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ROMA – Verso le elezioni politiche del 25 aprile, tra le più delicate nella storia del Paese, con una legge sulla par condicio che è un ferro vecchio. Nella sua Relazione annuale alle Camere, Giacomo Lasorella, presidente dell’AgCom, avverte che non sono più efficaci le norme che dovrebbero garantire pari visibilità ai diversi leader e ai partiti in lizza.
Lasorella è ben consapevole dei “delicatissimi compiti” che aspettano l’AgCom già nei prossimi giorni, quando la campagna elettorale entrerà nel vivo. Il problema è che una legge del 2000 – la numero 28, sulla par condicio nei media – sarebbe “da aggiornare e da adeguare ai tempi”. Cosa che non è mai veramente avvenuta, in tutti questi anni.
Per questo motivo, l’AgCom è sostanzialmente disarmata verso i messaggi politici che prenderanno forma “nell’ambiente digitale”. Comunicazioni attraverso i social network, attraverso le piattaforme video, come YouTube: tutto questo è sostanzialmente fuori dai poteri di intervento dell’AgCom.
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Come sono fuori le comunicazioni personalizzate che ogni persona potrà ricevere. Se i social sanno tutto di noi (perché monitorano i nostri comportamenti in Rete), i partiti avranno facile gioco a inviarci messaggi ritagliati su misura delle nostre idee e dei nostri eventuali pregiudizi. Abbiamo confessato a un amico che abbiamo paura dell’immigrazione clandestina? Dobbiamo mettere nel conto che qualche partito ci scriverà, ci raggiungerà per far leva su questi nostri timori.
Se poi un partito spenderà mille euro per queste comunicazioni digitali, oppure 50 milioni, l’AgCom non avrà gli strumenti per intervenire, regolare, per prevenire squilibri vistosi nella visibilità dei diversi soggetti in campo.
Generosamente, il presidente dell’AgCom Lasorella tenterà la carta della “autoregolazione”. Ma è lecito dubitare che le forze politiche – impegnate in una contesa elettorale senza esclusione di colpi – accettino di disciplinarsi da soli.
Fuori dal mondo digitale, l’AgCom è più attrezzata. Promette di vigilare, ad esempio, sulla condotta dei ministri politici tuttora al loro posto per la gestione degli “affari correnti”. Nessun ministro potrà usare i soldi del dicastero per decantare – attraverso i media – i successi raggiunti con il governo Draghi. Questi messaggi, apparentemente neutrali, in realtà potrebbero portare acqua e consensi al mulino di questo o quel partito.
Sul fronte televisivo, anche qui l’AgCom è pronta. Nel solo 2021, ha monitorato 47 mila 064 edizioni di telegiornali (nazionali e locali, di editori pubblici come la Rai e di quelli privati, trasmessi via digitale terrestre oppure dal satellite). Un monitoraggio capillare e continuo, che certo ha giocato in favore della par condicio. Il problema è che la visibilità dei leader politici e dei partiti, oggi si realizza anche altrove.
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