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Facoltà di Medicina, come sta cambiando in Italia

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Negli ultimi dieci anni sono aumentati i corsi di Medicina in Italia, da 55 a 89, come pure gli iscritti, che sono passati da circa 66mila a 99mila. Sono circa 1.000 i medici formatisi in Italia che ogni anno emigrano all’estero. Ecco i dati del Rapporto sullo stato del sistema della formazione dell’area medica dell’Anvur

Mentre si sono appena chiuse le prove di ammissione per accedere ai nuovi corsi di laurea di Medicina, l’iter formativo per diventare medici in Italia è stato fotografato dal Rapporto sullo stato del sistema della formazione dell’area medica dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca). 

«Obiettivo del Focus è fornire una rappresentazione completa e supportata da dati oggettivi sull’evoluzione della formazione medica in Italia negli ultimi 10 anni in relazione ad alcuni indicatori di ambito sanitario e dei modelli di accesso ai corsi di Medicina e Chirurgia, con una visione di ampio respiro, proiettata in un contesto europeo», ha detto Antonio Felice Uricchio, presidente dell’Anvur.

Ecco cosa è emerso dal Rapporto.

L’accesso ai corsi di Medicina in Europa

L’accesso ai corsi di Medicina è regolato in tutti i principali Paesi europei (Regno Unito, Francia, Germania e Spagna) con un numero programmato di posti. I criteri per la selezione all’ingresso sono articolati e prevedono sia prove nazionali che valutazioni attitudinali e della carriera pregressa degli studenti.

La differenza sostanziale con l’Italia è che non esiste una graduatoria nazionale ma ogni ateneo formula una propria graduatoria in cui valorizza anche i risultati che i candidati hanno ottenuto in test a livello nazionale.

Altro aspetto riguarda il numero programmato per l’accesso a Medicina che in Spagna e Germania è definito a livello nazionale, mentre in Francia e Regno Unito è stabilito a livello di ateneo. In tutti i Paesi si tiene conto del fabbisogno di medici e della capacità formativa delle sedi, proporzionata alle risorse, alle dotazioni e ai servizi che gli stessi atenei sono in grado di assicurare per la formazione degli studenti.  

Offerta formativa aumentata in Italia

In Italia la capacità formativa è aumentata molto nel corso degli ultimi dieci anni e i corsi di Medicina sono aumentati da 55 (anno accademico 2011/12) a 89 (anno accademico 2023/24). Inoltre, gli studenti iscritti sono passati da circa 66mila a 99mila. La crescita è stata trainata anche dall’attivazione di molti corsi di Medicina e Chirurgia in lingua inglese che nel 2023/24 sono in tutto 22 e a cui sono iscritti circa 9mila studenti.

«L’aumento dell’offerta formativa di corsi in Medicina ha consentito anche l’aumento dei posti programmati per le immatricolazioni che sono passati da poco più di 9,7 mila posti nell’a.a. 2017/18 al numero complessivo di circa 19,5 mila posti nell’a.a. 2023/24», sottolinea il presidente Uricchio. «Il nostro rapporto si ferma all’a.a. 23/24 ma il Ministero ha già previsto che nell’a.a. 2024/25 i posti siano quasi 21mila».

Laureati in Medicina in aumento

Logica conseguenza dell’aumento degli iscritti è il graduale incremento dei laureati che si è registrato negli ultimi anni. Sono circa 10mila laureati all’anno, di cui quasi 9 su 10 provenienti da università statali.

Si riscontra una lenta ma costante crescita fra coloro che hanno frequentato corsi erogati in lingua inglese, passati dallo 0,8% dell’a.a. 2014/15 al 4,6% del totale dei laureati nell’a.a. 2021/22.

«Tale crescita continuerà nei prossimi anni e dalle stime dell’Agenzia si raggiungerà il numero di circa 15mila laureati entro l’a.a. 2027/28», precisa Uricchio. «Si tratta del bacino di riferimento dei futuri medici che però richiede un’attenta programmazione da parte dei Ministeri competenti tenendo conto, tra l’altro, del rilevante numero di medici formatisi in Italia che ogni anno emigrano all’estero: circa 1.000 all’anno. Un investimento e una spesa per la formazione in Italia che poi va a tutto vantaggio di altri Paesi dove i medici trovano opportunità e condizioni di lavoro sempre più attrattive. Importante inoltre evidenziare che il numero di laureati in Medicina ogni 100mila abitanti (18,2 in Italia) è comunque superiore a quella di Spagna, Francia, Regno Unito e Germania, mentre inferiore è quello degli altri professionisti impiegati nella sanità».

Critici i tempi di scorrimento della graduatoria nazionale

Il Rapporto contiene un approfondimento sulle modalità di accesso alla laurea in Medicina e Chirurgia in lingua italiana che dall’a.a. 2013/14 avviene – per le università statali – attraverso una prova nazionale e una graduatoria nazionale (in cui sono compresi anche gli studenti che si vogliono iscrivere a Odontoiatria in un ateneo statale). Non è stato invece possibile approfondire i dati delle università non statali dove l’accesso a Medicina e Chirurgia avviene attraverso prove locali con rette molto più elevate rispetto agli atenei statali.

L’analisi ha quindi riguardato l’insieme degli studenti comunitari (circa 538 mila) che hanno partecipato alla prova nelle ultime dieci edizioni e hanno indicato Medicina come prima preferenza.

Il Rapporto evidenzia che il meccanismo della graduatoria nazionale e degli scorrimenti, pur consentendo la massima gamma di opzioni possibili per gli studenti, consente a circa l’85% degli immatricolati di iniziare l’anno accademico in prossimità dell’avvio dello stesso (ovvero a un mese dalla pubblicazione della graduatoria) e che il numero di immatricolati nell’ateneo di prima scelta è sceso dal 74,5% dell’a.a. 2013/14 al 62,8% nell’a.a. 2022/23.

Pur a fronte di un aumento delle sedi, gli atenei più richiesti non sono cambiati e quindi è fisiologico che diminuisca la percentuale di coloro che riescano a entrare nella sede di prima preferenza. Critico il dato dei tempi di scorrimento della graduatoria nazionale e quindi di immatricolazione che, per circa il 10% dei vincitori, comporta un inizio di anno accademico ritardato a dicembre, se non addirittura nell’anno solare successivo, con le criticità che ciò può comportare: tardivo inizio delle lezioni, ricerca affrettata di abitazioni o residenze fuori sede per citare le principali.

I laureati e il passaggio alle scuole di specializzazione

Il Rapporto approfondisce anche i risultati dei circa 120mila partecipanti al concorso nazionale nel periodo dall’a.a. 2016/17 all’a.a. 2022/23 rispetto a diverse variabili. Se si osserva quanti hanno sostenuto l’esame nello stesso anno della laurea e quanti in anni successivi emerge – soprattutto nelle prime edizioni del test – una prevalenza di partecipanti nell’anno successivo alla laurea. Ciò è dovuto in particolare al fatto che i posti banditi nel periodo 2017-2020 erano sensibilmente inferiori ai candidati.

Dall’a.a. 2020/21 questa dinamica ha iniziato a ridursi, portando a un aumento di partecipanti tra gli studenti laureati nello stesso anno della prova nazionale. Complessivamente, osservando le edizioni dall’a.a. 2016/17 all’a.a. 2022/23, circa il 70% dei partecipanti si è laureato entro un anno dalla prova; una percentuale che raggiunge circa l’80% nelle ultime edizioni.

Tendenzialmente i voti di laurea a Medicina sono alti e oscillano tra 106,4 e 109,1, con una media di 108,1. Non necessariamente i voti di laurea maggiori corrispondono a punteggi maggiori nella prova nazionale. Più ampia, infatti, la differenza nei punteggi medi alla prova nazionale per ateneo di laurea: sui 120 punti a disposizione il punteggio medio è stato di 81,5 e punteggi superiori sono stati ottenuti in particolare dai laureati negli atenei collocati nel Nord Italia.

Emerge anche una forte mobilità dei laureati che si iscrivono alle scuole di specializzazione in atenei diversi da quello in cui si sono laureati o comunque collocati in altre regioni. La mobilità studentesca e le scelte di iscrizione riflettono una complessa interazione di fattori che includono la qualità accademica, la reputazione, le opportunità professionali vicine e le specializzazioni disponibili.

agosto 2024

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