Salvatore Filacchione, direttore operativo del CAF Fenalca, ha parlato della situazione attuale del fisco durante la puntata de ‘La Res Publica’ di giovedì 27 maggio 2021.
Si è discusso di vari temi. Ecco come è andata:
- Nella puntata scorsa di gennaio, ci eravamo lasciati con una considerazione: va bene il digitale, ma la burocrazia deve essere snellita. È cambiato qualcosa da allora? “Dicerto questi sono processi che non possono generare effetti nel brevissimo periodo. L’Italia è un paese dal punto di vista digitale è ‘analfabeta’ da un punto di vista digitale. Ha bisogno di educare l persone sugli strumenti che vengono messi a disposizione. Ad esempio, a suo tempo con Renzi fu approvato il 730 precompilato, nella speranza che i contribuenti potessero farsi il 730 da soli. Cosa che non è avvenuta e le persone continuano a rivolgersi a CAF e patronato. Le persone hanno paura di fare un click e prendersi la responsabilità di mandare qualcosa all’Agenzia delle Entrate. Il Covid ha, però, accelerato il digitale facendo sì che molte pratiche possono essere generate grazie allo SPID. Anche se le persone hanno conosciuto lo SPID con il cashback. Noi siamo presenti sul territorio come intermediari ma è difficile fare attività di educazione per servizi che potrebbero poi non competerci. Dobbiamo stare attenti a un passaggio: il rischio è che dalla burocrazia cartacea si passi alla burocrazia digitale. Che potrebbe essere ancor più difficile da gestire. In alcuni casi, la digitalizzazione sta accentuando i processi burocratici. Non si sta cogliendo l’occasione di velocizzare i processi con la pandemia”.
- Durante la pandemia si è deciso di usare la tecnica del ‘poco ma a tutti’. Secondo lei ha funzionato? “Si sta creando una distorsione del sistema. Oggi le persone vengono presso gli sportelli per cercare di capire cosa possono ottenere. Quello che è stato messo a disposizione sono delle misure temporanee. Se noi continuiamo a prorogarle le persone ci si abituano. Dobbiamo pensare anche al post pandemia: quando queste misure verranno a cadere, le persone si troveranno disorientate. Poi vengono utilizzati dei parametri che non permettono di far ricevere il bonus a chi realmente ne ha bisogno. Il poco ma a tutti non ha risolto il problema delle persone: questi soldi potevano essere usate per favorire l’inserimento del lavoro da parte dei giovani o migliorare la situazione pensionistica dei contribuenti. Il poco ma a tutti ha creato un inquinamento e stiamo perdendo anche questa occasione. Nel Nord Europa si ha piacere a pagare le tasse, l’italiano invece cerca in alcuni casi come pagare di meno. Se metti tanti bonus, abitui le persone al modo di percepire come lo stato che deve garantire le agevolazioni e non servizi. Questo non è giusto”.
- Lei ha sottolineato più di una volta di come ci siano delle normative su cui gli utenti non sono ben informati. Ad esempio, sul fatto che per ottenere delle detrazioni è necessario che il pagamento sia tracciabile. Cosa fanno i CAF per ovviare a questa lacuna? “Il sistema dei CAF ha riscontrato una criticità notevole su questa problematica. Noi abbiamo avviato delle campagne di sensibilizzazione nei confronti dei contribuenti già a partire da gennaio 2020, quando già sapevamo di questa situazione che la pandemia ha reso un po’ dormiente. Il problema è reale e concreto. Si è pensato più alla necessità di pubblicizzare il cashback e si è pensato meno a dire ai cittadini, soprattutto i ceti medio-bassi, di fornire una comunicazione concreta che potessero ricordare a queste persone del pagamento tracciabile per avere la detrazione. Se uno va a fare probabilmente una comparazione tra cashback e quanto perderanno in termini di mancate detrazione, probabilmente lo svantaggio del contribuente. Alcune spese, però, non hanno necessità del pagamento tracciabile. Se io sostengo le spese per il dentista, lì se non ho fatto un pagamento tracciabile io quell’onere non lo potrò mettere in dichiarazione. Questo non sarà possibile indipendentemente da come fai la dichiarazione. La difficoltà la stiamo riscontrando, il sistema dei CAF ha mandato delle comunicazioni al Ministero evidenziando questo problema e a tutt’oggi non c’è stata alcuna proroga. Noi abbiamo molta difficoltà a far capire al pensionato e al lavoratore che diverse spese non potranno essere detratte”.
- I CAF hanno svolto un ruolo importantissimo in tempi di lockdown ‘duro’. Quel ruolo è ancora indispensabile oggi? “Assolutamente sì. Quanto è convenuto economicamente impostare il sistema del 730 pre compilato? I CAF sono presenti e lo saranno sempre. Sono stati in prima linea durante il lockdown. I CAF sono presenti ovunque e quindi riusciamo a dare informazioni per conto dello stato in tutto il territorio nazionale. Le persone ci chiamano per qualsiasi cosa, anche per cose che a noi non interessano. Se non ci fossimo stati noi, chi e come spiegava alle persone come richiedere lo SPID o usare il cashback? Il ruolo dei CAF è stato rivalutato. Si pone un problema: c’è stato un boom della richiesta di accesso ISEE. L’aumento dell’ISEE è stato notevole e non vede una eguale copertura dei fondi per l’attività che noi facciamo. Non è che chissà quanto ci viene dato per ogni ISEE. Il costo industriale che viene fatto per ogni ISEE non viene adeguatamente ricompensato. Il nostro ruolo è stato notevolmente amplificato!
- Tra SPID e bonus online, l’importanza del digitale è ormai sotto gli occhi di tutti. Fenalca si è mossa prima del tempo e sul web è ormai una realtà. Quali sono i propositi futuri? “Rafforzeremo la presenza online e abbiamo una struttura che si dedica all’analisi del sentiment sul web, anche sui tanto criticati canali web. In pandemia, il web era diventato l’agorà. Cerchiamo di aggiornare tutti i soggetti che sono iscritti alla nostra newsletter su tutte le novità che possono esserci in materia fiscale. Abbiamo un ottimo seguito e delle ottime recensioni su Google. Cerchiamo di fare del nostro meglio: cerchiamo di investire e capire quali sono i migliori sistemi di comunicazione per dialogare con noi. Noi cerchiamo di dare notizie concrete e attuali, di cui le persone possono già beneficiarne. Ad esempio, noi non stiamo dando informazioni sull’assegno unico perché non è chiaro come funzionerà.”
- A proposito di bonus, quali sono quelli attualmente in vigore? “Restano fermi i soliti bonus – alla nascita, natalità, bonus tv -. Su quest’ultimo dovrai fare solo il modello ISEE, oppure bonus per quanto riguarda le utenze. Quest’anno c’è stato un cambiamento: basta solo l’ISEE e sarà il tuo gestore di telefonia che ti farà la proposta anche per la rete internet. Molti gestori infatti stanno telefonando dicendo che con un operatore telefonico si può accedere al bonus. C’è sempre il reddito di cittadinanza e di emergenza. Queste due misure potrebbero anche rientrate in una unica misura ed essere rideterminate. Queste sono misure un po’ particolari: molte persone le vedono come un diritto acquisito e questo è un problema”.
- Prima o poi finirà l’epoca dei sussidi per il Covid-19. Che futuro si aspetta per il fisco? “Io toglierei tutti questi vari bonus. L’assegno unico potrebbe essere una misura utile. Eliminerei queste forme di sussidi brevi perché inquinano anche il mercato del lavoro e le menti delle persone che, ad esempio, beneficiano del reddito di cittadinanza. Non far abituare le persone a questi tipi di misure. Io sposterei questi fondi a forme di decontribuzione e premialità. Dobbiamo anche capire che le aziende e i cittadini devono essere premiati. Questo è un aspetto del fisco. Dall’altro lato dobbiamo affrontare alcuni ragionamenti legati alla semplificazione, legato alla tassazione. Non è normale che noi CAF per fare un modello 730 abbiamo 500 pagine che ci dicono attraverso delle sentenze cosa poter fare per inserire un semplice onere in dichiarazione. E immagini tutti i campi della dichiarazione: andrebbe stralciato e riscritto tutto in maniera più semplice. Bisognerà snellire i processi, cercare di sburocratizzare e non burocratizzare digitalmente”.
- Chiudiamo con qualche proposta: se Lei ne avesse il potere, come riformerebbe il fisco? “Come dicevo prima, bisogna prendere delle decisioni drastiche, impopolare e immediate. Riscrivere tutto e avere il coraggio di applicarle subito. Noi abbiamo dei problemi con cui ci troveremo a che fare prossimamente. Bisogna aiutare le aziende: adesso c’è ancora il blocco dei licenziamenti e il problema sarà dopo quando ci sarà lo sblocco. Dobbiamo mettere in condizione le aziende di non licenziare. Ci dobbiamo fidare di più degli imprenditori. Ci poniamo il negozio su come può andare avanti ma se non c’è gente che spende, come si fa? Si devono creare sistemi di decontribuzione, senza crediti di imposta che te li porti del tempo. Misure immediati e che diano vantaggi immediati. Per stare un po’ più sereni. Bisogna andare su cose più semplici e immediata”.
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