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L’ultima edizione delle Olimpiadi ci ha regalato gare appassionanti disputate su palcoscenici d’eccezione: scherma presso il Grand Palais, equitazione nella reggia di Versailles, beach volley ai piedi della Torre Eiffel… Ma si è parlato tanto anche del nuoto di fondo, con le gare disputate in una Senna ripulita a colpi di miliardi di euro e, nonostante questo, al centro di numerose polemiche sanitarie. Chiacchiere o no, l’Italia ha mantenuto alta la sua bandiera anche in questa gara, con la toscana Ginevra Taddeucci che ha conquistato una magnifica quanto inaspettata medaglia di bronzo nella 10 km di fondo.
Noi l’abbiamo incontrata in occasione di Swimtheisland Golfo dell’Isola, evento sportivo di nuoto in acque libere che si è svolto a inizio ottobre nell’Area Marina Protetta Isola di Bergeggi in Liguria.
Come hai scelto il nuoto di fondo?
È stato quasi naturale. Premetto che fino a 9 anni ero molto bassa e facevo danza, ma mi ero stancata. Perciò mia madre mi ha iscritto in piscina a Empoli, sperando che potessi “allungarmi”. Il mio trainer, Giovanni Pistilli, allenava già degli atleti di fondo. Ero piccolina, abbastanza scarsa, ma nel 2012 sono passata dalla vasca al nuoto in acque libere e ho iniziato a vincere.
Ma in che modo si inizia il nuoto di fondo?
Si parte sempre dalla vasca per poi passare alle acque libere, per vedere se si è predisposti, con l’aiuto dell’allenatore che valuta le caratteristiche dell’atleta. Io, comunque, nuoto anche in vasca.
Cosa diresti a chi vuole praticare il nuoto di fondo?
Che questo sport ti dà il modo per spingerti al massimo e scoprire di cosa sei capace. Per preparare una maratona servono impegno, velocità, resistenza, concentrazione… E anche portare semplicemente a termine una competizione assicura una vera iniezione di autostima. Tempo fa, dopo aver tagliato il traguardo di una 10 km mi sono detta: “Wow, cosa riesco a fare!”.
A livello fisico e mentale, quali benefici trasmette?
Sotto il primo punto di vista, hai tutti quelli del nuoto in piscina. In più offre panorami che aiutano a liberare la mente. Quando gareggio in acque meravigliose, come quelle del Golfo Aranci in Sardegna o del Mar Rosso, mi ritrovo immersa in un magnifico scenario naturale fatto di pesci, razze… E in gara, nonostante l’adrenalina e la concentrazione, fra una bracciata e l’altra talvolta mi dico: “In che luogo stupendo sto nuotando!”.
Esistono differenze fra nuoto di fondo e in piscina?
Sono molto diversi. I chilometri in acque libere superano quelli in vasca, che arrivano fino a 1500 m. Infatti, come distanze si parte da 5 km per arrivare a 25 km, e questo porta a dover affrontare allenamenti più pesanti. Poi, le gare sono più lunghe e “lente”, sfide di resistenza, dove bisogna saper dosare le energie.
Altre peculiarità?
Non si è da soli in una corsia e questo trasforma il nuoto di fondo in uno sport di contatto, dove sotto l’acqua volano colpi “proibiti”. E poi c’è un percorso da seguire, bisogna sollevare la testa… Non è detto che il nuotatore bravo in vasca lo sia anche in acque libere: lo è Gregorio Paltrinieri, perché è un fuoriclasse. Ma non sono certo tutti bravi come lui…
Allora c’è contatto fisico come nella pallanuoto…
Sì, perché si parte tutti insieme ed è quasi inevitabile. Certo, le regole impongono che non si debbano danneggiare gli avversari con “trucchetti” come tirare i piedi o dare gomitate, ma sono situazioni che capitano spesso.
Altre difficoltà?
La temperatura dell’acqua: se è troppo bassa, cioè sotto i 17 °C, si può indossare la muta. Molti atleti, soprattutto quelli più “pesanti” ottengono un beneficio extra, perché la muta offre un galleggiamento migliore. Un altro spauracchio sono le onde, soprattutto quelle lunghe e fitte: il mio incubo sono le giornate ventose caratterizzate dal mare mosso perché in queste condizioni la gara diventa molto impegnativa, anche a livello muscolare.
Com’è stato nuotare nella Senna?
Non avevo mai gareggiato in un fiume, e riguardo le polemiche legate all’inquinamento, tutti noi eravamo sicuri che gli organizzatori non avrebbero mai messo a rischio la nostra salute. Infatti su 60 partecipanti solo uno o due hanno accusato problemi. In ogni caso, abbiamo assunto a scopo preventivo degli integratori, prima e dopo la gara. Della Senna ricordo soprattutto la forte corrente, che mi ha costretta ad aggrapparmi per non essere risucchiata…
Quale stile adotti?
In stile libero si percorrono tantissimi km, però durante l’ultimo anno abbiamo lavorato molto su quello “a delfino”, per incrementare la potenza delle braccia perché non amo lavorare in palestra. Una scelta che mi ha aiutata molto a nuotare contro corrente nella Senna.
Niente palestra, allora?
Mai fatta. Molti erano contrari a questa decisione, ma il lavoro in palestra non mi ha mai dato benefici, forse perché, devo essere sincera, ero molto svogliata e quando ho provato a integrarlo nel mio allenamento le cose sono andate male. Ma ti assicuro che mi alleno molto: faccio 10 sessioni di nuoto a settimana, con doppia seduta lunedi, martedì, giovedi e venerdì, dalle 7 alle 9 e mezzo e dalle 14 e 30 alle 17. La domenica mi riposo.
Non ti alleni in mare?
Raramente, solo nei periodi più caldi, quando talvolta partecipiamo ai collegiali (dei ritiri della Nazionale). A gennaio, per esempio, siamo stati a Sharm el-Sheikh (Egitto), ma ci alleniamo soprattutto in piscina, nelle vasche da 50 m. Di solito, però, i collegiali vengono organizzati in altura, per avere più fiato e migliorare le performance. Quest’anno ho partecipato a due a Livigno (Sondrio), e sono stati stra-impegnativi. Ma, alla fine, ottieni un enorme beneficio.
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