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Il messaggio è chiaro: “Non pensate di mangiate con convenzioni da mensa aziendale”. E’ questo, in sostanza, l’avvertimento alle case discografiche che arriva dai ristoratori di Sanremo a poco più di un mese (11-15 febbraio) dalla 75ima edizione del Festival della Canzone. Oggetto del contendere le convenzioni stipulate tra ristoratori e case discografiche per pranzi e cene del periodo festivaliero.
Tariffe troppo a buon mercato, secondo i titolari dei ristoranti che chiedono consistenti ritocchi.
Per loro, infatti, risulta fondamentale mantenere elevati standard di qualità del servizio e della proposta gastronomica, con l’obiettivo di salvaguardare l’immagine della città. E’ quanto emerso, oggi, durante un vertice nella sede sanremese di Confcommercio con i ristoratori.Obiettivo: delineare le strategie in vista del prossimo Festival della Canzone italiana.
“I partecipanti hanno sottolineato l’importanza di offrire un’esperienza di livello agli ospiti presenti in occasione del Festival – afferma il presidente di Confcommercio Sanremo, Andrea Di Baldassare – affinché la città possa continuare a essere un punto di riferimento per il turismo e la ristorazione, soprattutto in occasione di un evento mediatico di così grande rilevanza”.
I ristoratori, insomma, non sono contrari alle convenzioni, che anzi sono ben accette, eventualmente anche con un minimo sconto; ma vogliono evitare menù a 15-20 euro per un primo e un secondo.
La questione riguarda soprattutto il rapporto con le case discografiche. In passato, era capitato che qualche ristoratore accettasse convenzioni a prezzi stracciati, magari in cambio dello staff di un cantante, per semplici morivi di marketing. La categoria, però, teme che così facendo si vada incontro a un crollo della qualità oltreché dell’immagine di Sanremo.