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Giorgio Pasotti sulla difesa di Meloni: “Io vengo da una famiglia di operai di sinistra. Troppa rabbia in questa campagna elettorale”

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“Sono nato in una famiglia di operai che hanno sempre votato a sinistra. Ho uno zio partigiano che ha combattuto per darci la possibilità di poterci esprimere. Ho fatto l’università a Pechino in una Cina comunista. E poi succede che faccio un’affermazione a difesa delle donne durante una conferenza stampa e di colpo divento un ‘fascio-comunista’, così mi hanno descritto su Twitter stamattina. Farebbe quasi ridere, se non fosse molto triste”. Giorgio Pasotti parla, lo fa con calma, sceglie le parole con cura.

“Bisogna farlo, qualsiasi cosa si dice in questi giorni prima del voto viene strumentalizzato”, spiega l’attore.

Parole a spostare voti come il vento sparpaglia foglie a caso. Laura Pausini che non canta Bella Ciao, Stefano Accorsi nello spot della Lega, ora Giorgio Pasotti. Lui anche è finito a destra, con FdI. “Fascio-comunista fa oltremodo ridere, è una razza che non conoscevo, dentro ci sono solo io”. Colpevole di aver notato un accanimento “poco galante se non addirittura barbaro”nei confronti di Giorgia Meloni. “Parlavo di violenza sulle donne, la prossima volta devo ricordarmi di fare una lista più lunga. Raggi, Boldrini, Liliana Segre. Continuerò a difenderle, comunque. Ma è una campagna elettorale che sta assumendo toni sempre più rabbiosi”, continua.

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“Questa rabbia che c’è tra i politici causa ulteriore rabbia. Ma fa anche peggio. Sta inquinando il clima di libertà di pensiero. I toni sono così accesi che si sta togliendo a chi dovrà poi scegliere, la possibilità di esprimere il proprio pensiero liberamente, serenamente”.

Giorgio Pasotti aveva parlato a margine della conferenza stampa di presentazione della seconda stagione di Mina Settembre, in onda dal 2 ottobre in prima serata su Rai1, fiction di cui è uno dei protagonisti. “È stato pesante vedere cosa è successo a Laura Pausini”.

La cantante non ha intonato Bella Ciao e il vento ha spinto a destra anche lei che non voleva esporsi. “È davvero un periodo in cui converrebbe pensare solo al proprio lavoro”, aggiunge Pasotti. Ed è proprio questa la cosa più grave. Non esiste un “proprio lavoro se non con un pensiero dietro”. 

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Ed è un male perché “mai come oggi dovrebbe diffondesse un senso di serietà, quello che ci aspetta è un voto molto importante”.

“Io volevo esattamente dire questo, quanto andare a votare sia indispensabile. Volevo lanciare un appello ai giovani perché si sta parlando del loro futuro, invece sento intorno così tanta voglia di astensionismo. Eppure poi succedono cosè come questa e allora penso che forse non si tratta solo indecisione, forse è anche voglia di uscire da tutta questa rabbia, di non farne parte”.

Ci sono artisti di sinistra, di destra. Ci sono foglie che non vogliono essere al vento. “Io continuo a sperare solo che l’arte continui ad essere libera”.

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