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Fine vita, in aula alla Camera il 13 dicembre, ma la maggioranza resta divisa

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ROMA – Alla fine, almeno per fissare una data sul calendario della Camera, ce l’hanno fatta. La legge sulla morte medicalmente assistita arriverà in aula il 13 dicembre. Merito dell’insistenza del presidente della commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni di M5S, e dei due relatori, il Dem Alfredo Bazoli e il grillino Nicola Provenza, che hanno cercato una mediazione sulle richieste del centrodestra che non assicurano però il loro voto favorevole, ma almeno garantiscono “l’approdo in aula”. Un risultato che però suscita subito la reazione fortemente polemica di Riccardo Magi di PiùEuropa che dice: “Hanno prevalso quelli che vogliono mandare la legge sul binario morto e che non sono solo nel centrodestra”. 

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E dunque in aula a Montecitorio, il testo sulla “morte volontaria medicalmente assistita”, approderà il 13 dicembre. Con quale esito? Bazoli la racconta così: “Abbiamo raggiunto l’unico compromesso possibile che garantisce, appunto, l’arrivo in aula, e non il muro contro muro anche su questo. Ma certo non offre garanzie sul foto favorevole del centrodestra”. Alla domanda cosa faranno Lega e Forza Italia, Bazoli risponde con sincerità: “Certo non voteranno a favore”. Si asterranno? “Vedremo”. Di sicuro c’è che il centrosinistra, Pd, M5S e Leu, ha i voti per mandare il testo al Senato, ma lì il destino del provvedimento sul fine vita si preannuncia negativamente segnato, com’è avvenuto per la legge Zan, proprio per via dei numeri risicati del centrosinistra. In più Italia viva è divisa anche alla Camera: rispetto al sì convinto di deputate come Lucia Annibali e Lisa Noja, che lo hanno espressamente detto nelle commissioni, rispetto al sì di Roberto Giachetti, ci sono anche molti no.

Ma è proprio sulla data, il 13 dicembre, che Riccardo Magi protesta. Per lui il giorno giusto per cominciare avrebbe dovuto essere, al massimo, quello del 3 dicembre, passare al 13 invece significa segnare comunque il destino della legge anche a Montecitorio. Perché, spiega Magi, che parla di “binario morto”, “con la sessione di bilancio e gli altri provvedimenti urgenti, e con la pausa di Natale, a quel punto si arriva all’elezione del presidente della Repubblica”. Cioè a febbraio. Magi non nasconde neppure di essere polemico con le concessioni fatte al centrodestra sugli emendamenti. 

Ma quali sono state, in concreto, queste “concessioni” dei relatori? Sicuramente respinta l’ipotesi di rendere obbligatorie le cause palliative, che anzi potranno essere rifiutate da chi chiede la morte medicalmente assistita. Ma il centrosinistra accetta che chi chiede di morire non solo sia affetto da “una patologia irreversibile”, ma per lui sia stata già preannunciata “una prognosi infausta”. Non solo, le sue sofferenze non dovranno essere solo “fisiche”, ma anche “psicologiche”. A queste concessioni se ne aggiungono anche altre formali lungo l’intero testo della legge. 

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Bazoli, dal suo punto di vista, si dichiara “soddisfatto”, perché il muro contro muro è caduto. L’arrivo in aula è stato sbloccato, ha vinto quella che lui chiama “una decisa volontà di mediazione” che però “non garantisce il voto favorevole”. In compenso, dopo una giornata di estrema tensione, quella di mercoledì, viene meno “il clima di scontro frontale, almeno non ci si affronta all’arma bianca”. Frutto di 24 in cui i relatori Bazoli e Provenza, dal loro punto di vista, hanno fatto di tutto per evitare che la futura legge sul fine vita potesse saltare del tutto all’anno nuovo. Ma secondo Magi ci finirà lo stesso perché al massimo il 13 dicembre partirà la discussione generale, poi ci sarà il necessario rinvio a gennaio, e a quel punto le elezioni del capo dello Stato. 

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