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Alle prossime elezioni politiche, un po’ come da tradizione, a sinistra del Partito democratico non mancheranno liste e alleanze di diversa ‘gradazione’ radicale, sia dentro la coalizione di centrosinistra, sia in alternativa. Eccole:
Alleanza verdi sinistra
Sinistra Italiana ed Europa verde ormai da mesi avevano stretto un patto di collaborazione. Entrambi i partiti non sostenevano il governo guidato da Mario Draghi, ma con Enrico Letta c’era un accordo di massima che risale a oltre un anno fa. Due giorni fa è stato presentato il simbolo elettorale e con ogni probabilità, nonostante la rottura del fronte progressista con il M5S, l’alleanza sarà in coalizione con i dem e i centristi. La speranza di riunificare i cocci è flebile, ma il tentativo è ancora in corso. Giuseppe Conte in realtà sarebbe interessato ad aprire un ragionamento con i rossoverdi, per spostarli nella coalizione senza i dem ma con il Movimento, ma appare un’opzione difficilmente percorribile. Lotta alle disuguaglianze sociali, ecologia sul solco delle vecchie battaglie ambientaliste e delle nuove promosse dai Fridays for Future, pacifismo: è lungo questi tre temi che i due soggetti politici hanno deciso di saldarsi.
Unione popolare
Il front man è Luigi De Magistris, due volte sindaco di Napoli vincendo contro centrosinistra, centrodestra e 5 Stelle. Fu un fenomeno unico in Italia, un sindaco eletto forte di un proprio consenso personale e dell’appoggio della sola sinistra radicale. L’Unione popolare aggrega Rifondazione comunista, Potere al popolo e pezzi del sindacalismo di base. Il programma è simile a quello dei rossoverdi, anche se più connotato, correndo Up in solitaria. De Magistris vorrebbe un accordo con il M5S, creando un fronte antisistema. Opzione condivisa da Rifondazione ma non da Potere al popolo. I 5 Stelle però nicchiano, nel timore di caratterizzarsi troppo a sinistra. Lo zoccolo duro di Up è comunque al sud: oltre a Napoli, per ovvie ragioni, c’è anche la Calabria. Lì da candidato presidente, un anno fa e in solitaria a parte sempre la sinistra radicale, De Magistris conquistò il 16 per cento.
Italia sovrana e popolare
Piccola stella rossa nel simbolo, tricolore sotto: tra i promotori del listone sovranista c’è il Partito comunista di Marco Rizzo. Ne fanno parte anche Patria socialista, Ancora Italia, Riconquistare l’Italia, Azione Civile di Antonio Ingroia e la ex leghista Francesca Donato. Un’ammucchiata antisistema, con venature di sinistra e di destra e l’accusa di ‘rossobrunismo’. Il tentativo è quello di unificare battaglie in comune tra mondi altrimenti distanti: contro la Nato, contro l’euro, contro l’obbligo vaccinale e il Green pass. Lo slogan, anzi il nome originario, era Uniti per la costituzione. A loro potrebbero aggregarsi gli ex 5 Stelle che hanno creato il gruppo parlamentare Alternativa dopo il no alla fiducia al nascente governo Draghi, nel 2020.
Il (possibile) fronte comunista
In queste ore infine il Partito comunista dei Lavoratori, nato da una costola del Prc nel 2007 e guidato da Marco Ferrando, ha lanciato un appello a Fronte Comunista / Fronte della Gioventù Comunista, Sinistra Anticapitalista, Sinistra Classe Rivoluzione, Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria. “Le elezioni borghesi sono un terreno della battaglia di classe anticapitalista. Come sapete il nostro partito, molto impegnato nell’unità d’azione sul terreno delle lotte, ha sempre perseguito la presentazione indipendente sul terreno elettorale, secondo la vecchia tradizione leninista. Ma le regole truccate della democrazia borghese – soprattutto in termini di raccolta delle firme necessarie alla presentazione con tempi brevissimi – possono ostacolare pesantemente questa scelta, a noi come eventualmente anche a voi. Per questo vi proponiamo pubblicamente, nell’interesse comune, un possibile blocco elettorale delle nostre organizzazioni”, recita il documento rilanciato dal Pcl.