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Il consuntivo si farà più avanti ma dalle stime fatte dal centro studi di Confindustria Genova emerge che nel primo semestre del 2022, a fronte della richiesta da parte delle imprese di oltre 36 mila figure professionali, principalmente tecnici e operai specializzati, sarebbero state coperte poco più di 20 mila posizioni, circa il 68% delle assunzioni programmate. Un dato preoccupante che mostra come il mercato del lavoro, nel periodo post pandemia, viva un momento di criticità. Se da un lato, infatti, si assiste al fenomeno delle “ grandi dimissioni”, incoraggiate da un mercato del lavoro più dinamico che favorisce una rapida rioccupazione, che ha visto la cessazione 44 mila contratti di lavoro in Liguria nel 2021 a fronte di 33 mila nel 2020, dall’altra cresce la difficoltà a reperire personale, sopratutto ad alta specializzazione. « Il tasso di disoccupazione rispetto al 2015 è rimasto pressoché costante mentre il tasso dei posti vacanti è cresciuto — spiega Giacomo Franceschini, responsabile del centro studi Confindustria — e questo vuole dire che non c’è un problema di numero di persone disponibili sul mercato del lavoro ma che c’è una difficoltà a far dialogare domanda e offerta. Le motivazioni, fondamentalmente, sono influenzate da diversi fattori, dalla retribuzione ritenuta inadeguata, alla coerenza del percorso formativo, all’appeal generato dalla mansione proposta ».
la congiunturale
Confindustria Genova, l’economia cresce ma ci sono segni di rallentamento
. A confermare questa tendenza anche un sondaggio tra le aziende associate a Confindustria Genova che tra le motivazioni del rifiuto dei candidati all’offerta di lavoro mettono al primo posto, con il 17%, la retribuzione giudicata troppo bassa, per il 15,6% lo scarso interesse per lamansione, e per il 13,5% l’indisponibilità a orari e turni proposti. Tra le figure professionali più difficili da reperire si confermano progettisti e ingegneri, tecnici informatici, operai specializzati in edilizia e metalmeccanica e autisti. « Tra le cause c’è il fatto che l’industria, per mantenere competitività, ha dovuto virare verso l’innovazione — prosegue Franceschini — ma questo ha lasciato indietro un sistema formativo che non ha saputo restituire le competenze che effettivamente servono, oltre a un tema culturale che relega alla formazione tecnica un posto secondario rispetto ad altri percorsi di studio». Un fenomeno preoccupante, quindi, sul quale è necessario prestare attenzione. « Bisogna sempre mantenere un faro acceso su questo trend — conclude il Presidente di Confindustria Genova, Umberto Risso — che deve essere analizzato per cercare di trovare soluzioni, che sono sopratutto quelle della formazione, con una copertura professionale adeguata rispetto a quella richiesta».