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Bruxelles – Migranti. La parola magica del centrodestra in campagna elettorale. La panacea di tutte le urne. Blocchi navali, rimpatri, divieti. Tanti slogan. Utili soprattutto a confondere gli elettori. Ma non a offrire soluzioni davvero praticabili. Anzi, per ogni ricetta concreta avanzata in Europa per flussi controllati e per ingressi utili ai sistemi produttivi del nostro Paese, da Fratelli d’Italia e Lega sono arrivati solo tanti no. Come direbbe Totò, a prescindere. Dimenticandosi anche della tragedia di Marcinelle nel suo 66.o anniversario.
Primo esempio: la Carta Blu. Ossia un modello comune per facilitare l’impiego di cittadini non Ue altamente qualificati e alleviare la carenza di manodopera in settori chiave. Non quindi, i migranti irregolari. Non chi arriva in cerca di un posto qualsiasi. Ma personale laureato o specializzato. In grado di colmare le nostre carenze. Quelle di cui spessissimo si lamentano gli imprenditori italiani. Esattamente, insomma, quello di cui l’Italia ha bisogno. In particolare, nelle regioni settentrionali. Uno strumento utile anche a evitare che questa migrazione, per così dire “alta”, non si diriga solo verso la Germania e i Paesi del nord Europa.
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Il provvedimento è arrivato al voto del Parlamento europeo meno di un anno fa, il 15 settembre scorso. Esito? Approvato a Strasburgo con 556 voti favorevoli, 105 contrari e 31 astenuti. Chi troviamo nell’elenco dei contrari e degli astenuti? Nel primo la Lega e nel secondo Fratelli d’Italia. E guarda caso tra i Conservatori (il gruppo cui sono iscritti gli eurodeputati “meloniani”) hanno invece votato a favore i partiti del nord Europa, tra i quali quelli polacchi. Perché la bandiera “anti-migranti” va sventolata in Italia anche quando non serve.
Qualche mese prima stessa scena, stessi risultati. Il teatro è sempre quello dell’EuroCamera. È il 20 maggio del 2021. L’Unione europea cerca di introdurre canali per una, per così dire, “migrazione buona”. Ossia regolare, per introdurre manodopera fondamentale per il sistema produttivo europeo. Uno strumento, si legge nel provvedimento, che ha come obiettivo anche di «ostacolare il modello commerciale dei trafficanti di esseri umani». Non solo. Il criterio base indicato consiste nella «corrispondenza» tra domanda e offerta di lavoro.
Risultato? Questa volta la destra italiana è stata compatta. Sia i leghisti sia i rappresentanti di Fratelli d’Italia hanno votato contro.Ancora qualche mese prima, il 17 dicembre 2020, sempre nell’aula del Parlamento europeo arriva una risoluzione che punta a modificare il famigerato accordo di Dublino, quello che riversa sui paesi di primo approdo, come l’Italia, la responsabilità di gestire i migranti. In primo luogo quelli irregolari.
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Nel testo si chiede di modificare le norme dell’Ue per impedire che «l’attuale regolamento faccia gravare una responsabilità sproporzionata di una minoranza di Stati» e «si evidenzia l’inadeguata applicazione della gerarchia del criterio del paese di primo ingresso e l’esecuzione inefficace dei trasferimenti». Anche in questo caso gli eurodeputati di Fdi e Carroccio hanno concordato di non votare a favore. Perché ogni soluzione possibile rappresenta evidentemente un’arma in meno per ogni campagna elettorale.
Ma c’è un ultimo aspetto che è addirittura paradossale. Oggi è il 66.mo anniversario della strage di Marcinelle, in Belgio. In quella miniera morirono 262 minatori, di cui 136 erano immigrati italiani. Nelle cerimonie commemorative di oggi non è prevista la presenza di nessuno dei leader del centrodestra italiano. Sarà invece presente il segretario del Pd, Enrico Letta. Evidentemente la destra del nostro Paese si è dimenticata di quella tragedia che ha toccato centinaia di famiglie italiane. E ha dimenticato che anche molti nostro compatrioti hanno lasciato l’Italia e tuttora ancora lo fanno. «Commemorare il dramma di Marcinelle – dice Lanfranco Fanti, segretario del Pd in Belgio – significa anche evidenziarne il significato attuale: sicurezza sul lavoro e mobilità. Le migrazioni dei lavoratori sono una risorsa e non una minaccia».
Ma c’è un elemento ben più preoccupante. Nel febbraio scorso, sempre nel corso di una seduta plenaria dell’Assemblea di Strasburgo, è stata votato un provvedimento che si può definire come “Direttiva Marcinelle”. Un provvedimento per «limitare l’esposizione dei lavoratori a sostanze cancerogene, mutagene e reprotossiche». Nessun voto contrario. Ma tante assenze.