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«L’acqua è finita. Tutta la disponibilità è stata impiegata dagli operatori del settore idroelettrico per coprire la necessità del comparto agricolo nei prossimi 10 giorni». È Giovanni Rocchi, legale rappresentante di Enel, a dare inizio al countdown della grande sete in Lombardia. Il meteo è meglio non guardarlo, temperature torride almeno per altre due settimane, spezzate al massimo da qualche breve temporale. Meglio alzare le mani giunte al cielo, come farà sabato pomeriggio l’arcivescovo di Milano Mario Delpini che incocherà la pioggia in una chiesetta di campagna insieme ad agricoltori e allevatori. Il distretto del Po e l’Appennino centrale – dice la Protezione civile – sono le due zone del Paese in maggiore sofferenza ma è la Sicilia la regione italiana con maggiore rischio desertificazione.
Le richieste delle Regioni
E così le Regioni stringono i tempi e, sostenuti dal segretario del Pd Enrico Letta, chiedono al governo l’immediata dichiarazione dello Stato di emergenza in modo da poter disporre subito di risorse straordinarie e di una regia sovranazionale che consenta il razionamento dell’acqua da subito e interventi della Protezione civile. Richiesta che, in attesa di un confronto con il governo su un decreto siccità previsto per domani, reitereranno oggi in una riunione a Roma con il capo del Dipartimento Fabrizio Curcio.
«Sono sei mesi che lavoriamo ad un piano acqua che sostenga l’intera filiera», annuncia la ministra per il Sud Mara Carfagna, ma i governatori chiedono interventi urgenti. Innanzitutto sul PNRR, passando da 400 milioni a 4 miliardi per la realizzazione di piccoli invasi in grado di raccogliere nei territori l’acqua piovana ( che al momento secondo una stima di Coldiretti si perde all’89 %) e rilasciarla per l’agricoltura ma anche per mitigare gli effetti nefasti di inondazioni che potrebbero essere causate da bombe d’acqua, eventi ormai assai frequenti già dalla seconda metà dell’estate. È una delle principali richieste delle Regioni insieme a quella di un’intesa con i produttori delle centrali idroelettriche per abbassare la produzione privilegiando l’utilizzo oculato delle poche risorse rimaste per gli usi necessari, per gli uomini e per l’agricoltura. Dalla Lombardia al Piemonte, dal Veneto all’Emilia Romagna ( dove il governatore Bonaccini ha firmato ieri lo stato d’emergenza regionale) i prossimi dieci giorni saranno decisivi per salvare almeno il primo raccolto dell’estate mentre la Confederazione italiani agricoltori lamenta già un meno 30 % nella raccolta del grano e chiede al governo l’emanazione di un decreto siccità.
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di
Eugenio Occorsio
Le centrali elettriche
Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani non nasconde la sua preoccupazione: «Mancano solo gli alieni – dice – Con la siccità anche sul fronte energetico abbiamo decisamente un problema, perché il flusso di acqua nell’idroelettrico è cruciale e anche il raffreddamento delle centrali termoelettriche». E ce n’è già una, quella di Enel Green Power d Monticelli nel Piacentino, dove le turbine sono state temporaneamente spente.
In attesa che l’emergenza idricadiventi questione nazionale con la probabile istituzione di una cabina di regia che coordini gli interventi, gli enti locali vanno avanti in ordine sparso con ordinanze che prevedono il razionamento dell’acqua nelle ore notturne, il divieto di utilizzo per scopi ludici, dalle fontane al riempimento delle piscine.
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Acqua di mare nei parchi divertimenti
Una prospettiva quest’ultima che mette paura ai gestori dei parchi divertimenti che, all’inizio della prima estate senza restrizioni dopo due anni di chiusura causa pandemia, vedono agitare lo spettro del razionamento dell’acqua per le loro piscine. E Luciano Pareschi, presidente dell’associazione Parchi Permanenti Italiani, propone l’utilizzo dell’acqua di mare. «Per i parchi che si trovano in prossimità della costa si potrebbe pensare ad usare l’acqua del mare trattata e filtrata. È importante scongiurare l’ipotesi di razionamenti di acqua o di riduzione dell’orario. Una soluzione di questo tipo sarebbe insostenibile».
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