono tesserato ai Giovani democratici e mio padre si è candidato a sindaco. Sono d’accordo con la visione politica dei miei genitori, in forte contrasto invece con quella dei miei nonni”.

Il forum nella redazione di Repubblica Bari 

Candidati cercansi

Premessa: i ragazzi seduti al tavolo sanno che da quest’anno potranno votare anche per il Senato. Ma sono mosche bianche e fanno parte di un campione di giovani interessati a questi temi. Diversi lo hanno scoperto da pochissimo, per esempio. “E nessun politico lo comunica”. Il dato più preoccupante, però, è che quasi nessuno conosce il nome dei candidati che si apprestano a votare. “So già chi scegliere soltanto al Senato ed è Michele Nitti perché punta molto sullo spettacolo e la musica e sono direttamente interessata, dato che vorrei lavorare in quell’ambito in futuro. Ma poi non conosco nessun altro”, dice Cristina Manzo.

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“Io penso che sceglierò Luisa Torsi“, le fa eco Andrea. Gli altri raccontano di conoscere qualche nome, ma di non sapere effettivamente cosa propongano. I candidati in pratica sono sconosciuti. I neomaggiorenni magari barreranno un partito, ma senza sapere chi effettivamente andrà a rappresentarli. “Non comunicano moltissimo – dice Luigi Battista – hanno molta difficoltà nell’arrivare a noi. Non saprei descrivere le caratteristiche dei candidati che avete nominato. Manca una connessione vera sul territorio”.

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“Mi sarebbe piaciuto ascoltarli ma non ne ho trovato l’occasione”, ribatte Syria. “Si concentrano su cose più futili: si attaccano tra loro e pensano a guadagnare in popolarità. Fanno spettacolo”, annota Dalila. E la mancata conoscenza dei candidati è dovuta anche al listino bloccato, ritenuto ingiusto. “Accentua la distanza fra Stato e società”, commenta Giulio Sublimi. E gli altri concordano: “In questo modo si deresponsabilizza l’elettore”.

La nuova frontiera di TikTok

Giornali (cartacei e online) e televisione, dove i dibattiti accesi infastidiscono. Ma ora i neomaggiorenni utilizzano anche i social per informarsi. E uno relativamente nuovo, in particolare: TikTok. Uno strumento che quasi tutti i leader hanno scoperto proprio in questa campagna elettorale. Ma starci non basta: bisogna utilizzarlo in maniera adeguata. E a quanto pare non è così: “I politici pubblicano video nei quali denigrano altri politici. Loro in realtà dovrebbero insegnarci qualcosa, invece creano contenuti in una maniera errata e suscitano disinteresse”, racconta Elisabetta.

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“Per esempio Giuseppe Conte invita a non votare Giorgia Meloni, Matteo Salvini o comunque la destra – conferma Cristina – e io non lo trovo giusto perché la campagna elettorale dev’essere fondata su altro, non si può costruire sul contrasto”. Ma c’è di più: su TikTok, per esempio, un economista può spiegare cosa sia la flat tax ai giovani e questi possono chiedere delucidazioni nei commenti. “C’è anche un filtro – una specie di quiz al quale si risponde filmandosi – per aiutare a capire il proprio orientamento politico: ti chiede se tu sia d’accordo con il disegno di legge Zan o su altre tematiche e poi il sistema indica il partito più indicato”.

E Leonardo D’Elia lo mostra sullo smartphone. Un sistema che sì aiuta ad avvicinarsi ai temi, ma che al contempo rischia di semplificare troppo questioni molto complesse. Gli studenti a volte hanno timore a parlarne, per esempio in famiglia o a scuola: “Dipende dai professori, ma in generale non si parla molto di politica. I docenti e gli studenti hanno paura”.

I temi

In testa ci sono sicuramente tutela dell’ambiente e diritti civili. Ma non sono gli unici temi che stanno a cuore ai diciottenni. A rimarcarlo è Luigi: “Bisogna insistere anche sull’importanza dei diritti sociali e del lavoro – spiega – Fra qualche anno saremo lavoratori, si spera, e ci sono tematiche che vengono tralasciate come quello dell’alternanza che ha mietuto un’altra vittima, la sicurezza sul posto di lavoro, il salario minimo. I giovani vengono visti come molto distanti da questo mondo, ma non è così”.

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Si dovrebbe parlare maggiormente anche di legalità, contrasto al lavoro nero, turismo balneare (“perché per trovare una spiaggia libera bisogna percorrere chilometri”, fa notare ancora Andrea), la tutela del pubblico e in particolare della sanità. “In campagna elettorale pochi parlano di scuola pubblica: delle classi pollaio, del precariato dei docenti, della burocratizzazione”, aggiunge Giulio. E un altro tema fantasma è quello della cultura: “Mi piacerebbe tanto vivere di cultura in futuro, sono cresciuta e vivo con la musica – conclude Cristina – Dovrebbe avere molta più importanza”.

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