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“Io ieri mi sono nuovamente sentito offeso e la memoria di Giulia umiliata”. Sono le dure parole di Gino Cecchettin, che, su Facebook,commenta cosìl’udienza di ieri del processo per omicidio all’ex fidanzato della figlia, dove la difesa ha sostenuto che “Turetta non è Pablo Escobar e che bisogna essere cauti nell’applicare la pena dell’ergastolo”.
“La difesa di un imputato è un diritto inviolabile”, replica nel post Cecchettin, ma “credo sia importante mantenersi entro un limite che è dettato dal buon senso e dal rispetto umano”.
“Travalicare questo limite – aggiunge – rischia di aumentare il dolore dei familiari della vittima e di suscitare indignazione in chi assiste”.
La tesi della difesa di Turetta
Durante l’udienza i legali di Turetta, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, hanno contestato le aggravanti avanzate dai pm nei confronti del giovane e ha puntato il dito sulla “gogna mediatica” dell’imputato, che definisce “un ragazzino di 22 anni”. E hanno poi cercato di smontare la tesi della premeditazione: “Non vi è stata, era insicuro su tutto”. Secondo gli avvocati, Turetta avrebbe ucciso “in preda all’emotività”, senza essersi preparato un piano.“No” alle aggravanti della premeditazione, dello stalking e della crudeltà, è il messaggio finale dei legali, che insistono invece per far ottenere al giovane imputato le attenuanti generiche. La sentenza il prossimo 3 dicembre.
Le parole dei legali dopo lo sfogo di Cecchettin
“Come difensori siamo assolutamente certi di non aver travalicato in alcun modo i limiti della continenza espressiva e di non aver mancato di rispetto a nessuno. Abbiamo solo svolto il nostro dovere in uno Stato di diritto”, dicono gli avvocati Caruso e Cornaviera dopo le parole affidate ai social del papà di Giulia Cecchettin.