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Faida dei trapper, Simba La Rue: “Ho umiliato Baby Touché in video ma poi eravamo d’accordo su trarne visibilità”

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Il sequestro di Baby Touché? Tutto finto, secondo Simba La Rue, il trapper arrestato venerdì, che oggi ha risposto al gip Guido Salvini davanti a cui si è svolto l’interrogatorio di garanzia. “Era tutta una cosa mediatica – ha messo a verbale il 20enne, vero nome Mohamed Lamine Saida – ci siamo messi d’accordo anche perché Touché era interessato a sfruttare mediaticamente il video. Abbiamo anche programmato di fare una canzone insieme”.

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Il rapimento a cui si riferisce e per il quale è stato arrestato con l’accusa di sequestro di persona è avvenuto nella notte tra l’8 e il 9 giugno scorso. Per due ore Mohamed Amine Amagour aka Baby Touché è stato nelle mani del rivale Simba e di altri giovani rapper, e compare in dei video sui social con il volto tumefatto mentre viene preso in giro dai suoi sequestratori. Era stato accerchiato nei pressi di via Boifava a Milano, aggredito e caricato su una Mercedes Classe A. Poi liberato in un paese del lecchese, dopo la gogna pubblica.

“Un giorno io tornavo da Marsiglia con gli altri con due vetture” è la versione di Simba. “Abbiamo incontrato Touché sotto casa sua. Sono andato lì da lui e gli ho detto di fare uno scontro fisico uno contro uno. Ma lui è più esile di me, ci siamo picchiati, io sono più forte e quindi mi sono fermato e gli ho detto che visto che lui mi aveva umiliato ora toccava a lui. Touché – prosegue – è salito in macchina (…) di sua spontanea volontà, io non l’ho sequestrato”.

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All’interrogatorio di garanzia davanti al gip, Simba si è presentato in stampelle. Quando venerdì è stato arrestato, era in ospedale a Lecco per via di un’aggressione subita in un parcheggio nella bergamasca e su cui indagano gli inquirenti. “Non so da chi sono stato ferito a Bergamo, erano tutti bardati, erano circa 6 o 7. Molto probabilmente erano amici di Touché”. Il giovane è ancora in attesa di una nuova operazione alla gamba a Monza. “Mi sono reso conto dell’assurdità di tutto quello che è successo che non giova a nessuno”.

Simba ha anche chiarito la sua posizione con riferimento alla rapina contestata nell’ordinanza a suo carico, risalente al 1 maggio scorso. Quel giorno Akrem Ben Haj Aouina (vicino al trapper Baby Touché) e Thomas Calcaterra, insieme ad altre due ragazze, erano appena usciti da un bar in via Panfilo Castaldi, zona Porta Venazia, quando vengono aggrediti da un “folto” gruppo di ragazzi con il volto coperto. Vengono presi a calci e pugni e anche accoltellati. Il 20enne ha ammesso di aver partecipato all’aggressione, precisando però che il movente era una risposta a una violenta aggressione che aveva subìto due mesi prima un suo caro amico, anche lui oggi indagato per lo stesso fatto a Padova. “Un mio amico, Gapea, (anche lui arrestato, ndr) era andato a Padova per cure mediche della madre – ha detto ancora Simba – e ha chiamato questo Rapper (Touché, ndr) per chiarire che non aveva intenti bellicosi. Touché non si è presentato ma si è presentata una torma di persone, è stato umiliato anche Gapea, è stato pure accoltellato. Da lì – racconta – tutto è degenerato, noi abbiamo fatto questa specie di vendetta contro un ragazzo che c’era durante l’aggressione del mio amico e cioè Akrem. Gli abbiamo fatto questa specie di trappola con l’aiuto della ragazza Sara, e lo abbiamo aggredito. Ho girato io un video dell’aggressione”. Come ha spiegato il suo legale, l’avvocato Niccolò Vecchioni, il trapper ha “escluso categoricamente che il movente dell’azione criminosa fosse quello di rapinare le vittime e quindi sostanzialmente ha negato l’addebito con riferimento all’imputazione di rapina”.

Simba ha spiegato l’inizio della faida con Touché, iniziata a febbraio scorso. “C’è stata questa faida con il rapper Touché, lui mi mandava post sui social, provocazioni, messaggi offensivi. Questo inverno un giorno ero in corso Como con la mia ragazza e sono stato umiliato pubblicamente da questi ragazzi, mi hanno lanciato sassi e fatto un video. Da lì è iniziato tutto, ci sono stati vari dissidi sui social”.

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