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Pensiamo sempre che un gatto randagio conduca una vita grama, sempre affamato, sporco, malato e alla ricerca di cibo. La realtà è un po’ diversa: abbiamo chiesto a Laura Borromeo, comportamentalista, di spiegarci come avvicinarci in modo corretto ai felini vagabondi.
I gatti “senza fissa dimora” amano essere accarezzati?
In realtà, no. In natura i gatti sono predatori ma anche prede (volpi e cani principalmente) quindi il loro modo di esplorare il territorio è sempre circospetto e attento. Se un esemplare sta sonnecchiando al sole o passeggiando tranquillo, dobbiamo rispettarlo e resistere alla tentazione di toccarlo perché può darsi che non gradisca il contatto con l’uomo. Del resto, noi non andiamo in giro ad abbracciare o accarezzare chi non conosciamo no?
Come ci si deve comportare?
Ce lo fa capire il gatto. Se ci viene incontro con il codino dritto ci sta salutando: in questo caso significa che non ha paura e possiamo accarezzarlo sulla schiena mentre fa la gobba. Se invece si immobilizza, drizza le orecchie, inizia a spostare il peso all’indietro e ci guarda fisso, ci sta dicendo: “Chi sei? Non mi fido di te”. In genere a quel punto si dà alla fuga, ma se invece rimane sul posto, noi dobbiamo fermarci, distogliere lo sguardo e allontanarci di un metro.
Noi umani abbiamo il vizio di guardare dritto negli occhi gli animali, ma questo tipo di contatto visivo, soprattutto nei felini, è un gesto di sfida e viene percepito come una minaccia. Ricordiamoci che siamo nel suo territorio e stiamo invadendo il suo spazio di sicurezza. Inutile fare vocine melliflue da bambini o versi per cercare di ingraziarceli: i felini non capiscono l’italiano, siamo linguaggio del corpo. Se proprio non resistiamo, possiamo accovacciarci (sempre mantenendo la distanza) e sporgere un dito verso di lui (come quando si indica qualcosa).
Se è in vena di fare nuove conoscenze, penserà lui a venirci ad annusare. Ovviamente poi dipende dal contesto: se l’esemplare si trova in campagna è meno socializzato e abituato solo al suo territorio di caccia, mentre se vive in città, magari in una colonia, la presenza umana fa parte della sua routine quotidiana. Tuttavia occorre avere sempre un buon motivo per entrare in contatto: instillare una fiducia incondizionata nell’uomo può essere pericoloso per questi animali perché li esporremmo ad avere confidenza anche con chi non li ama affatto. Tanto più che spesso li vogliamo accarezzare solo per una nostra gratificazione. Se teniamo al loro benessere, la cosa migliore che possiamo fare è studiarli da lontano.
Se si trova un gatto per strada si può adottare?
In teoria no. I randagi sono considerati patrimonio indisponibile dello Stato quindi non potrebbero essere prelevati dal territorio in cui vivono. Solo l’Ats del Servizio Sanitario Nazionale ha questa prerogativa, che per obbligo di legge dovrebbe prelevarli e sterilizzarli ai fini del controllo delle nascite. In pratica però c’è molta tolleranza, soprattutto se l’animale è malato e ha bisogno di cure.
Dal veterinario ovviamente la prima cosa da verificare è se l’animale è microchippato (tutti i gatti di colonia lo sono), ma potrebbe essere anche un gatto che si è perso, e in questo caso va contattato subito il legittimo proprietario. Inoltre, ricordiamoci che un esemplare di colonia è libero e può andare in giro a esplorare il territorio. Un conto perciò è se viene adottato in una casa con un giardino, altro è se lo confiniamo in due locali e non può nemmeno uscire.
Se il micio vive nel giardino del condominio si può nutrire?
Anche qui occorre il buon senso. In teoria dovrebbero essere avvisati tutti i condomini, ma se la cura del micio avviene in modo discreto, se le ciotole vengono sempre pulite e non si reca alcun disturbo, in genere non ci sono problemi. Se ci si rende conto che il gatto è malato e non ce ne si può occupare, si possono chiamare i vigili che a loro volta avvertiranno i servizi sanitari veterinari, che preleveranno il micio ed effettueranno le cure mediche appropriate.
Miao! Il patentino per gattare
Gestire una colonia di gatti non è un’attività che si può improvvisare. Occorre conoscere la legislazione ed essere preparati per gestire le emergenze feline. Molte regioni italiane per questo hanno istituito corsi di formazione per ottenere un patentino che permette di alimentare e curare le colonie di gatti in città. Verona, Milano, Monza, Roma, Bologna, Pisa, Genova, Casale Monferrato, Bari… i comuni italiani che hanno scelto questa strada sono ormai molti. Controlla sul sito del tuo Comune se puoi accedere a questo certificato.
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